Il libro nero del buddismo

di Camillo Langone

Che fegato, Roberto Dal Bosco. Gettarsi anima e corpo contro il religioso più amato del mondo, ovviamente il Dalai Lama. E contro la religione più ammirata, ovviamente il buddismo. Ma come gli è venuto in mente di scrivere un libro intitolato “Contro il buddismo”? Ho fra le mani il primo libro italiano che osi una critica sistematica al mondo dei monaci arancioni. Il primo libro italiano e il secondo al mondo: l’altro è tedesco, “Der Schatten des Dalai Lama”, mai tradotto in Italia, disponibile in inglese però solo su internet e comunque circoscritto al lamaismo tibetano.

Mentre Dal Bosco, che a dispetto della giovane età (è nato a Vicenza nel 1978) dimostra un’erudizione grande quasi quanto l’Asia, con la sua analisi spazia dal Tibet al Giappone, dal Vietnam allo Sri Lanka, e racconta le malefatte dei vari buddismi nazionali. Avete letto bene: le malefatte. Talmente tante che il titolo di questo lavoro poteva essere “Il libro nero del buddismo”. La pulizia etnica scatenata dai cingalesi contro i tamil. La complicità morale nei confronti della bomba atomica indiana. L’attentato nella metropolitana di Tokio. Tutta roba fresca, mica decrepita come le Crociate che vengono ancora addebitate ai cristiani dopo quasi mille anni dagli avvenimenti (peraltro malcompresi). Il nirvana che gli ignari (per non dire ignoranti) buddisti occidentali credono condizione estatica, felicità senza dolore, viene riportato da Del Bosco alla radice etimologica che in sanscrito significa “estinzione”. Spesso e volentieri nel senso di “distruzione”.

I buddofili, che sulla rete si sono già avventati sullo studioso vicentino, farebbero meglio a non usare l’argomento già usato per assolvere il comunismo dai crimini di Stalin. Ve la ricordate? “L’idea era buona, purtroppo è stata realizzata male”. E invece la colpa risiede proprio nelle idee ovvero nei sacri testi. La violenza sovietica affondava le radici nel “Manifesto del partito comunista” così come quella buddistica trova origine nei libri studiati nei monasteri arancioni. Nel Kalachakra Tantra (il testo base del buddismo tibetano) si narrano le epiche gesta di un re che ucciderà tutti i nemici della causa buddista, elencati in modo molto circostanziato: prima i musulmani, poi i cristiani e gli ebrei. Oltre a una serie di dettagliate istruzioni per l’utilizzo erotico di donne non consenzienti (si consiglia perfino di ubriacarle: ma ci voleva l’antica saggezza orientale per escogitare un espediente così squallido?). Nell’Hevajra Tantra e nel Guhyasamaja Tantra (titoli impronunciabili, lo so, ma sono intraducibili) si insegna a praticare l’omicidio rituale. Nel Mahavansa, cronaca sacra del buddismo ceylonese, si dice che i miscredenti sono subumani, praticamente bestie, e quindi si possono uccidere senza alcuna preoccupazione morale (per intendersi: nessun pericolo di reincarnarsi in scarafaggi).

Con simili giustificazioni religiose o para-religiose non c’è da stupirsi che nel 2009, su una spiaggia dello Sri Lanka, le truppe dei cingalesi (buddisti) abbiano massacrato quel che rimaneva dei secessionisti tamil (induisti e cristiani) incitate da un inno composto in monastero: “Il sangha / è sempre pronto al fronte / se la razza è minacciata”. Dove “sangha” significa all’incirca “chiesa, clero buddista”. Furono 20.000 vittime civili gettate nelle fosse comuni e 300.000 profughi a cui venne addirittura impedito di ricevere l’assistenza della Croce Rossa, una tragedia che in Occidente non ha suscitato più di qualche trafiletto perché troppo difficile da raccontare a lettori arciconvinti della dolcezza programmatica di una religione equivocata. Adesso l’ignoranza non ha più scuse, chi vuole informarsi può farlo grazie a questo libro che svela “il lato oscuro dell’illuminazione”. Dal Bosco racconta la storia inquietante della prima bomba atomica indiana, chiamata “Il sorriso del Budda” e fatta esplodere il giorno della nascita del Risvegliato: come se una potenza occidentale facesse esplodere un ordigno nucleare il giorno di Natale, chiamandolo per giunta “Il sorriso di Gesù”. Racconta la sinistra vicenda di Shoko Asahara, il buddista stragista che in Giappone, nel ’95, uccise undici persone col gas nervino per concretizzare le parole dei sacri testi: costui era amico e finanziatore del Dalai Lama, che lo elogiò anche dopo il massacro. Eccoci quindi al tibetano più famoso del mondo, il monaco aranciovestito cui Dal Bosco dedica molti succosi capitoli descrivendone ambiguità e doppiezze, gli avvicinamenti di volta in volta al marxismo o alla Cia a seconda delle convenienze, e poi la giovanile venerazione per un demone himalaiano e il non giovanile assenso a una biografia fantasiosa che serve a nascondere le origini cinesi, quanto mai imbarazzanti per il capo di un popolo che ha nella Cina il peggior nemico. Abilissimo nelle pubbliche relazioni, l’erede di una sfilza di teocrati praticanti fino al secolo scorso lo schiavismo e la pedofilia (crimini per i quali non risulta aver chiesto perdono) ha confezionato un lamaismo per signore, un nichilismo sdolcinato che occulta di proposito gli aspetti più nettamente pagani e stregoneschi della religione tibetana. Secondo gli infatuati è un oceano di saggezza, secondo me, dopo aver letto “Contro il buddismo”, è solo una gran faccia di bonzo.

“CONTRO IL BUDDISMO” di Roberto Dal Bosco (Fede & Cultura)

186 pensieri su “Il libro nero del buddismo

  1. lidia

    Sentiamo cosa ha da dire Giovanni Paolo II sul buddismo:

    “Venerabili amici, rappresentanti del Buddismo e dello Shintoismo in Giappone, […] La Chiesa Cattolica esprime la sua stima per le vostre religioni e per i vostri alti valori spirituali, come la purezza, l’ascetismo, l’amore per la bellezza della natura, e la benevolenza e la compassione per tutto ciò che vive.” (http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1980/february/documents/hf_jp-ii_spe_19800220_giapponesi_it.html)

    diletto popolo di Corea.
    […[ I vostri antenati abbracciarono realtà spirituali così travolgenti, come il Confucianesimo e il Buddismo, riuscirono veramente a farle proprie, le approfondirono, le vissero, e poi le trasmisero agli altri. Wonhyo e Sosan, T’oege e Yulgok sono l’eloquente testimonianza di questo evento. (http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1984/may/documents/hf_jp-ii_spe_19840502_arrivo-corea_it.html)

    e cosa dice la “Nostra aetate”:

    Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l’aiuto venuto dall’alto. […]
    La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.

    Allora, va benissimo denunciare un certo buddismo radical-chic, e va bene, anzi è doveroso, denunciare i fondamentalismi religiosi. Naturalmente va benissimo dire che la verità è nella Chiesa cattolica.
    Ma io ci penserei due volte prima di scrivere un libro chiamato “contro il buddismo”.
    Se un buddista scrivesse un libro di nome “contro il cattolicesimo” mi incavolerei di brutto.
    Poi se il libro è contro i radical-chi che si convertono al buddismo scriva un libro “contro i finto buddisti” o “contro i radical chic”. Ma non contro il buddismo tout court, che, come il Papa (che grazie a Dio non è Langone) o il Concilio Vaticano II, dicono, è un cammino attraverso il quale alcune persone arrivano a Dio. E perciò merita rispetto.
    Sicuramente è stato spesso frainteso, ma questo è un problema OCCIDENTALE di una società decadente il cercare miti e leggende orientali pur di non accettare le verità cristiane.
    Scusate, ma a voi non darebbe fastidio un libro scritto da un cinese che si chiamasse “contro il cattolicesimo”?
    Io credo che Giovanni Paolo II si sarebbe talmente incavolato leggendo questo articolo….poi vedete voi, io preferisco i toni del Papa a quelli di Langone.
    Co ciò non dico che vada bene il buddismo, sia ben chiaro. Penso che l’unica verità sia nel cattolicesimo, pacifico.
    Dico però che il signor Langone i suoi toni deridenti li può usare su qualcos’altro, e non su una religione. E che cavolo.

      1. lidia

        Ok Admin, riformulo.
        “Il signor Langone può usare toni deridenti su una realtà spirituale travolgente (parole di GPII) nel blog di Costanza”. 🙂
        Scherzi a parte, io penso, come te, che abbia ovviamente tutto il diritto di farlo, e voi, e ci mancherebbe altro, di ospitarlo, se condividete ciò che dice (ma penso che fosse chiaro che non volevo censurare il signor Langone, né qui né altrove).
        Admin (tu, tu stesso 🙂 ), a te il titolo “contro il buddismo” e il tono di Langone piacciono? Non so affatto polemica, sono sincera. Io capisco lo scopo, ma il mezzo non mi piace…
        Cmq intanto buona notte, perché ormai è tardi 🙂

    1. Giuseppe

      e non su una religione.. tecnicamente il buddismo non è una religione: ogni chairimento è fornito dall’llora panzer-cardinal nell’intervista sulla fede rilasciata a Messori

      1. lidia

        certo, tecnicamente non lo è (anche se nel buddismo Mahayana una certa forma di religiosità si trova). Però – come lo definisce GPII – è una realtà spirituale. Che sia travolgente lo dice il Papa, io non saprei se definirla così. Indubbiamente è il cammino spirituale di molte persone. e non so se sia bello scrivere un libro “contro”.

    2. lidia

      Non dico che le cose scritte nel libro non debbano essere scritte. penso anche io che il buddismo sia tragicamente equivocato nella nostra società.
      Ma io il libro l’avrei chiamato “contro il fondamentalismo buddista”, “contro il terrorismo di matrice buddista”, o “lati controversi del buddismo”… Ma non “contro il buddismo” tout court. Mi sembra una mancanza di rispetto tale….
      Boh, sarà che sono troppo sensibile io…non so.
      Ma…ma…a voi non fa quest’impressione? Secondo voi il tono dell’articolo (del libro non so) è condivisibile?
      La mia prima reazione è stata di pensare “oh no, questo sta fuori proprio”. Poi ho pensato “vabbè…lui in realtà pensa che bisogna denunciare gli equivoci sul buddismo”….e poi Langone recensisce solo un libro…etc etc. e tutti i distinguo del caso.
      Ciononostante la mia prima reazione di irritazione profonda rimane.
      A voi invece piace questo articolo?
      Io continuo ad essere combattuta fra l’adesione ad uno degli scopi dell’articolo e del libro (il denunciare gli equivoci che sorgono attorno al buddismo) e la ripulsa del tono. Non mi piace molto il tono di chi dice ” e ora signori tutta la verità sulle nefandezze della religione X, Y e Z”: Non dico che allora non bisogna dirlo ma… boh…fosse una setta di pazzi tipo il pastafarianesimo capirei ma…
      ok, basta, ho scritto più dell’articolo stesso, e anche senza molto senso, temo…

      1. @ Lidia.
        Io penso che si debba maneggiare con cautela il magistero prima di contrapporlo a un libro che nessuno di noi ha letto, tanto meno credo che qualcuno possa parlare in vece di Giovanni Paolo II e dire come avrebbe reagito, anche perché non mi pare che l’autore del libro abbia detto di voler rappresentare la posizione cattolica sul buddismo. Se ho capito bene, la tesi del libro è che nei testi sacri del buddismo trovano legittimazione pratiche e azioni immorali. Semmai va affrontata questa tesi, ma indignarsi per il titolo del libro è un atteggiamento che ci può portare a formulare giudizi troppo precipitosi (altrimenti per assurdo dovremmo scagliarci, che so, anche contro il Contra Faustum Manichaeum di sant’Agostino o la Summa contra Gentiles di san Tommaso…).
        Giovanni Paolo II poi ha anche dato un giudizio piuttosto secco sul buddismo nell’intervista con Messori, affermando che le soteriologie del buddismo e del cristianesimo, al netto degli occasionali punti di convergenza, sono tra di loro in rapporto di sostanziale contrarietà. Certo, non è magistero ma è comunque un giudizio autorevole (che causò al tempo diverse polemiche). Non ci si salva “attraverso” il buddismo, ma attraverso i semi del Verbo presenti in esso, dunque sempre attraverso Cristo. Certo, in ogni religione – in proporzioni differenti – c’è un elemento buono, di apertura verso la Rivelazione, che va mantenuto, e un elemento malvagio, diabolico, che ostacola il cammino dell’uomo verso la verità piena, che va combattuto (questo lo scriveva anche un teologo come Jean Daniélou, non certo noto per la sua ottusa intransigenza). Il buddismo non fa eccezione: meritano rispetto i fedeli in stato di “ignoranza invincibile”, dunque in buona fede, e gli elementi di verità presenti, non l’errore.
        Poi, per carità, sui toni possiamo discutere finché si vuole, purché si ricordi che la modulazione del tono non cambia la melodia, però in fin dei conti si tratta di sensibilità soggettive e per esperienza so che queste discussioni raramente portano a qualcosa di edificante. Personalmente credo poi che i toni forti siano una reazione vivace ma anche comprensibile dopo anni ed anni in cui ha imperversato quella che il futuro Benedetto XVI ha chiamato “ideologia del dialogo”, che del dialogo ha fatto un fine, un valore assoluto, e non un mezzo, la condizione dell’annuncio. Vale a dire un idolo. Per cui quando i proclami sdolcinati si scontrano con la realtà ecco allora la reazione forse scomposta ma certo più sana dell’illusione che l’ha provocata. Prima di stigmatizzare la reazione – questa è la mia convinzione personale – forse allora occorrerebbe interrogarsi seriamente e criticamente sulla deviazione idolatrica che l’ha preceduta.
        Bisogna poi anche accettare in questo campo una legittima pluralità di opinioni, a seconda che ci si soffermi con più insistenza sugli aspetti positivi o su quelli negativi. Fino a prova contraria però in nessun punto del Catechismo è scritto che “parlar bene” del buddismo sia condizione “sine qua non” per dirsi buoni cattolici, tanto è vero che abbiamo autori eccelsi che hanno mantenuto sul tema posizioni contrastanti: per un Chesterton molto duro verso il buddismo abbiamo avuto un de Lubac o un Guardini che invece hanno ne evidenziato gli aspetti positivi. L’insegnamento della Chiesa correttamente poi “media” tra questi due poli e “dosa” sia la pars construens che la pars destruens (et-et). Dal canto mio ricordo che la persecuzione dei cattolici in Giappone è stata una delle più lunghe, feroci e persistenti della storia, come testimonia F. Monsterleet nel suo “Storia della Chiesa in Giappone”. Questo qualcosa vorrà dire ed è giusto ricordarlo dopo anni di facili slogan ecumenici. Non certo per imitare certa tendenza protestante che nelle religioni non cristiane ha visto solo orrore demoniaco, ma perché lo esige l’atteggiamento realistico che deve contraddistinguere il cattolico, consapevole che l’annuncio evangelico suscita anche l’opposizione e la resistenza del male.

        1. Alessandro

          Sottoscrivo quanto dice Andreas.

          Il giudizio di Giovanni Paolo II sul buddismo espresso in “Varcare la soglia della speranza” è questo:

          “Le soteriologie del buddismo e del cristianesimo sono, per così dire, contrarie… Sia la tradizione buddista sia i metodi da essa derivanti conoscono quasi esclusivamente una soteriologia negativa. L’ “illuminazione” sperimentata da Budda si riduce alla convinzione che il mondo è cattivo, che è fonte di male e di sofferenza per l’uomo. Per liberarsi da questo male bisogna liberarsi dal mondo; bisogna spezzare i legami che ci uniscono con la realtà esterna: dunque, i legami esistenti nella nostra costituzione umana, nella nostra psiche e nel nostro corpo. Più ci liberiamo da tali legami, più ci rendiamo indifferenti a quanto è nel mondo, e più ci liberiamo dalla sofferenza, cioè dal male che proviene dal mondo.
          Ci avviciniamo a Dio in questo modo? Nell’ “illuminazione” trasmessa da Budda non si parla di ciò. Il buddismo è in misura rilevante un sistema “ateo”. Non ci liberiamo dal male attraverso il bene, che proviene da Dio; ce ne liberiamo soltanto mediante il distacco dal mondo, che è cattivo. La pienezza di tale distacco non è l’unione con Dio, ma il cosiddetto nirvana, ovvero uno stato di perfetta indifferenza nei riguardi del mondo.

          La mistica cristiana di ogni tempo […] non nasce da un’ “illuminazione” puramente negativa […] ma dalla Rivelazione del Dio vivente […] La verità su Dio Creatore del mondo e su Cristo suo Redentore è una forza potente che ispira un atteggiamento positivo verso la creazione e una costante spinta a impegnarsi nella sua trasformazione e nel suo perfezionamento.
          Il Concilio Vaticano II ha ampiamente confermato questa verità: l’indulgere a un atteggiamento negativo verso il mondo, nella convinzione che per l’uomo esso sia solo fonte di sofferenza e che perciò da esso ci si debba distaccare, non è negativo soltanto perché unilaterale, ma anche perché fondamentalmente contrario allo sviluppo dell’uomo e allo sviluppo del mondo, che il Creatore ha donato e affidato come compito all’uomo […] Per il cristianesimo non ha senso parlare del mondo come di un male “radicale”, poiché all’inizio del suo cammino si trova Dio creatore che ama la Propria creatura.

          Non è perciò fuori luogo mettere sull’avviso quei cristiani che con entusiasmo si aprono a certe proposte provenienti dalle tradizioni religiose dell’Estremo Oriente, in materia, per esempio, di tecniche di meditazione e di ascesi. In alcuni ambienti sono diventate una specie di moda, che viene accettata in maniera piuttosto acritica.”
          (pp. 95-99)

          1. Perché “verità”?
            “La verità su Dio Creatore del mondo e su Cristo suo Redentore è una forza potente che ispira un atteggiamento positivo verso la creazione e una costante spinta a impegnarsi nella sua trasformazione e nel suo perfezionamento.
            Il Concilio Vaticano II ha ampiamente confermato questa verità”
            Come si fa a “confermare una “verità” che è solo credenza in questa “verità”?
            Uno potrà, magari, confermare la propria credenza e sentire dentro di sé potenza di essa(La Cresima non è questo?) “confermazione”?

      2. Sono d’accordo con te, è solo un articolo da sbruffone (fa sempre lo sbruffone e il ganzo, Langone, sente questo bisogno per poter giustificare il suo essere) come lo sono anche tanti articoli contro il cattolicesimo, il che non è una buona ragione per fare uguale.

    3. ele86

      Ho un cognato che pratica il buddismo e credo che metà di queste cose non le sappia. Cmq il buddismo non si può considerare una religione perché non c’è nessun rapporto con nessun Dio quindi non può essere considerato una religione. Il più delle volte si affianca a una filosofia di vita che mi lascia spesso perplessa soprattutto nei confronti del rapporto con i bambini e le donne.

  2. Giuseppe

    In attesa di lggero, basta sempre il buon GK Chesterton (a mamoria, credo da Ortodossia): la differenza tra il cristainesino e le religioni orientali è visibile nelle staue. Quelle cristiane hanno tutte ,anche quando rappresentano la più acuta sofferenza, gli occhi aperti sul mondo, quelle del Buddha, sempre gli occhi chiusi a guardarsi dentro…. o forse il proprio ombellico (piccola licenza dello scrivente)

  3. Boh… mi si perdoni, ma non mi sembra un post di grande utilità… smascherare le malefatte di un’altra religione (o filosofia, come qualcuno definisce il buddismo) non mi aiuta di certo a vivere meglio la mia…

  4. Sebastiano

    Quanto buonismo in alcune risposte.
    Peccato che il buonismo sia cosa ben diversa dalla bontà.
    In fondo, [provare ad] aprire gli occhi alla gente, e portarli a Gesù val bene il rischio di essere accusati di “cattiveria”.
    Riguardo al titolo “contro il buddismo”, sarà un ottimo banco di prova per i buddofili locali, per capire quanto praticano la tolleranza, ed è ben più efficace di ogni sdolcinata alterativa proposta.
    Un gran bel post per mettere una sacrosanta pulce nell’orecchio di chi è infatuato del buddismo e del Dalai Lama, e magari lo contrappone al “sanguinario” cristianesimo.
    Un ottimo antidoto, come direbbe il buon Rino Cammilleri.

  5. Per non parlare dei Tugs, gli strangolatori, di cui anche Salgari nei suoi documentatissimi libri, che pare fossero, in realtà, non perfidi induisti, ma una setta segreta buddista!!!

  6. Torno fresco da uno studio ed esame sulle religioni comparate ovvero storia delle religioni.
    Devo dire che Buddhismo, Induismo, Islamismo e etc mi hanno molto colpito per le varie correnti create con l’andar del tempo.
    Come nel Cristianesimo anche nelle altre religioni ci sono stati degli scimmi più o meno ortodossi e che più o meno mantenevano il fulcro principale del fondatore.

    Tolti i fatti di cronaca recenti che il sig. Langone offre, quello che mi ha colpito di più è la legge del karma… un’idea del tutto anomala.

    Ciò non toglie che dall’induismo è venuto fuori Gandhi e, sono certo, ci sono modelli di santità anche nel buddhismo odierno, fermo restando che ormai tutto è secolarizzato

    1. Sara

      Esattamente quello che volevo dire io: la Verità non ammette mezze misure, neanche quando sembra, e sottolineo sembra, scomoda!

  7. Alessandro

    Nel ’97 Ratzinger definì la moda occidentale di scimmiottare il buddismo come un caso di “autoerotismo spirituale”:

    “- A proposito delle altre religioni, aveva suscitato polemica quella sua definizione del buddhismo come “autoerotismo spirituale”.

    «Non ero stato capito bene. Quel giudizio non vale certo per il buddhismo come grande fenomeno della storia religiosa, con grandi intuizioni e una visione molto ricca, che ha educato tanta gente… ma piuttosto parlavo del suo uso consumistico, di un certo “mercato” che falsifica le grandi religioni adattandole al gusto e alle mode del moderno mondo occidentale».”

    http://www.stpauls.it/fc97/1797fc/1797fc78.htm

  8. Costanza Miriano

    Andreas dottore della Chiesa! Alessandro prefetto della Congregazione per la dottrina della fede!

    1. Roberto

      Approvo, approvo! 😀

      A me questi post entusiasmano come un bambino la mattina di Natale…

      Tanto di cappello al coraggioso omonimo Del Bosco: lo ricorderò nelle preghiere, perché se appena appena avrà un pochino di successo (ma anche se no) verrà massacrato mediaticamente a destra e a manca e nessuno o quasi muoverà un ditino per difenderlo – tranne il Langone di turno, ma si sa bene che essere difesi da Langone per molti è un’aggravante.
      Ah, e certo: gli attacchi più feroci gli verranno ‘ad intra’, non certo ‘ad extra’.

      Mi è venuto in mente Messori sul buddismo! (fonte, Bussola).

      http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-tibet-826.htm

      “Con tutto il rispetto per il Dalai Lama, persona del tutto rispettabile, si dimentica che il Tibet era una chiusa e durissima teocrazia dove il capo religioso, appunto il Dalai Lama, era anche il capo dello Stato, un capo assoluto senza neanche una parvenza di democrazia.

      È davvero strano ed è un’altra contraddizione clamorosa, che quegli stessi sempre pronti ad alzare la voce contro il clericalismo cattolico, quelli che ricordano tra orrore e ironia il tempo del Papa Re, del potere temporale dei pontefici, sono gli stessi che dimenticano come quella tibetana era la più soffocante delle dittature monastiche.

      Quando arrivarono i cinesi, i monasteri sull’altipiano dell’Himalaya erano oltre 4 mila. Alcuni monasteri avevano anche 10 mila monaci. Il capo assoluto era il Dalai Lama. Mentre i Lama a capo dei monasteri più importanti, gli equivalenti dei nostri abati medievali, erano i feudatari che possedevano tutte le terre ed erano padroni non solo del lavoro, ma della vita e della morte dei contadini. Ai Lama faceva capo anche il cosiddetto sistema finanziario, cioè le banche erano i monasteri. Solo i monasteri possedevano ogni ricchezza che tra l’altro non veniva utilizzata per alcuna opera di carità.

      Per secoli poi quel terribile stato teocratico impose che ogni famiglia inviasse almeno un figlio a un monastero al compimento degli 8 anni. E la condizione monastica era desiderabile perché i laici non solo erano al servizio degli onnipotenti religiosi, ma erano considerati tibetani inferiori in questa vita e destinati poi nell’altra a proseguire nel ciclo disperante della reincarnazione.

      In fondo in questi monasteri si perseguiva un fine del tutto egoistico, cioè attraverso le preghiere e le tecniche ascetiche si cercava di raggiungere la pace del nirvana per evitare le reincarnazioni. Mentre nei monasteri cristiani si prega per tutti e attraverso la comunione dei santi si esercita il più alto dei servizi sociali, niente di tutto questo avviene nei monasteri buddisti tibetani.”

    2. Urca, addirittura! 😉 Troppo buona ma grazie di cuore! 🙂 A dire il vero mi accontenterei anche della postulazione della causa “Gustave Thibon Dottore della Chiesa” (Doctor Aphoristicus). Giuro che pagherei di tasca mia! 😀

  9. Un breve passaggio (per rompere il silenzio che avevo preso come impegno…non vi preoccupate..non vi sommergo di post ..) per salutare i simpaticissimi amici del blog 🙂 ..sempre interessanti i post.

    Avrei avuto qualcosa da dire sul milioni di firme ma credo di aver gia espresso la mia idea sull’argomento. Sul buddismo volevo confrontarmi con una cara amica buddista per conoscere un suo parere sull’argomento e su questo post (e anche sul libro).

    Mi riconoscerei personalmente in alcuni giudizi :

    Stefano Manfrin
    28 maggio 2012 alle 07:43
    Boh… mi si perdoni, ma non mi sembra un post di grande utilità… smascherare le malefatte di un’altra religione (o filosofia, come qualcuno definisce il buddismo) non mi aiuta di certo a vivere meglio la mia…

    Stefano Di Fazio
    Tolti i fatti di cronaca recenti che il sig. Langone offre, quello che mi ha colpito di più è la legge del karma… un’idea del tutto anomala.
    Ciò non toglie che dall’induismo è venuto fuori Gandhi e, sono certo, ci sono modelli di santità anche nel buddhismo odierno, fermo restando che ormai tutto è secolarizzato

    Lidia
    Ma io il libro l’avrei chiamato “contro il fondamentalismo buddista”, “contro il terrorismo di matrice buddista”, o “lati controversi del buddismo”… Ma non “contro il buddismo” tout court. Mi sembra una mancanza di rispetto tale….
    Sicuramente è stato spesso frainteso, ma questo è un problema OCCIDENTALE di una società decadente il cercare miti e leggende orientali pur di non accettare le verità cristiane.
    Scusate, ma a voi non darebbe fastidio un libro scritto da un cinese che si chiamasse “contro il cattolicesimo”?

    1. vale

      non so se ci sono cinesi. ma esistono persino case editrici(senza contare quelle protestanti) che ne han fatto una ragione sociale:
      Axteismo Press l’Agenzia degli Axtei, Atei e Laici

  10. Alessandro

    Agli ammiratori del Dalai Lama italiani è forse opportuno ricordare cosa pensa il loro beniamino su matrimonio e omosessualità:

    “Troppe persone in Occidente hanno rinunciato al matrimonio. Non si rendono conto che si tratta di sviluppare reciproca ammirazione, profondo rispetto, fiducia, e consapevolezza dei bisogni di un altro essere umano. Le relazioni che vanno e vengono con facilità rendono più liberi ma meno appagati”.

    Sulle coppie omosessuali:

    “Il mio è un no assoluto. Senza sfumature. Una coppia gay mi è venuta a trovare, cercando il mio appoggio e la mia benedizione. Ho dovuto spiegar loro i nostri insegnamenti. Una donna mi ha presentato un’altra donna come sua moglie: sconcertante”.

    Sulla sessualità slegata dalla procreazione:

    “E’ sconcertante anche l’uso di certe pratiche sessuali fra marito e moglie. Usare gli altri due buchi è sbagliato. Un amico occidentale mi ha chiesto che male possa mai venire da due adulti consenzienti che fanno sesso orale, se a loro piace. Ma lo scopo del sesso è la riproduzione, secondo il buddhismo. Gli altri buchi non creano vita. Non posso condonare questo genere di pratiche”.

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2006/04/07/parla-il-papa-no-e-il-dalai-lama/

    1. Notare che in questo caso i “professionisti dell’antiomofobia” non hanno strepitato molto, vista e considerata anche la forma piuttosto rozza delle affermazioni del Dalai Lama. Basta fare una ricerca su google usando come parole chiave “Dalai Lama” e “omofobo” (anche in inglese). Non escono molti collegamenti e i toni in ogni caso i commenti (in genere di anonimi utenti) si mantengono tutto sommato rispettosi.
      Bene, chissà perché la stessa ricerca per parole chiave ma col nome di Benedetto XVI produce una sfilza di link, articoli e siti coi toni esagitati e virulenti che ben conosciamo. È solo un caso, naturalmente: l’anticattolicesimo viscerale non c’entra nulla. Anzi, è sicuramente colpa dei toni notoriamente “urlati” cui, com’è noto, è solito ricorrere ogni tre per due Benedetto XVI… Già, già.

      1. Errata corrige: Non escono molti collegamenti e in ogni caso i toni dei commenti (in genere di anonimi utenti) si mantengono tutto sommato rispettosi.

  11. 61Angeloextralarge

    Ieri ho partecipato ad un incontro di preghiera e formazione. Il relatore ha parlato anche del budismo. Non ha voluto assolutamente esaltarne le qualità, ma ha detto che il buddismo, per chi è nato buddista, è anche una “fatica” fatta di disciplina seria. Questo per sottolineare che molti personaggi, anche famosi, sono diventati buddisti, ma senza una conoscenza profonda del buddismo, prendendo da esso solo quello che a loro piace. A me questa considerazione ha fatto venire in mente i tanti cristiani che fanno la stessa cosa e i tanti che in ogni caso si fanno una religione su misura: questo sì… questo no…

  12. Alessandro

    Masterbee (convertito al cattolicesimo):

    «La conversione mi ha mostrato l’impossibilità delle altre religioni di essere salvifiche, anche quando contengono i semi di Dio, come riconosce il Concilio con la Nostra Aetate. Se è pur vero che nel mondo tutto è in relazione, l’intervento di Cristo modifica la realtà e ciò pone un limite alla meditazione del profondo. Essa conduce all’autotrascendenza, fenomeno umano e non divino, e il cristiano può servirsene, ma deve trascendere il metodo con la fede e nessuna tecnica può aiutarlo, perché la salvezza giunge a lui dall’intervento salvifico della Grazia che Gesù Cristo porta nella storia umana e personale».

    Del passato resta il bisogno di un confronto, perché «nessuno è fuori dal disegno salvifico di Dio».

    Né il buddista che «non crede in un dio personale», né l’induista «che crede in un dio, seppur mitico». Il New age, invece, è «un pericolo» e lo yoga «può portare alla soggettività, base psicologica del relativismo». La risposta alle filosofie orientali «protese oltre l’ego» è una sola, la preghiera del profondo e «la resa incondizionata dell’ego a Cristo».

    http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=126070

  13. Alessandro

    Fatte le debite precisazioni sul valore delle religioni (cfr. Nostra Aetate), rimane vero quello che ricorda il card. Biffi:

    “”Predicate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). È l’estremo comando che ci ha lasciato il Risorto.

    Dalla fede scaturisce l’annuncio. Chi crede sul serio non può non darsi da fare perché anche gli altri credano. Chi è stato davvero evangelizzato diviene per forza di cose evangelizzatore. Nessuno osi distoglierci dall’ attenere a questo nostro dovere primario. Sarebbe come impedirci di essere quello che siamo; e costituirebbe un grave e intollerabile attentato alla nostra identità di cristiani cattolici.

    Gesù ci ha detto: “Andate in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo”. Non ci ha detto: “Andate a dialogare.”

    Spero di non essere frainteso. Non ce l’ha detto, non perché il dialogo sia una cosa riprovevole o inutile, al contrario: non ce l’ha detto perché il dialogo con tutti è una cosa tanto ovvia e inevitabile da poter essere tranquillamente sottintesa.

    Ma ho scelto positivamente di sottintenderla perché l’impegno dell’annuncio, espresso in modo esplicito, risaltasse nella sua primarietà senza possibili malintesi o confusioni.

    Gesù ci ha detto: “Predicate il Vangelo a ogni creatura”. Non ci ha detto: “Predicate il Vangelo a ogni creatura tranne gli ebrei, i musulmani e il Dalai Lama”.

    Nessun timore di esser accusati di proselitismo può raggelare il nostro slancio apostolico. Il proselitismo consiste nel non rispettare la libera autonomia delle persone, costringendole con la violenza o l’astuzia o le pressioni psicologiche; e noi fermamente lo riproviamo.

    Noi dobbiamo e vogliamo contare soltanto sul fascino naturale che la verità di Cristo possiede quando è presentata con intelligenza e integralmente, ed è testimoniata dalla carità. Ma soprattutto contiamo sulla grazia illuminante dello Spirito Santo, che è capace di vincere ogni “sclerocardia”. ”

    (26 aprile 2003)

    http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=print&sid=276

  14. non so… sarò limitata ma quasi tutto quello che giunge da oriente, da estremo oriente, per intenderci, mi sa di paccottiglia: dalla filosofia zen al buddismo, dalle cinfrusaglie cinesi che ingombrano i mercati allo yoga. Per cui accolgo bene un libro che spiattella il rovescio della medaglia-patacca buddista. Per non parlare del Dalai Lama, che non mi è mai piaciuto. Non ho le basi filosofiche o teologiche per dirne il motivo, ma ho conosciuto persone che si sono convertite al buddismo, o meglio che hanno trovato nel buddismo un modo di essere perchè semplicemente già prima non erano niente e una qualunque ideologia purchè modaiola li avrebbe catturati. Il vuoto pneumatico è stato riempito da baggianate sul karma e sul nirvana. Sinceramente gli occidentali che fino a ieri si sono impregnati di brodaglie pubblicitarie, letture pseudo-spirituali, cibo biologico senza glutine e oggi mi decantano i valori morali della sospensione dal mondo per evitare le sofferenze mi fanno una gran pena. Posso capire uno che in oriente ci è nato: devi andare fino in fondo alle tue tradizioni per afferrare un pezzetto di verità (in ogni religione c’è un piccolo barlume di vero, almeno la ricerca sincera di un senso) , ma nascere in occidente, dove girandoti a destra e sinistra c’è qualcosa che richiami sempre alla cultura (non dico religione) cristiana, e invece che approfondire e farti domande su quella, andare a pescare in un mare che non ti appartiene lo trovo non solo penoso, ma proprio sintomo di ignoranza.

    1. Che il Dalai lama non stia simpatico non vuol dire nulla!
      Che il buddismo tibetano si una religione sanguinaria è una cazzata. Nello Shry Lanka c’è stata una sanguinosa guerra di secessione, non paragonabile, per esempio, come stragi,
      alla guerra di secessione americana.
      Quanto all’ignoranza di chi si interessa di buddismo non è certo maggiore della media cristiana.

      1. al solito capisci solo quello che ti pare a te! ho detto che il Dalai Lama non mi piace, il che non vuol dire che significhi qualche cosa. Ho detto pure che del buddismo come di altre, molte cose che vengono dall’oriente non mi frega niente e non ne sento la mancanza. Il che è assolutamente personale, ciascuno si interessi di quel che gli pare e piace. Io se devo scegliere come impiegare il mio tempo non vado ad approfondire la filosofia buddista. E parlo sempre per me. Però abbi pazienza: è abbastanza evidente che chi, occidentale, si interessa al buddismo e si veste di arancione andando dietro a quella filosofia non sa niente di niente della cultura in cui è nato. Rimango sempre piuttosto sconvolta dal fatto che si allarga a macchia d’olio la quantità di persone che davanti ad un’opera d’arte figurativa, sia cristiana che pagana, non sappia minimamente cosa raffiguri. Ci sono persone che non sanno leggere la volta della Sistina ma hanno letto su Wikipedia la vita di Buddha e vogliono approfondire….

      2. vale

        La Storia di Fra’ Orazio della Penna
        Brevi note sulla vita di padre Francesco Orazio Olivieri della Penna (1680-1745),
        missionario Cappuccino e Prefetto della Missione in Tibet (http://www.montefeltro.net/pennabilli/tibet.htm
        (riassuntino….)

        Padre Francesco Orazio nasce a Pennabilli nel 1680
        Durante il suo periodo di noviziato la Sacra Congregazione di Propaganda Fide decreta lo stabilimento di una missione nel Tibet. Il decreto infatti estendeva la nuova missione “..in direzione delle sorgenti del Gange verso il regno del Tibet..”. I primi missionari partono nel 1704 e dopo inenarrabili fatiche giungono a Lhasa il 12 giugno 1707.
        Il 1 ottobre 1716 i padri sono di nuovo a Lhasa, dove incontrano il pistoiese padre Ippolito Desideri, un gesuita arrivato qualche mese prima. Riprendono l’opera di evangelizzazione e di pratica medica, ed il prefetto ricevuto dal Reggente Lha-bzan Khan gli spiega chiaramente il motivo della loro missione. Il reggente, comprensivo ed interessato, li invita prima di tutto a perfezionarsi nella lingua. A tale scopo il Padre Orazio della Penna ed il gesuita padre Ippolito Desideri si stabiliscono nel grande monastero-università di Sera. Un Lama istruito viene loro assegnato come maestro. Qui i due padri possono apprendere la lingua colta, discutere liberamente con gli altri monaci ed avere libero accesso all’importante biblioteca del monastero. La Messa viene celebrata all’interno del monastero ed il resto della giornata è impiegato in studio e discussioni. I due preti cattolici vivono a stretto contatto con monaci di un’altra religione dividendo lo stesso cibo e la stessa vita monastica. Un raro esempio di adattamento…
        …al monastero di Sera che padre Orazio incomincia la compilazione di un dizionario Tibetano-Italiano, fatto direttamente sui testi tibetani e quindi riferentesi alla lingua letteraria. Nel 1732 il dizionario consiste di circa 33000 vocaboli. Passata la bufera dell’invasione dzungara (1717-1720) i padri sono ben conosciuti a Lhasa. Il “Lama testa bianca”, così era chiamato il Padre Orazio, si è molto perfezionato nella lingua tibetana sia scritta che parlata, è in buoni rapporti con il Dalai Lama e K’an-c’en-nas il nuovo reggente. L’altro Cappuccino, Padre Giovacchino da S.Anatolia, esercita con successo e gratuitamente l’arte medica. Il popolo li conosce e li rispetta; tutti i documenti fanno gli elogi dei due missionari: “… non hanno compiuto alcuna specie di azione cattiva neppure quanto la radice di un capello” … “Voi che siete venuti da molto lontano con la mentalità che non è rivolta a cibo, guadagno, fama, donne e sostentamento siete riusciti di grande utilità a molte creature…”. Per circa dieci anni i due padri rimangono soli a Lhasa e con il credito di cui disponevano ottengono speciali concessioni per uno straniero; come il permesso per acquistare un terreno dal governo ad un prezzo simbolico per erigervi il convento e la chiesetta (1725). E’ questo un periodo prolifico per importanti opere letterarie di Padre Orazio. Traduce il Lam-rim-c’en-mo (Le tre grandi vie che conducono alla perfezione) di Tson-k’a-pa, la Vita del Buddha, Il libro tibetano dei morti, ed altre importanti opere. La guerra civile del 1727-28 non porta serio danno alla missione…P’o-lha-nas, il nuovo reggente, conosce il Padre Orazio da vari anni e conferma i privilegi della missione. I cappuccini continuano a frequentare la corte e la loro attività missionaria limitata praticamente agli stranieri non da fastidio a nessuno. Ma a Roma sembrava si fossero dimenticati di loro e Orazio, che comincia ad avere problemi di salute, decide di scendere in Nepal e di qui, si risolve di tornare a Roma, dove giunge nel 1736, per chiedere aiuto. A Roma riesce ad ottenere l’interessamento del Card. Belluga, un prelato spagnolo che lo aiuta a riorganizzare la missione su basi finanziariamente solide…
        Nell’ottobre 1738 la nuova spedizione lascia l’Italia per giungere in India nel settembre del 1739.

        e qui viene il bello,si fa per dire…

        Viene recuperato l’ospizio e nel mese di settembre vengono ricevuti prima dal reggente e pochi giorni dopo al Potala dal settimo Dalai Lama. Entrambi concedono un documento con cui si garantisce ai missionari la libertà di culto e proselitismo. La missione, disponendo di uomini e mezzi come non ne aveva mai avuti fino allora, svolge nei mesi seguenti un’intensa attività di propaganda scritta e orale. Padre Orazio scrive e stampa lettere ed opuscoli di confutazione della religione tibetana, traduce la Dottrina Cristiana ed altre opere a carattere religioso. Vengono convertiti una ventina di tibetani tra uomini e donne. Ma la nuova comunità cristiana urta subito contro un ostacolo forse non previsto dai missionari: la inestricabile connessione tra vita civile e religiosa che esiste nel Tibet. E quando i nuovi convertiti tibetani si rifiutano di accettare la benedizione del Dalai Lama e di partecipare alle preghiere lamaiste a cui erano obbligati a titolo di corvée dovuta allo stato (‘u-lag), la questione assume un aspetto politico ed intervengono i tribunali. Dopo un lungo processo il 22 maggio 1742 cinque cristiani tra uomini e donne sono fustigati sulla pubblica piazza. Il colpo è durissimo e segna l’inizio della fine..
        Si fa subito il vuoto attorno ai missionari. Grazie all’abilità diplomatica, ed all’ascendente personale, Padre Orazio riesce a ricucire i rapporti con la corte e ad essere ancora ricevuto in udienza sia dal reggente che dal Dalai Lama, ma ormai è chiaro che la missione non ha futuro e il 20 aprile 1745 gli ultimi missionari lasciano la capitale alla volta del Nepal. Subito dopo l’uscita dei missionari il convento viene distrutto dalla folla eccitata. Si salva soltanto la campana che viene trasportata nel Jo-bo-k’an, dove tuttora è appesa. Orazio arrivato quasi moribondo in Nepal sembra prima riprendersi, poi alla notizia della distruzione della Chiesa di Lhasa muore di scoramento a Patan il 20 luglio 1745 all’età di 65 anni, dei quali 33 dedicati alla missione tibetana.

        1. FilippoMaria

          … e cinque anni fa un mio confratello cappuccino riprende il calco della suddetta campana e ne fa fare due copie: una è conservata nel nostro archivio storico, l’altra proprio a Pennabilli. Quella di Pennabilli è venuto ad inaugurarla, indovinate chi? Il Dalai Lama, ovviamente!

          1. vale

            tra l’altro ,questa bella storia l’ho scoperta andando sabato al teatro di Pennabilli dove a lato sorge la casa natia-con tanto di targa -dell’Oliviero. La brutta è che la moglie di tonino Guerra ,quando mi ha visto-chiedevo delle indicazioni per la serata dedicata a tonino,appunto- ha detto che bello.ma si riferiva al guzzone california con il quale ero arrivato….

              1. vale

                week end al mare.marito di mia cugina poeta.quindi invito a pennabilli.(la moto la tengo da quelle parti per i week)

    2. klarenorway

      Non ho capito cosa centra il cibo biologico senza glutine: io sono celiaca e si tratta di una patologia seria, che se non trattata può portare al cancro, non di una “moda”..

      1. che borsa dover sempre giustificare tutto quello che si dice o si scrive!
        mica parlo di chi ha la celiachia, che so benissimo essere un serio problema di salute se non curato adeguatamente! io parlo di quei fissati che di ogni tendenza alimentare fanno uno stile di vita per diagnosi fai da te. E’ chiaro adesso?

      1. vale

        da aggiungere che,sulla cartina allegata al rapporto 2010( on line su acs tra poco tempo,forse) tibet,nepal,buthan non sono indicati come luoghi ove si svolga persecuzione religiosa in genere( contro i cristiani.anche perchè forse ce ne son pochini…)a parte il nepal dove sono segnalate violenze ed intolleranze sociali( dovuti alla guerriglia maoista…)

      1. vale

        nulla quaestio. anche io no ritengo che vi sia un legame automatico tra violenze.persecuzioni-contro chichessia-e buddismo. la maggior parte delle violenze che si verificano da quelle parti utilizzano la religione,qualsiasi religione, come foglia di fico per altri scopi( sia da parte di chi ha il potere,sia da parte della o delle “opposizioni”). va da sé che quando si manipola il consenso utilizzando ciò che spesso è percepito come parte integrante della propria storia e tradizione,gli effetti siano sovente deleterii…

  15. Giuliana.
    Sì, ho capito benissimo, i soliti discorsi, che uno si interessi prima delle cose di casa sua e poi di quell’altre etc.
    O invece che ognuno si interessi di quello che gli pare, ferma restando l’ignoranza quasi assoluta della popolazione (noi esclusi, ovviamente)?

  16. sorriso

    Come al solito gli articoli di Langone non mi piacciono, e non credevo che avrebbe trovato dei sostenitori su qesto forum. Premetto che sono Cattolica e non considero tutte le religioni equivalenti, ma il “giochetto” fatto in questo libro mi pare proprio lo stesso di chi mette insieme crociate, eretici sul rogo e preti pedofili per sputare veleno sul Cristianesimo, oltre a prendere versetti della Bibbia a casaccio e fuori contesto per mostrarne la misoginia o l’intolleranza intrinseca.

    1. JoeTurner

      quindi vuoi dire che i fatti evidenziati nell’articolo (e quindi nel libro che NON ha scritto Langone)sono falsi o invece non ce ne curiamo visto che Langone “ci” sta sulle scatole?

      1. vale

        appunto.icché c’entra Langone? il libro non è mica suo….magari non piace la recensione….

        1. Alessandro

          L’articolo di Langone riprodotto oggi come post è comparso su Libero il 9 maggio

  17. A chi non sopporta Langone, posso suggerire Introvigne? (testo pubblicato su «Avvenire» il 30 ottobre 1999 con il titolo «La trappola del Nirvana» http://www.cesnur.org/testi/dalai_02.htm

    Per chi non ha tempo di leggere, posso riassumere il passaggio della «Breve storia delle religioni» di A.C. Bouquet (Oscar Mondadori) che mi ha definitivamente convinto ad assumere la posizione “Buddismo? No grazie”. In sintesi, Bouquet, per esprimere il nocciolo della differenza tra il buddismo e la triade ebraismo-cristianesimo-islam, dice che un ebreo, un cristiano o un mussulmano minimamente decenti, se vedessero un loro simile steso per terra ferito e sanguinante si fermerebbero ad aiutarlo (o quantomeno si sentirebbero almeno un pochino in colpa per non averlo aiutato). Il buon buddista invece lo dovrebbe scavalcare e tirar di lungo, per se quello sta lì steso per terra vuol dire che il suo karma è quello lì.

  18. Alessandro

    A proposito di buddismo all’occidentale, c’è il caso Sabina Guzzanti.

    Nota “satira” turpiloquente e scurrile che non disdegna insultare il Papa e mandarlo all’inferno, rivela: “Io pratico il Buddismo da vent’anni e tutto quello che c’è di bello e di importante nella mia vita è legato al Buddismo. Da vent’anni leggo i discorsi del presidente Ikeda e mi domando se sto mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Mi confronto con il suo pensiero, mi commuovo e mi rafforzo grazie al suo esempio e in cuor mio prometto di utilizzare tutto il mio talento, le mie capacità, la mia umanità, il mio tempo per realizzare la pace così come il Buddismo insegna… Il Buddismo nasce… per dire che siamo tutti ugualmente degni di rispetto”

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/07/09/la-doppia-parte-di-sabina-guzzanti-diavolo-ed-acqua-santa/

    1. 61Angeloextralarge

      E se siamo TUTTI degni di rispetto perché lei non rispetta il Papa e la Chiesa? Mi sa che non dev’essere una buona buddista…

  19. Giuliana&filia ecclesiae:
    così scrive Introvigne:
    “fu proprio la lettura, a dodici anni, di Sette anni nel Tibet, il resoconto dell’incontro tra l’alpinista austriaco Heinrich Harrer e il giovane Dalai Lama – da cui è stato tratto nel 1997 l’omonimo film – a suscitare in chi scrive un interesse per le religioni non cristiane destinato a durare fino all’età adulta.”

  20. Roberto

    Comunque, a parte tutto, quel che più mi ha sempre colpito del buddismo è proprio, come disse Giovanni Paolo II a Vittorio Messori, la sua visione sostanzialmente atea/negativa della realtà.

    Non escluderei che questo sia uno degli elementi che ne hanno decretato il successo in Occidente: il buddismo è una filosofia-religione disperata e nichilista, il cui scopo è quello di liberare l’uomo insegnadogli a… “dissolversi”.

    Allora, non sarebbe possibile che l’Occidente, che oggi ha deciso di fare dell’orgoglio disperato il suo tratto distintivo, ne sia attratto?
    Intendo, per orgoglio disperato, quasi il compiacimento di una vita vissuta voltando le spalle a Dio in ogni modo, e perciò disperata, ma che pure si compiace della propria stessa disperazione, di un compiacimento orgoglioso, quasi a dire “Vedi che ce la facciamo anche senza di Te?” e che scambia il suo dolore per una nuova e più “alta e nobile” forma di sensibilità.

    Il che ha dei punti di contatto con il buddismo… con la differenza però che, mentre alcune conclusioni del Budda si potevano comprendere in ragione dell’assenza della Rivelazione e nell’attesa della venuta del Redentore, sono (sarebbero) molto meno scusabili qui e oggi.

    [certamente, nelle masse invece ciò che colpisce del buddismo è semplicemente il sapore esotico condito proprio dal concetto di reincarnazione che seduce con l’idea di “poter fare un altro giro di giostra” e che ignora come la reincarnazione sia per il buddista una condanna, non un ‘benefit’]

    1. Certamente atea, negativa sì, ma in un senso difficile (per me)da spiegare, disperata non meno del culto del sangue, fanatica, a livello popolare (il nostro), come tutte le religioni.

  21. admin

    Alvise, quello che ė degno di essere pubblicato lo decidiamo noi ed il livello del blog ė diretta conseguenza di queste scelte. Ma al contrario di te pensiamo che articoli come questo alzino e non abbassino il livello.

    1. Molto meglio Cyrano, Andreas, Fabio, Filippo Maria e perchè non anche far esordire emidiana, o vale, o lo smarrito scriteriato, o Velenia, io vorrei unpost di Velenia sulla religiosità in Sicilia, per esempio, o FEFRAAAAL!!!!!

      1. ALVISEEEEEE!!!!! No, io non c’entro in questo elenco che per il resto invece condivido in pieno. Prima di tutto perché non credo di avere niente da scrivere che sia di interesse comune. E poi perché se avessi qualcosa di interessante da scrivere non credo che sarei in armonia con la linea editoriale del blog. Oltre al fatto di non esserne capace.
        A proposito di questo post, non volevo commentarlo perché come sapete ho un pregiudizio nei confronti di langone che proprio non mi va giù, ma il fatto è che non amo un cristianesimo “contro” qualcosa. Non mi piacciono le crociate contro i nemici. Forse sono vigliacca. Forse sono buonista. Forse sono una cattolica tiepida e verrò vomitata… non lo so. Ma io qua dentro mi sento sempre più a disagio. Mi dispiace perché mi mancate un po’, e ogni tanto continuo a passare e a leggere i commenti di quelli di voi che sento più cari. Ma non è questa la parte di Chiesa che sento mia. A ognuno il suo, io preferisco un cattolicesimo un po’ più sfigato a quello di Langone&co.
        Baci a tutti

          1. sì, ne sono certa: non ho nessuna paura di sapermi sfigata. Nessuna paura di rendermi conto che il cattolicesimo è umanamente perdente. Che la Chiesa è piena di peccatori e codardi (non era così fin dall’inizio?).
            Grazie per la bella meditazione di p.Cantalamessa, la leggerò domani, adesso ho troppo sonno.

  22. JoeTurner

    devo ammettere che questo post mi ha colto impreparato per la mia ignoranza in materia, non mi ero mai fatto molte domande sul buddismo che consideravo una moda vagamente radical-chic ma sostanzialmente innocua e invece scopro essere qualcosa di tremendamente serio e pericoloso (oltre che intoccabile come dice Giuliana). Ma non c’è stato una sola persona (neanche su facebook) che ha provato a contestare nel merito su ciò che Dal Bosco ha scritto o a ribattere almeno UNA, solo una, accusa che viene mossa al buddismo nel post. Solo i soliti anatemi di cattolici contro i cattolici poco caritatevoli che frequentano questo blog (che poi quella che vogliono è proprio la carità buddista: fate quel che volete a me che mme frega, so karma vostri) o a Langone perché è Langone.

  23. Vale

    Gesù ha detto:”..senza di me non potete fare nulla..”Quindi,senza Gesù ,tutto è nulla…

  24. sorriso

    Rispondo a Joe Turner:

    No, non dobbiamo “ignorare” i fatti elencati nel libro (ok lascio stare Langone), ma solo prenderli con attenzione.

    A te e’ ai capitato di discutere con un ateo, parlargli della tua fede cristiana, e questo inizia a tirarti fuori argomenti come “GIordano Bruno e’ stato bruciato al rogo” – “quante guerre sono state benedette come sante?” – “e Galileo?” – “non ci sono preti pedofili/corrotti/ipocriti?” – “S. Paolo non ha detto che le donne debbono stare zitte?” (in verita’ non l’ha detto, no…) –

    Ecco, mi sembra la stessa operazione che questo libro fa contro il buddismo: mischia avvenimenti storici e di attualita’ che hanno per protagonisti buddhisti (ma non necessariamente rispecchiano IL buddhismo), con qualche frammento di Scrittura tolto dal contesto, senza un minimo di interpretazione storico-critica. Ecco perche’ mi sembra poco onesto, al contrario degli scritti sul Buddismo di Giovanni Paolo II che sono stati citiati e hanno tutto un altro tono.

    1. Marco De Rossi

      Nelle discussoni di cui sopra, puo’ tornare utile a tutti conoscere la storia.
      Ad esempio consiglio questi due libri che fanno un po’ di chiarezza su molti aspetti malconosciuti:

      “Contro la chiesa – Miti, leggende nere e bugie” di Michael Hesemann
      “Come la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale” – di Woods Thomas E. jr.

  25. NumeroSei

    Io non so quanto l’autore sia esperto di buddismo, quanto l’abbia studiato in profondità, quindi mi astengo dall’esprimere giudizi sia sul libro che sull’articolo. Invito tutti a leggere la Bibbia con occhio ateo: quanti brani parlano dello sterminio dei nemici?

  26. Buon giorno Ragazzi! sono tornata da una settimana di vacanza e trovo questo. Tutte le religioni hanno purtroppo i loro lati oscuri e le loro ” malefatte “, anche noi cristiani. Qualcuno ha detto ” Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

  27. Mara nada

    Scusate, ma voi cattolici non andate ogni domenica a sacrificare il Cristo e mangiarne il corpo?
    Ora scoprite che nei testi Buddhisti si insegna proprio questo (è il rito del Chod) , non vi viene il sospetto di averlo imparato proprio li?

    1. Alessandro

      no, non ci viene il sospetto per il semplice fatto che il sacrificio eucaristico c’entra niente con il rito del Chod.

      I testi che riferiscono l’istituzione dell’eucaristia e le parole di consacrazione del pane e del vino sono questi:
      Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,14-20; 1Cor 11,23-30.

      CCC
      “1374 Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico. Esso pone l’Eucaristia al di sopra di tutti i sacramenti e ne fa « quasi il coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i sacramenti ». Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero. « Tale presenza si dice “reale” non per esclusione, quasi che le altre non siano “reali”, ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Dio e uomo, tutto intero si fa presente ».

      1375 È per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue che Cristo diviene presente in questo sacramento…

      1376 Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: « Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara ora di nuovo, che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione ».”

  28. Mara nada

    Poi mi viene in mente che il bravo Templare che ha recentemente fatto una strage in norvegia era un ottimo cattolico, e certament lui o la sua setta fanno normalmente offerte al Papa…
    Ma dai, non vi vergognate di portare la conversazione a questi livelli?

    1. JoeTurner

      Mara Nada: quando malafede e disinformazione si incontrano

      Anders Behring Breivik, cristiano protestante, nello stesso memoriale si definisce antipapista, prendendo forti posizioni contro Benedetto XVI.[5] Membro della Massoneria norvegese, la sua loggia ha affermato di aver avuto solo contatti minimi con lui e il Gran Maestro l’ha immediatamente espulso dall’ordine dopo il suo arresto[6].

      http://it.wikipedia.org/wiki/Anders_Behring_Breivik

      1. Alessandro

        “L’unica cosa certa è che il cristianesimo – “fondamentalista” o no – c’entra ben poco, se non come uno fra i tanti improbabili alleati che il terrorista immaginava di reclutare per la sua battaglia violenta contro l’immigrazione islamica.”

  29. Marco De Rossi

    @NumeroSei
    Come leggere la Bibbia indipendentemente che si sia credenti o meno?

    “……
    Il problema dell’interpretazione della Bibbia non è un’invenzione moderna, come talvolta si vorrebbe far credere. La Bibbia stessa attesta che la sua interpretazione presenta varie difficoltà. Accanto a testi limpidi contiene passi oscuri. Leggendo certi passi di Geremia, Daniele s’interrogava a lungo sul loro significato (Dn 9, 2). Secondo gli Atti degli Apostoli, un etiope del I secolo si trovava nella stessa situazione a proposito di un passo del libro di Isaia (Is 53 7-8), riconoscendo di aver bisogno di un interprete (At 8, 30-35).
    ……
    Il problema è perciò antico, ma col passar del tempo si è accentuato: venti o trenta secoli separano ormai il lettore dai fatti e detti riferiti nella Bibbia, e questo non manca di sollevare varie difficoltà. D’altra parte, a causa del progresso delle scienze umane, i problemi concernenti l’interpretazione sono divenuti nei tempi moderni più complessi. Sono stati messi a punto metodi scientifici per lo studio di testi dell’antichità.
    …..
    Il metodo storico-critico è il metodo indispensabile per lo studio scientifico del significato dei testi antichi. Poiché la Sacra Scrittura, in quanto «Parola di Dio in linguaggio umano», è stata composta da autori umani in tutte le sue parti e in tutte le sue fonti, la sua giusta comprensione non solo ammette come legittima, ma richiede, l’utilizzazione di questo metodo.
    …..”

    PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA

    http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19930415_interpretazione_it.html

  30. Leggo questo articolo un pò storcendo il naso e incuriosito dal libro in questione, tanto che non mancherò di leggerlo.. Quindi l’autore ha scritto un libro nel quale denuncia una serie di sofferenze perpetrate tra le pieghe della grande veste buddista. Ben venga un pò di sana illuminazione culturale per chi ritiene che esista una religione costituita da persone perfette e da testi perfetti, ma.. oltre a tutto ciò? Magari l’autore si è sentito in dovere di raccontare che neanche nel buddismo alberga la perfezione! Che scoperta sorprendente, visto che in nessun uomo alberga la perfezione.Insomma un bel libro per fare scandalo e ottenere l’obiettivo: un altro lettore lo comprerà per leggere che ci sono persone buddiste che non distinguono una buona azione da una cattiva. Per fortuna ce ne sono almeno altrettante (mi si consenta l’ottimismo giovanile) che ispirate dall’incredibile quantità di testi, esempi e persone appartenenti al panorama buddista, coltivano un compassionevole amore universale mentre cercano di arginare la sofferenza pervasiva del mondo.

  31. CFK

    post originale e apparentemente condivisibile dovrei però leggere il libro per farmi un’idea completa

  32. Mara nada

    “””” L’idea era buona, purtroppo è stata realizzata male”. E invece la colpa risiede proprio nelle idee ovvero nei sacri testi. La violenza sovietica affondava le radici nel “Manifesto del partito comunista” così come quella buddistica trova origine nei libri studiati nei monasteri arancioni. Nel Kalachakra Tantra (il testo base del buddismo tibetano) si narrano le epiche gesta di un re che ucciderà tutti i nemici della causa buddista, elencati in modo molto circostanziato: prima i musulmani, poi i cristiani e gli ebrei. Oltre a una serie di dettagliate istruzioni per l’utilizzo erotico di donne non consenzienti (si consiglia perfino di ubriacarle: ma ci voleva l’antica saggezza orientale per escogitare un espediente così squallido?). Nell’Hevajra Tantra e nel Guhyasamaja Tantra (titoli impronunciabili, lo so, ma sono intraducibili) si insegna a praticare l’omicidio rituale. Nel Mahavansa, cronaca sacra del buddismo ceylonese, si dice che i miscredenti sono subumani, praticamente bestie, e quindi si possono uccidere senza alcuna preoccupazione morale (per intendersi: nessun pericolo di reincarnarsi in scarafaggi).””””

    Ma voi Cattolici non vi riunite ogni domenica per sacrificare e mangiare il Cristo?

    1. Alessandro

      “Ma voi Cattolici non vi riunite ogni domenica per sacrificare e mangiare il Cristo?”

      Sì, come no, ogni domenica ammazziamo un tale di nome Cristo e ce lo mangiamo.
      La differenza rispetto all’omicidio rituale insegnato nell’Hevajra Tantra e nel Guhyasamaja Tantra è che, se putacaso qualcuno dà esecuzione agli insegnamenti ivi contenuti, il malcapitato assassinato, una volta fatto fuori, è cadavere e tale rimane, mentre il tale di nome Cristo che noi ammazziamo e mangiamo la domenica, dopo che l’abbiamo fatto fuori non è cadavere manco un po’, ma è vivo vivissimo: il Vivente che ha vinto la morte una volte per tutte e non può morire più. E anche il giorno prima che noi lo si ammazzasse e lo si mangiasse era il Vivente che ha vinto la morte una volte per tutte e più non muore (e che s’è sacrificato per la remissione dei peccati nostri, offrendo liberamente la propria vita – che nessuno aveva il potere di togliergli – e liberamente riprendendosela nella Resurrezione gloriosa).

    1. JoeTurner

      la malafede si evince dalle evidenti falsità contenute nelle tue goffe affermazioni riguardo a Breivik

  33. Mara nada

    Alessandro:
    Ma la via negativa è conosciuta benissimo anche dal cristianesimo…
    La Scolastica, Meister Eckhart specialmente la usa tranquillamente, e porta agli stessi risultati!

  34. Mara nada

    Alessandro:
    La via della seta che unisce le sponde orientali del mediterraneo alla Cina, fu aperta dagli imperatori cinesi nel 500 A.C. Più o meno il periodo della vita del Buddha.
    Nel 350 A.C. Alessandro Magno unì in un unico regno tutta l’asia, fino ai confini della Cina e dell’ India.
    In quel periodo si stava diffondendo il Buddhismo, un dialogo fra un re greco ed un saggio buddista è entrato a far parte del Canone Buddhista. (Milindapanna)
    Il Buddhismo veniva in quei tempi insegnato ad Antiochia, chiunque fosse interessato a questioni spirituali in Palestina a quei tempi lo conosceva.
    E mi fermo qui, a te eventualmente approfondire…

    1. Alessandro

      Fermati, fermati, perché non c’entra niente. A meno che tu non mi sappia mostrare quale nesso ci sarebbe fra l’ultima Cena di Cristo e il buddhismo…

  35. Camillo Langone già e aveva scritto un anno fa:
    http://totalitarismo.altervista.org/totale/sul-buddismo-langone-giuliotti-papini/
    Su la Guzzanti consiglio questo spunto:
    http://circolosanluigi.wordpress.com/2012/05/09/tv-spazzatura/
    Per quanto riguarda buddismo e cristianesimo uno vuole la estinzione della persona, l’altro la sua glorificazione insieme col suo corpo (e pensiamo al valore positivo dato a questo da Cristo).
    Io credo che il buddismo sia più simile allo gnosticismo.
    Dato comunque che “Gesù con l’Incarnazione si è posto in diretto contatto non solo con le attese dell’Antico Testamento, ma con quelle di tutti i popoli” (dalla Sacramentum Caritatis), gli spunti (le analogie senza dimenticare le differenze di contesto, di significato nel servizio alla Verità e contro ogni appiattimento new age) presenti nel buddismo possono essere letti in chiave preparatoria.
    A questo proposito:
    http://bibleprobe.com/buddhatoldofjesus.htm
    Mi ha fatto riflettere comunque come sul forum dei buddisti mentre si condannano i toni del libro, si confermano le cose scritte, specificando che mentre agli occidentali per farli stare tranquilli gli si dice che sono simboli, in realtà sono stati praticati e si praticano ancora dette pratiche stregonesche (ovviamente sembrano così ai “non iniziati”).
    http://buddhismoitalia.forumcommunity.net/?t=50752112#entry353484501
    Saluti credo che prenderò il libro e complimenti all’autrice di cui aspetto il secondo libro.
    Armando

  36. axoun

    il Dalai Lama è pagato dalla CIA fin dagli anni ’60 –

    (dal momento che è uno dei vari fronti aperti in funzione anti-cinese da USraele)

  37. Interessante. Non avrei mai pensato che il Buddismo, il gettonatissimo Buddismo, potesse celare simili segreti. Ovviamente, sarebbe estremamente interessante consultare le varie fonti e leggere il libro stesso. Probabilmente, almeno per il secondo punto, ci farò un pensierino.

  38. Mara nada

    Alessandro:
    Ogni buon Bodhisattwa è tenuto a donare il proprio corpo se ciò può essere utile agli altri,
    Voi lo fate sotto le specie del pane?
    Anche nel Buddhismo si fa così!
    Da trecento anni almeno prima di Cristo….. Che lo sapeva….

    1. Alessandro

      “Ogni buon Bodhisattwa è tenuto a donare il proprio corpo se ciò può essere utile agli altri,
      Voi lo fate sotto le specie del pane?
      Anche nel Buddhismo si fa così!”

      No, nel Buddhismo NON si fa così. Il corpo di Cristo è sostanzialmente presente sotto le specie del pane: la sostanza del pane è convertita tutta (transustanziazione) nella sostanza del corpo di Cristo. Quello che era pane non è più pane (anche se mantiene gli accidenti del pane) ma è realmente, veramente e sostanzialmente corpo di Cristo.
      Nel buddhismo NON c’è alcunché di vagamente paragonabile.

      Quindi non so che cosa Cristo dovesse sapere (“Da trecento anni almeno prima di Cristo….. Che lo sapeva….”). Se vuoi dire che l’operato di Cristo nel suo ministero pubblico, nella sua passione morte e resurrezione sia stato influenzato dal Buddhismo, allora devi dimostrarlo (e non solo affermarlo). Che Cristo, vero uomo e vero Dio, avesse contezza del Buddhismo indipendentemente dalle esperienze che concretamente nel suoi 30 e qualcosa anni di vita terrena fece l’ebreo di Galilea Gesù può benissimo essere, in quanto la natura divina di Cristo gli fa godere dell’onniscienza (come ricorda Joe). Che un ebreo di Galilea (o di Giudea) vissuto all’epoca di Gesù sapesse qualcosa del buddhismo mi pare ipotesi oltremodo fantasiosa.

  39. Mara nada

    A proposito, qualcuno mi sa indicare qualche associazione di templari protestanti?

    1. JoeTurner

      abbastanza difficile visto che l’ordine non esiste più dal 1312, ma forse puoi provare a chiedere ai tuoi amici buddisti se tante volte Jacques de Molay si fosse reincarnato in un venditore di aspirapolveri evangelico dell’Indiana

  40. Mara nada

    Fantasiosa…
    basta non volere informarsi….
    Il Buddhismo era arrivato anche a Roma, ma ancora non esistevano, letteralmente, le parole per insegnarlo ai Romani.

    1. Alessandro

      E allora fa’ la cortesia di sovvenire alla mia ignoranza e di citare testi che mostrano in modo probante l’influsso del buddhismo su Gesù di Nazaret. Influsso che – fino a prova contraria – non esiste.

  41. Mara nada

    Alessandro:
    Allora è vero che come sostengo sopra vi riunite per mangiare ‘Veramente’ il Cristo!!!
    Antropofagi!!!!!

    1. Alessandro

      Certo, ci mancava questa, l’accusa ai cristiani essere antropofagi. Un’accusa originalissima, veramente. Così originale da essere attestata da Giustino e Tertulliano… Ma fammi il piacere!!!

  42. Mara nada

    Non hai bisogno di testi, tu stesso affermi:
    “Che Cristo, vero uomo e vero Dio, avesse contezza del Buddhismo indipendentemente dalle esperienze che concretamente nel suoi 30 e qualcosa anni di vita terrena fece l’ebreo di Galilea Gesù può benissimo essere, in quanto la natura divina di Cristo gli fa godere dell’onniscienza (come ricorda Joe).”””
    Quindi lo sapeva!!! siamo d’accordo!!!

    1. JoeTurner

      siamo d’accordo su Gesù Cristo vero Dio e vero uomo? Via Verità e Vita?
      davvero?

  43. Mara nada

    Siamo d’accordo sul fatto che sapesse che da cinquecento anni almeno in asia si sviluppasse il buddhismo, ed in modo molto dettagliato secondo il vostro modo di vedere!

  44. Mara nada

    Certo, ci mancava questa, l’accusa ai buddhisti di essere assassini, violentatori di donne non consenzienti, schiavisti, pedofili(Anche loro!). Un’accusa originalissima, veramente. Così originale da essere attestata da Camillo e Roberto… Ma fammi il piacere!!!

    1. JoeTurner

      “Così originale da essere attestata da Camillo e Roberto” e non ancora confutata da nessuno (neanche dai forum buddisti)

    2. Alessandro

      l’antropofagia comporta che il corpo umano mangiato, almeno una volta mangiato, sia un corpo morto. Il corpo di Cristo mangiato sacramentalmente non è morto, è vivo e nessuna manducazione può togliergli la vita. Inoltre l’antropofagia è cruenta, mentre il sacramento eucaristico è memoriale incruento del sacrificio cruento di Cristo.
      Basta questo a capire la leggeriiiiiiissima differenza tra l’antropofagia e il banchetto sacrificale eucaristico?

      1. Alessandro

        “Nel caso del cibo comune accade (..) che l’uomo sia il più forte. Egli assume delle cose e queste vengono a lui assimilate, così da divenire parte della sua sostanza. Vengono trasformate in lui e costruiscono la sua esistenza corporea. Ma nel rapporto con Cristo avviene il contrario; il centro è lui (…). Quando ci comunichiamo con verità, significa che veniamo fatti uscire da noi stessi e assimilati a lui, che diventiamo una cosa sola con lui e per mezzo di lui con la comunità dei fratelli.” (J. Ratzinger, Il Dio vicino, L’eucaristia cuore della vita cristiana)

        “Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui. Questo passaggio è decisivo.”:

        http://costanzamiriano.wordpress.com/2011/06/26/un-unico-corpo/

  45. Mara nada

    “”” siamo d’accordo su Gesù Cristo vero Dio e vero uomo? Via Verità e Vita?
    davvero?”””

    Potrei perfino rispondere. -Relativamente si-.

  46. MAX

    Sulla vicenda il Magistero cattolico si è espresso bene nel documento Orationis formas, pubblicato nel 1989 dalla Congregazione per la dottrina della fede, e firmato dall’allora cardinale Ratzinger: “autentiche pratiche di meditazione provenienti dall’oriente cristiano e dalle grandi religioni non cristiane, che esercitano un’attrattiva sull’uomo di oggi diviso e disorientato, possono costituire un mezzo adatto per aiutare l’orante a stare davanti a Dio interiormente disteso, anche in mezzo alle sollecitazioni esterne”(28).

  47. vale

    ma dai, joe,è la solita fuffologia(di una fuffologa) su cui schuré ci ha costruito i suoi “grandi iniziati”. manca solo il collegamento tra gli ufo e le influenze sul buddha e chissàchialtro ( ma magari già Kolosimo,ai suoi tempi, ne aveva scritto qualcosa…)
    com’era la battuta sulle posizioni eretiche che sono come quelle erotiche, sempre le stesse e ripetitive o sul fatto che oggi si crede a tutto….?

    1. Marco De Rossi

      @MAX
      Il documento andrebbe letto tutto, anche l’articolo 28 andrebbe letto tutto:

      “28. Alcuni esercizi fisici producono automaticamente sensazioni di quiete e di distensione, sentimenti gratificanti, forse addirittura fenomeni di luce e di calore che assomigliano ad un benessere spirituale. Scambiarli per autentiche consolazioni dello Spirito Santo sarebbe un modo totalmente erroneo di concepire il cammino spirituale. Attribuire loro significati simbolici tipici dell’esperienza mistica, quando l’atteggiamento morale dell’interessato non corrisponde ad essa, rappresenterebbe una specie di schizofrenia mentale, che può condurre perfino a disturbi psichici e, talvolta, ad aberrazioni morali.

      Ciò non toglie che autentiche pratiche di meditazione provenienti dall’Oriente cristiano e dalle grandi religioni non cristiane, che esercitano un’attrattiva sull’uomo di oggi diviso e disorientato, possano costituire un mezzo adatto per aiutare l’orante a stare davanti a Dio interiormente disteso, anche in mezzo alle sollecitazioni esterne.

      Occorre tuttavia ricordare che l’unione abituale con Dio, o quell’atteggiamento di vigilanza interiore e di invocazione dell’aiuto divino che nel Nuovo Testamento viene chiamato la “preghiera continua” (34), non si interrompe necessariamente quando ci si dedica anche, secondo la volontà di Dio, al lavoro e alla cura del prossimo. “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”, ci dice l’Apostolo (1 Cor 10, 31). La preghiera autentica infatti, come sostengono i grandi maestri spirituali, desta negli oranti un’ardente carità che li spinge a collaborare alla missione della Chiesa e al servizio dei fratelli per la maggior gloria di Dio (35).”

      http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19891015_meditazione-cristiana_it.html

      1. Marco De Rossi

        ed ancora:

        La Catechesi di Giovanni Paolo II
        Il dialogo con le grandi religioni mondiali

        “4. Anche il dialogo dell’esperienza religiosa va acquistando sempre maggiore importanza. L’esercizio della contemplazione risponde all’immensa sete di interiorità propria delle persone spiritualmente in ricerca e aiuta tutti i credenti a penetrare più profondamente nel mistero di Dio. Alcune pratiche provenienti da grandi religioni orientali esercitano una certa attrazione sull’uomo di oggi. Ad esse i cristiani devono applicare un discernimento spirituale, per non perdere mai di vista la concezione della preghiera, come è illustrata dalla Bibbia lungo tutta la storia della salvezza (cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Orationis formas, su alcuni aspetti della meditazione cristiana, 15 ottobre 1989: AAS 82 [1990], II, pp. 362-379).

        Questo doveroso discernimento non impedisce il dialogo interreligioso. In realtà da diversi anni gli incontri con gli ambienti monastici di altre religioni, improntati a cordiale amicizia, aprono vie per condividere reciprocamente le ricchezze spirituali in ciò che “riguarda la preghiera e la contemplazione, la fede e le vie della ricerca di Dio e dell’Assoluto” (Dialogo e annuncio, 42). Tuttavia la mistica non può mai essere invocata per favorire il relativismo religioso, in nome di una esperienza che riduca il valore della rivelazione di Dio nella storia. Quali discepoli di Cristo sentiamo l’urgenza e la gioia di testimoniare che proprio in Lui Dio si è manifestato, come ci dice il Vangelo di Giovanni: “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato” (Gv 1,18).

        Questa testimonianza va resa senza reticenza alcuna, ma anche con la consapevolezza che l’azione di Cristo e del suo Spirito è già misteriosamente presente in quanti vivono sinceramente la loro esperienza religiosa. E con tutti gli uomini autenticamente religiosi la Chiesa compie il suo pellegrinaggio nella storia verso l’eterna contemplazione di Dio nello splendore della sua gloria.”

        http://www.vatican.va/jubilee_2000/magazine/documents/ju_mag_01091999_p-16_it.html

  48. Mara nada

    Shunyata e il nulla
    Il mondo è, invece di non esserci, invece di niente

    La parola sanscrita shunyata sta per “nulla, assenza, vacuità” e designa un’esperienza chiave nel buddismo. Attorno a questa parola si può elaborare un parallelo straordinario tra buddismo ed esistenzialismo. Trovo di straordinario spessore la consapevolezza che i filosofi dell’esistenza hanno dimostrato per il “dramma” del nostro essere al mondo senza possibili risposte sul perché, per la tragicità dell’esserci. Essi hanno fronteggiato l’irruzione del nulla nelle nostre coscienze considerandone senza censure e consolazioni le conseguenze. E proprio di tali conseguenze vorrei scrivere seguitando il filo degli editoriali scorsi.
    Il nulla si prende tutto e non basta ignorarlo per eluderlo: la nostra coscienza lo sa e le nostre viscere ce ne parlano attraverso ciò che l’occidente ha chiamato angoscia (e che forse oggi chiama depressione, ansia, crisi di panico) e il Buddha dukkha.
    La nostra coscienza non ci fa sconti, o almeno non a lungo.
    La malattia dell’anima è dovuta all’inconsistenza e all’impermanenza delle cose del mondo; non possiamo fondarci su alcunché. Noi diremmo, però, che se c’è un Dio, il Suo esserci salva il senso del mondo, della Sua creazione. A questo punto irrompe il nulla in tutta la sua definitiva potenza di destabilizzazione:
    “Perché vi è qualcosa in generale, perché non nulla?”
    Possiamo ignorare la domanda fondamentale? “Il mondo è invece che non esserci, invece che nulla”, e lo sconcerto che ci prende in questa consapevolezza, che possiamo leggittimamente leggere, sotto i segni della stranezza e della rottura dei canoni della normalità, nella grandissima arte della prima metà del secolo, da Kafka a Beckett da Morandi a Munch, da Berg a Stravinski, rimbomba nelle nostre viscere e nelle nostre intelligenze. Se il mondo è invece che nulla, e questo è indubitabile, allora di ogni essere si può dire altrettanto, Dio compreso. Ma, obbietterebbe la fede, Deus est per se subsistens, causa sui, ossia secondo san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, Dio esiste a causa di sé.
    Ricordo il Benigni di “Berlinguer, ti voglio bene”:
    -Chi ha fatto codesta casa?
    -Un muratore!
    -E chi ha fatto il muratore?
    -Il babbo del muratore!
    -E chi ha fatto il babbo del muratore?
    -Il babbo del babbo del muratore!
    -E il babbo del babbo del babbo del babbo… del babbo del muratore, chi l’ha fatto?
    -Boh?!
    -L’ha fatto Dio!-
    -…e Dio chi l’ha fatto?!
    -Non ti preoccupare!!

    Ecco, relativamente alla causa prima siamo ancora a questo punto, san Tommaso compreso.
    Il Buddha partiva dalla sconfitta della ragione e di ogni fede, essendo la questione del perché irrisolvibile e infatti qualsiasi fosse la Causa del mondo, essa essendoci ricadrebbe nella questione fondamentale: perché una Causa (un essente!) invece che nulla?!
    Allora su cosa fonderemo i nostri valori? Cosa ci guarirà dal non senso?
    Buddha indica nella realizzazione del Shunyata la soluzione, il superamento di dukkha. Vuole forse dire che dobbiamo calarci con disciplina nell’esperienza del mistero dell’esistenza e trovare nella stessa sostanza della disperazione esistenziale la via dell’illuminazione profonda? A tal fine propone l’Ottuplice sentiero, il cui termine più significativo, l’aggettivo samyag, tradotto normalmente con “retto” (retto intendimento, retto proposito, retto vivere,…, retta contemplazione) io arricchirei con “lecito”.
    Come vivere lecitamente, senza nulla “rubare” e senza invenzioni metafisiche?
    Credo sia questo il sentire che ci accomuna al principe Siddhartha che duemilacinquecento anni fa cercò e trovò in sé la risposta.

    1. Alessandro

      “Ma, obbietterebbe la fede, Deus est per se subsistens, causa sui, ossia secondo san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, Dio esiste a causa di sé.”

      Niente affatto. Per san Tommaso d’Aquino Dio è Ipsum (suum) esse per se subsistens, ma non è causa sui (causa di sé; oltretutto il concetto di causa sui è intrinsecamente contraddittorio), bensì Causa incausata (causa che non è causata, cioè che non ha causa alcuna, nemmeno sé stessa), ossia Causa prima. Il dialogo di “Berlinguer ti voglio bene” non ha statura filosofica, lasciamolo perdere se vogliamo parlare seriamente.

      “essendo la questione del perché irrisolvibile”.

      Impostata nei termini scorretti in cui la imposti tu, ed andando così a cacciarsi nella causa sui, la questione del perché è certamente irresolubile, o meglio è risolta in maniera erronea. Ma non è necessario porre in modo sbagliato la domanda e in modo sbagliato tentare la risposta sul perché, sulla causa.

      ” Cosa ci guarirà dal non senso?”

      Anzitutto – come dicevo – porsi le domande in maniera corretta e non fornire risposte sbagliate (tipo: la causa sui).
      Quanto alla via buddhista, un uomo può immergersi in sé stesso e cercare tutte le illuminazioni che vuole, ma l’enigma esistenziale ha una sua ineludibile necessità: la vita terrena è segnata dal dolore e si chiude con la morte. Poiché da solo non sono in grado 1) di vincere il dolore e 2) di impedire che io muoia, 1 e 2 possono accadere (il dolore può essere vinto, la morte può non segnare la mia fine) se e soltanto se dopo questa vita terrena c’è Dio che mi dà la vita eternamente beata (che io devo meritarmi nella vita terrena).

      La via buddista non può vincere il dolore né la morte: lascia l’uomo schiavo dell’uno e dell’altra.

      1. Alessandro

        il “principe Siddhartha” è morto, e oggi di lui non resta che polvere: a meno che Dio non abbia accolto la sua anima nel Suo regno beato. Ma se Dio l’ha fatto, l’ha fatto solo in virtù della redenzione (remissione dei peccati) operata anche sul peccatore Siddhartha dal Figlio Suo Unigenito, che assunse natura umana essendo concepito da Maria Vergine, morì per i nostri peccati, risorse e siede nella gloria alla destra di Dio Padre. Non c’è salvezza se non in Lui: se (e sottolineo se) Siddharta è salvo, lo è imprescindibilmente in virtù della necessaria opera redentrice di Cristo, vero Dio (seconda persona della Trinità, generato dal Padre) e vero uomo (Gesù di Nazaret).

  49. Mara nada

    Alessandro: esisti? Ci sei? Se la risposta è si sarai per sempre separato, altra cosa da Lui!!!!
    Sostieni che la causa ultima non ha bisogno di causa, perchè?
    Su cosa fondi questa certezza?
    Per la stessa ragione sostengo che tu non hai bisogno di causa!!!

    1. Alessandro

      “Alessandro: esisti? Ci sei? Se la risposta è si sarai per sempre separato, altra cosa da Lui!!!!”

      Grazie a Dio! La mia felicità non sta nell’essere Lui, ma nell’essere altra cosa da Lui ma perpetuamente con Lui, in armonia con Lui! Armonia letificante.

      “Sostieni che la causa ultima non ha bisogno di causa, perchè? Su cosa fondi questa certezza?”

      La risposta sta nella tua stessa domanda. La causa che è ultima, proprio perché ultima, non ha bisogno di causa, non permette che ci sia una causa che la causi, che ci sia una causa che vada oltre la causa ultima stessa. “Ultimo” è un superlativo, derivato da “ultra” (oltre), sicché ultimo significa “ciò oltre cui non c’è alcunché”, e causa ultima perciò significa causa oltre la quale non c’è causa alcuna, ossia causa che non è causata (se fosse causata, oltre di essa ci sarebbe una causa – causa “ulteriore”, appunto – talchè essa non sarebbe causa ultima).

      “Per la stessa ragione sostengo che tu non hai bisogno di causa!!!”

      E sbagli, perché io non sono causa ultima, e non essendola posso aver bisogno di una causa.

  50. Mara nada

    “”La via buddista non può vincere il dolore né la morte: lascia l’uomo schiavo dell’uno e dell’altra.””

    L’idea stessa della superabilità del dolore e della morte nasce con il Buddhismo, l’avete imparata li.

    1. Alessandro

      “L’idea stessa della superabilità del dolore e della morte nasce con il Buddhismo”

      Dimostralo. Io sostengo che l’anelito a vincere il dolore è la morte è vecchio come il mondo.

      “L’avete imparata lì”.

      No, l’abbiamo imparata in modo decisivo da Gesù Cristo (e non cominciare col ritornello che Gesù l’ha imparata dal Buddhismo… a meno che una buona volta ti decidi a dimostrare gli influssi del Buddhismo su Gesù).
      E poi a me poco importa la mera idea della superabilità del dolore e della morte. A me interessa Chi mi fa superare il dolore e la morte. E quel Chi è Gesù Cristo. Non il principe Siddhartha. Il cui corpo è polvere e nient’altro. Mentre il corpo glorioso di Cristo vive risorto e regna dalla destra di Dio Padre.

  51. Mara nada

    “”Ma, obbietterebbe la fede, Deus est per se subsistens, causa sui, ossia secondo san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, Dio esiste a causa di sé.”

    Tradotto in italiano sarebbe: la legge di causa ed effetto funziona finchè lo dico io, quando poi mi son dato ragione la sospendo!

    1. Alessandro

      “Tradotto in italiano sarebbe: la legge di causa ed effetto funziona finchè lo dico io, quando poi mi son dato ragione la sospendo!”

      No, una volta che sono giunto a dimostrare la causa ultima non procedo oltre perché la causa ultima, proprio in quanto ultima, non compatisce un “ultra”, un oltre (vedi mia risposta precedente), una causa (ulteriore, appunto) che la causi.

  52. JoeTurner

    sembra che il punto su cui continua a battere Mara Nada sia che il buddismo esisteva già da 500 anni prima della venuta di Cristo Il quale però, ricordo a Mara Nada, nell’anno zero si è incarnato ma Lui è “nato dal Padre prima di tutti i secoli”

    1. Alessandro

      “In principio era il Verbo,
      il Verbo era presso Dio
      e il Verbo era Dio.
      Egli era in principio presso Dio:
      tutto è stato fatto per mezzo di lui,
      e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
      esiste.”

      (Gv 1, 1-3)

      1. Alessandro

        “Gli dissero allora i Giudei: “Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?”.
        Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono”.

        (Gv 8, 57s)

  53. Basta, chiuso, finito, non arriverete a nulla, non si arriverà MAI a nulla, a nessuna “conclusione, da nessuna parte, e poi arrivare dove, e perché?
    Venire invece tutti anche credenti o a casa mia credenti o anche mene dove antiche giare di vino apettano solo di essere messe nei bicchieri dei commensali e…poi se ne ragiona!!!

  54. @ Mara Nada tempo fa «Il Buddhismo era arrivato anche a Roma, ma ancora non esistevano, letteralmente, le parole per insegnarlo ai Romani.»

    Scusi, Mara Nada (ma vuol essere una battuta, il suo pseudonimo?), per tagliare la testa al toro – o la metafora buddista del caso – le spiacerebbe venire incontro a una vecchia storica incartapecorita citando a chiare lettere le fonti in base alle quali faceva l’affermazione riportata sopra? Possibilmente non Benigni o Renan o alcunché di collegato a Rennes le Chateau…?

  55. MAX

    Volevo segnalarvi questo post in cui si spiega bene il giusto rapporto che un cristiano dovrebbe avere nei confronti del buddismo: nessuna confusione tra fedi, nessun sincretismo new age, nessuna semplificazione superficiale, ma un confronto amorevole tra identità definite che non temono l’altro. Insomma, giusto ribadire la specificità dell’incarnazione del Cristo, giusto non definire la meditazione una forma di preghiera cristiana, giusto sottolineare tutte le differenze tra cristianesimo e buddismo, ma nessun problema a fare una seduta di yoga prima di recitare il rosario o un po’ di respirazione vipassana per andare a messa concentrati sul mistero eucaristico e non sulla lasagna che ti aspetta. Non lo dico io, ma lo scrive testualmente il cardinale Ratzinger. E dunque è magistero Chiesa.
    Poi uno libero di non farlo, e di pregare come faceva la nonna, che è senz’altro cosa buona e giusta, ma – per favore – niente anatemi a chi guarda al buddismo con rispetto e, come insegna San Paolo, non teme di prendere il buono dalle esperienze più diverse. Todo modo, insomma.
    http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/04/13/yoga-e-preghiera-cristiana/

  56. Marco De Rossi

    “nessun problema a fare una seduta di yoga prima di recitare il rosario o un po’ di respirazione vipassana per andare a messa concentrati sul mistero eucaristico e non sulla lasagna che ti aspetta. Non lo dico io, ma lo scrive testualmente il cardinale Ratzinger. E dunque è magistero Chiesa.
    Poi uno libero di non farlo, e di pregare come faceva la nonna” ?

    Non mi sembra che il Cardinale Ratzinger e il Magistero della Chiesa abbiano detto proprio questo, anzi.
    Certo che hanno detto che ci deve essere rispetto e tutto il discorso relativo al dialogo interreligioso.
    Non so a quale nonna si faccia riferimento, ma la Chiesa da sempre insegna come pregare.
    Facendo sempre riferimento a:

    http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19891015_meditazione-cristiana_it.html

    “….. omissis ….
    II. LA PREGHIERA CRISTIANA ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE

    4. Come debba pregare l’uomo che accoglie la rivelazione biblica lo insegna la Bibbia stessa. Nell’Antico Testamento c’è una meravigliosa raccolta di preghiere, rimasta viva lungo i secoli anche nella Chiesa di Gesù Cristo, nella quale essa è diventata la base della preghiera ufficiale: il Libro delle Lodi o dei Salmi (2). Preghiere del tipo dei salmi si trovano già in testi più antichi o vengono riecheggiate in testi più recenti dell’Antico Testamento (3). Le preghiere del Libro dei Salmi narrano anzitutto le grandi opere di Dio per il popolo eletto. Israele medita, contempla e rende di nuovo presenti le meraviglie di Dio, facendone memoria attraverso la preghiera.
    …. omissis ….
    III. MODI ERRONEI DI PREGARE

    8. Già nei primi secoli s’insinuarono nella Chiesa modi erronei di pregare, di cui già alcuni testi del Nuovo Testamento (cfr. 1 Gv 4, 3; 1 Tm 1, 3-7 e 4, 3-4) fanno riconoscere le tracce. In seguito si possono rilevare due deviazioni fondamentali: la pseudognosi e il messalianismo, di cui si sono occupati i Padri della Chiesa. Da quella primitiva esperienza cristiana e dall’atteggiamento dei Padri si può imparare molto per affrontare la problematica contemporanea.

    Contro la deviazione della pseudognosi (8) i Padri affermano che la materia è creata da Dio e come tale non è cattiva. Inoltre sostengono che la grazia, la cui sorgente è sempre lo Spirito Santo, non è un bene proprio dell’anima, ma dev’essere impetrata da Dio come dono. Perciò l’illuminazione o conoscenza superiore dello Spirito (“gnosi”), non rende superflua la fede cristiana. Infine, per i Padri, il segno autentico di una conoscenza superiore, frutto della preghiera, è sempre l’amore cristiano.

    8=La pseudognosi considerava la materia come qualcosa di impuro, di degradato, che avvolgeva l’anima in una ignoranza dalla quale la preghiera avrebbe dovuto liberarla per innalzarla alla vera conoscenza superiore e quindi alla purezza. Certamente non tutti ne erano capaci, ma solo gli uomini veramente spirituali; per i semplici credenti bastavano la fede e l’osservanza dei comandamenti di Cristo.
    …. omissis….

    Da questa intervista del 1999 al Cardinale Ratzinger:

    http://www2.chiesacattolica.it/gris/forum/allegati/2011-11/06-9/Lo%20Yoga%20INFO%20GRIS.PDF

    “… omissis …
    se lo yoga è ridotto realmente ad
    una ginnastica si può anche accettare, nel caso di movimenti che hanno
    un senso esclusivamente fisico. Ma deve essere realmente ridotto, ripeto,
    a un puro esercizio di rilassamento fisico, liberato da ogni elemento
    ideologico
    ….

    Può esistere uno “yoga cristiano”?

    Ratzinger: Nel momento in cui lo si chiama “yoga cristiano” è
    già ideologizzato e appare come una religione, e questo non mi piace
    tanto. Mentre sul piano puramente fisico, ripeto, alcuni elementi potrebbero
    anche sussistere. Occorre stare molto attenti riguardo al contesto
    ideologico, che lo rende parte di un potere quasi mistico. Il rischio è che lo
    yoga diventi un metodo autonomo di “redenzione”, priva di un vero
    incontro tra Dio e la persona umana. E in quel caso, siamo già nel
    trascendente. E’ vero che anche nella preghiera e nella meditazione cristiana la
    posizione del corpo ha la sua importanza, e sta a significare un atteggiamento
    interiore che si esprime anche nella liturgia. Ma nello yoga i movimenti del
    corpo hanno una diversa implicazione di rapporto con Dio, che non è
    quella della liturgia cristiana. Occorre la massima prudenza perché dietro
    questi elementi corporali si nasconde una concezione dell’essere come tale,
    della relazione tra corpo e anima, tra uomo, mondo e Dio.

    Ritiene legittimo l’insegnamento della meditazione trascendentale e dello
    yoga nelle Chiese Cattoliche e nelle comunità religiose da parte di sacerdoti?

    Ratzinger: Mi sembra molto pericoloso perché in questo contesto
    queste pratiche sono già offerte come un qualcosa, appunto, di religioso.
    …..

    ed ancora:

    http://medjugorje.altervista.org/doc/magia//07-ratzinger.php

    Urs Von Balthasar definisce la meditazione trascendentale un tradimento nei confronti della fede cristiana. E’ d’accordo con questa affermazione?

    Si. Perché il Dio Trascendente, la persona che mi ha chiamato e mi ama, viene deformato in una dimensione trascendentale dell’essere. Credo che sia necessario distinguere bene tra il Dio Trascendente e la trascendentalità. Mentre il Trascendente è una Persona che mi ha creato, il trascendentale è una dimensione dell’essere e quindi implica una filosofia di identità. Il cammino della Meditazione Trascendentale, preso nelle sue intenzioni ultime, ha questa tendenza di guidare ad immergersi nella identità, e quindi è esattamente opposto alla visione cristiana, che conosce anche una unione di identità. Cristo si è identificato con noi e così ci inserisce nel suo Corpo, ma è una identificazione diversa, operata nell’amore, nella quale rimane sempre una identità personale distinta, mentre la Meditazione Trascendentale comporta l’immergersi, il lasciarsi “sciogliere” nella identità dell’essere supremo.

    Quale è, in termini spirituali, il prezzo di queste pratiche?

    La perdita della fede e la perversione della relazione uomo – Dio, e un disorientamento profondo dell’essere umano, cosicché alla fine l’uomo si sposa con la menzogna.

    Come deve realizzarsi concretamente il rispetto verso questi culti non cristiani, fermo restando anche il rispetto verso i valori imprescindibili della fede cristiana?

    Il rispetto è dovuto soprattutto alle persone. Come dice S. Agostino dobbiamo avere amore per il peccatore e non per il peccato. Dobbiamo sempre vedere nell’uomo che è caduto in questi errori una persona creata e chiamata da Dio e che ha cercato anche, in un certo senso, di arrivare alla realtà divina per trovare le risposte al suo desiderio di elevarsi. Dobbiamo inoltre rispettare gli elementi ai quali ho accennato, chiarendo molto bene, però, quelle realtà che sono distruttive e che sono opposte non solo alla fede cristiana ma anche alla verità dell’essere umano stesso.

  57. m.a.polichetti

    ho appena ordinato sul web il libro oggetto di questo thread. appena me ne faccio un’idea provo – con il permesso dell’administrator – a prendere la parola. comunque, da quel poco che emerge nel merito, ci sono alcune inesattezze/incompletezze. per es.: <> lo sono (impronunciabili/intraducibili) per chi non conosca il sanscrito; in: <> sono presenti mistificazioni. un cordiale saluto, m.a.p.

  58. m.a.polichetti

    all’administrator: sorry! continua il problema, riprovo con le doppie virgolette

    ho appena ordinato sul web il libro oggetto di questo thread. appena me ne faccio un’idea provo – con il permesso dell’administrator – a prendere la parola. comunque, da quel poco che emerge nel merito, ci sono alcune inesattezze/incompletezze per es.: “Nell’Hevajra Tantra e nel Guhyasamaja Tantra (titoli impronunciabili, lo so, ma sono intraducibili” lo sono (impronunciabili/intraducibili) per chi non conosca il sanscrito; in “Shoko Asahara, il buddista stragista che in Giappone, nel ’95, uccise undici persone col gas nervino per concretizzare le parole dei sacri testi: costui era amico e finanziatore del Dalai Lama, che lo elogiò anche dopo il massacro.” sono presenti mistificazioni. un cordiale saluto, m.a.p.

  59. m.a.polichetti

    perdonate se premetto all’annunciata disamina qualche riflessione sparsa:

    come per non pochi altri aspetti culturali, arriva nella nostra penisola – come sempre? – in ritardo l’eco di dibattiti – più o meno – nel merito rispetto a fatti che si tenta di analizzare in forma più o meno surrettizia (i.e. più o meno in “buona fede”).
    negli anni ’80 del secolo scorso fece ad es. molto scalpore tra i centri americani di dharma ispirati alle scuole zen giapponesi la “scoperta” del ruolo di collusione giocato da grandi maestri (ispiratori o fondatori proprio di quei centri statunitensi) riguardo all’imperialismo militare nipponico prima e durante la seconda guerra mondiale.
    anche la vera e propria scomunica da parte d’una delle quattro scuole che in giappone si rifanno al monaco nichiren nei confronti di quella che fino all’inizio degli anni ’90 (v. supra) ne era considerata l’ala laica, ha avuto ben altri dibattiti e conseguenze in “occidente” rispetto a quanto non sia avvenuto nel nostro paese; per tacere degli scandali a sfondo sessuale variegati su tutto lo spettro del tema (anche se meno sulla pedofilia rispetto a quanto verificatosi per altre tradizioni).
    per solo accennare al recente scandalo del “culto del demone” nel c.d. buddhismo tibetano, vexatissima quaestio
    che ha meritato (fra i molti testi) “persino” un libro scritto nella nostra lingua.
    in effetti si tratta di argomenti già affrontati a quasi ogni livello: dalle pubblicazioni accademiche (su riviste a maggiore o minore circolazione), alle chat e newsgroup dedicati.
    di nuovo cordialmente, m.a.p.

  60. Mara nada

    Media e midia:
    Per interesse storico:
    Filippani Ronconi, nella sua storia del Buddhismo citava il fatto, fornendo anche il nome del tempio relativo, non avendo il testo sottomano non posso esser più preciso.

    1. Se le capita di ritrovare il libro, mi faccia sapere. Ma in tutto candore – e per quel po’ che so di PFR – propenderei per un caso di wishful thinking. Senza offesa…

  61. Mara nada

    Alessandro, ci fosse una causa ultima non avresti bisogno della legge di causa-effetto, potresti già dichiarare il mondo esistente di per se stesso, sua propria causa ultima, che bisogno hai di complicarti la vita con causa-effetto?

    Cosa ti ha spinto a riportare l’inizio del Vangelo di Giovanni?
    proprio approfondire quello può essere una via…

    1. Alessandro

      “Alessandro, ci fosse una causa ultima non avresti bisogno della legge di causa-effetto, potresti già dichiarare il mondo esistente di per se stesso, sua propria causa ultima, che bisogno hai di complicarti la vita con causa-effetto?”

      1) ti ho già detto in precedenza che è contraddittorio, cioè impossibile che alcunché sia sua propria causa (in latino: “causa sui”, causa di sé): in sintesi, ciò è impossibile perché la causa è in quanto tale altra da ciò che essa causa (chiamiamolo: il causato), ma se alcunché fosse causa di sé la causa e il causato sarebbero identici, la medesima cosa, la causa non sarebbe altra dal causato. Il mondo non fa eccezione: non può essere causa sui, non può essere “sua propria causa” (ultima o non ultima), come invece tu suggerisci

      2) “ci fosse una causa ultima non avresti bisogno della legge di causa-effetto”. E invece è proprio ragionando su quella che chiami “legge di causa-effetto” (denominazione che non mi piace, ma ho capito il senso) che giungo a scoprire che c’è una causa ultima, che non può essere il mondo (cfr 1). E se essa non è il mondo, non può che essere una causa ultima trascendente il mondo…

  62. Mara nada

    Filosofiazzero:
    Magnifico il tuo modo di affrontare la questione, un pò dionisiaco forse, ma perfetto!!

  63. Mara nada

    Alessandro!
    “”” cioè impossibile che alcunché sia sua propria causa (in latino: “causa sui”, causa di sé): in sintesi, ciò è impossibile perché la causa è in quanto tale altra da ciò che essa causa (chiamiamolo: il causato),
    ma se alcunché fosse causa di sé la causa e il causato sarebbero identici, la medesima cosa,
    la causa non sarebbe altra dal causato. Il mondo non fa eccezione: non può essere causa sui,
    non può essere “sua propria causa” (ultima o non ultima), come invece tu suggerisci”””

    Quindi secondo le tue stesse parole è impossibile che qualcosa sia causa di se stesso, ma in base a ciò deduci che c’è qualcosa causa di se stesso…

    Non siamo avanzati di un pelo…

    Prova approfondire un po cosa significa “essere” :

    “”“
    In principio era il Verbo,
    il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui,
    e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
    esiste.”

    (Gv 1, 1-3)
    “”””

    1. Alessandro

      “Quindi secondo le tue stesse parole è impossibile che qualcosa sia causa di se stesso, ma in base a ciò deduci che c’è qualcosa causa di se stesso…”

      Mara Nada, facciamo a capirci.
      T’ho già detto in tutte le salse nei commenti precedenti che la causa ultima NON è causa di se stessa, ma è causa incausata (incausata proprio perché ULTIMA).

      “Cioè ci sarebbero la “causa ultima” ed “Il mondo”, ci sarebbero quindi due essenti, essendo in due quindi, nessuno può esser definito assoluto….”

      Questione metafisica molto complessa che è arduo risolvere in due battute. La dico così: assoluto è ab-solutus, cioè “sciolto, indipendente da altro”, cioè ciò che c’è indipendentemente dal fatto che ci sia o non ci sia dell’altro (dall’assoluto stesso).
      La causa ultima è appunto l’assoluto, in quanto la causa ultima è ciò che c’è indipendentemente dal fatto che ci sia o non ci sia dell’altro, ossia (per stare al nostro caso) indipendentemente dal fatto che ci sia o non ci sia il mondo. Infatti, la causa ultima (l’assoluto) ci sarebbe anche se non ci fosse il mondo (certo, se non ci fosse il mondo la res che è causa ultima non sarebbe causa ultima, poiché non potrebbe essere causa di un mondo che da ipotesi non c’è, e tuttavia la res ci sarebbe: solo, appunto, non sarebbe causa ultima; Dio ci sarebbe anche se non ci fosse il creato, ma se non ci fosse il creato Dio non sarebbe creatore).
      Viceversa, il mondo non è l’assoluto, ossia (vedi sopra) non è ciò che c’è indipendentemente dal fatto che ci sia o non ci sia dell’altro, giacché il mondo c’è se e soltanto se c’è la causa ultima (e altrimenti non ci sarebbe). Quindi il mondo è un non assoluto, è un relativo (rectius: è un relativo alla propria causa, dipendente dalla causa ultima), mentre la causa ultima è l’assoluto.

  64. Mara nada

    “””E se essa non è il mondo, non può che essere una causa ultima trascendente il mondo…”””

    Cioè ci sarebbero la “causa ultima” ed “Il mondo”, ci sarebbero quindi due essenti, essendo in due quindi, nessuno può esser definito assoluto….

  65. Mara nada

    “””” In principio era il Verbo,
    il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui,
    e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
    esiste.”

    (Gv 1, 1-3)”””

    “”” la causa ultima (l’assoluto) ci sarebbe anche se non ci fosse il mondo (certo, se non ci fosse il mondo la res che è causa ultima non sarebbe causa ultima, poiché “””

    Come farebbe ad esserci? Chi l’avrebbe fatta con il verbo?

    1. Alessandro

      ” la causa ultima (l’assoluto) ci sarebbe anche se non ci fosse il mondo (certo, se non ci fosse il mondo la res che è causa ultima non sarebbe causa ultima“”
      Come farebbe ad esserci? Chi l’avrebbe fatta con il verbo?

      Mara Nada, dai per scontato che una cosa (nel caso: la causa ultima) non possa esserci se non è “fatta”, causata. Ma non ti accorgi che questo modo di pensare non è rigoroso, dà per scontato ciò che scontato non è?
      Che contraddizione ci sarebbe se una cosa (nel nostro caso: la causa ultima) ci fosse e non fosse causata? Questa contraddizione devi mostrarmi se vuoi mostrarmi in modo rigoroso che è contraddittorio, impossibile che che ci sia una cosa che non sia causata, “fatta”.
      La causa ultima c’è e non è “fatta” da alcunché (nemmeno da sé stessa, poiché non può essere causa sui, come ho lungamente precisato). C’è e basta, è l’assoluto, per essere non ha bisogno di alcunché.

    1. Alessandro

      Te l’ho già detto e ridetto, riflettendo su che cosa significa causa ultima.

      Comunque, potrei anche risponderti domandandoti: perché mai la causa ultima avrebbe bisogno di una causa? Il che significa – te l’ho già detto – : “Che contraddizione ci sarebbe se una cosa (nel nostro caso: la causa ultima) ci fosse e non fosse causata? Questa contraddizione devi mostrarmi se vuoi mostrarmi in modo rigoroso che è contraddittorio, impossibile che che ci sia una cosa che non sia causata, “fatta”.”

  66. Mara nada

    Cosa significa essere?

    “””” In principio era il Verbo,
    il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui,
    e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
    esiste.”

    (Gv 1, 1-3)”””

    E non dirmi che l’essere è e basta, che qui sopra dice che niente c’è se non per mezzo del verbo.

    1. Alessandro

      In buona filosofia non si chiede la definizione dell’essere (“che cos’è l’essere”), giacché in buona filosofia la risposta a una domanda siffatta si dà presentando il genere e la differenza specifica (ad esempio: che cos’è l’uomo? E’ un animale (genere) razionale (differenza specifica)), ma è impossibile declinare genere e differenza specifica dell’essere, in quanto sia il genere sia la differenza specifica sono essere, appartengono all’essere, non sono nulla.

      Quindi non resta che affermare che per capire di che cosa si parla quando si parla di essere occorre indicare “ciò che è”. Appartiene all’essere ciò che non è un niente, un nulla.

      1. Alessandro

        p.s. continui a citare il prologo di Gv, ma non so che c’entri. Visto che lo tiri in ballo, nel prologo si dice chiaramente che il Verbo è Dio e che tutto ciò che esiste e che non è Dio è stato “fatto”, cioè è causato. Dio, il Verbo, invece è “da principio” e non è causato: è – per dirlo con il linguaggio metafisico – causa ultima.

  67. Mara nada

    “senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”
    è scritto chiaro, senza il verbo (Che precede qui, Dio) non puoi applicare la qualità di essere a Dio.

    1. Alessandro

      “è scritto chiaro, senza il verbo (Che precede qui, Dio) non puoi applicare la qualità di essere a Dio”

      1) Non è vero che il Verbo precede Dio. C’è scritto “Il Verbo era Dio”, ed è impossibile che qualcosa preceda sé stesso, quindi è impossibile che il Verbo preceda Dio (il quale Dio è il Verbo medesimo).

      2) ““senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” non significa, come tu intendi erroneamente, che tutto ciò che ha l’essere, incluso il Verbo cioè Dio, sia stato fatto dal Verbo (cioè da Dio), ma significa che Dio è quell’Essente supremo senza del quale nessuno degli essenti che non sono Dio sono stati fatti.

      In sintesi: Dio E’ dal principio, e non è stato fatto/causato da alcunché (nemmeno da sé stesso, quindi); tutto ciò che esiste e che non è Dio invece è stato fatto/creato/causato da Dio.
      E che l’autore sacro non possa intendere che questo è fatto evidente anche dal fatto – che ho lungamente argomentato – che nemmeno Dio può essere causa sui, nemmeno Dio cioè può far essere sé stesso, porre nell’essere sé stesso. In principio Dio è (“In principio (c’)ERA il Verbo”) ma non c’è alcunché (nemmeno sé stesso) che l’abbia posto nell’essere, fatto essere (causato): c’è e basta. Tutto ciò che non è Dio è invece posto nell’essere da Dio “tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”.

  68. Mara nada

    P.S.: Il prologo a Giovanni lo hai tirato in ballo tu, tant’è che in un mio precedente me ne stupivo, probabilmente il tuo inconcsio sta lavorando su questo…

    1. Alessandro

      No, semplicemente, come puoi verificare, ho evocato il prologo di Gv per dare ragione a Joe Turner che sosteneva che il Figlio di Dio è nato dal Padre prima di tutti i secoli. Tutto qui

      http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/05/28/contro-il-buddismo/#comment-38041

      Poi tu l’hai tirato in ballo per questioni metafisiche che esulano dal motivo per cui l’ho citato io. Cmq, visto che lo vuoi indagare anche da un punto di vista ontologico, sarebbe bene che lo interpretassi correttamente, non come hai fatto finora.

    2. JoeTurner

      infatti io ho detto che Gesù è nato dal Padre prima di tutti i secoli perché tu continuavi a tirare in ballo la storia dei 5 secoli quasi a giustificare una primogenitura del buddismo sul cristianesimo, ma hai preferito sviare il discorso è evidente.

      1. succede sempre così, Joe, fin da quando il povero Cristo si provò a spiegarlo ai suoi compatrioti, che lui esisteva da sempre prima di Abramo… volendo mostrargli che avevano capito, presero dei sassi per lapidarlo.

  69. Mara nada

    Ma dai, vi ho dato ragione, ho sostenuto che ero d’accordo con voi che il Cristo, per le ragioni da voi portate era informato del fatto che da cinque secoli si stesse diffondendo il Buddhismo…

    Comunque il risultato è un bel Koan zen:
    Senza usare il verbo, (La parola, che non è necessario a quanto dite), dimostratemi di esistere…..

    1. JoeTurner

      certo Gesù sapeva e sa di Budda, Zeus, Anobi, Ishtar, Odino, Maometto, Lutero, Ron Hubbard… e allora?

  70. Mara nada

    “”””” In buona filosofia non si chiede la definizione dell’essere (“che cos’è l’essere”), giacché in buona filosofia la risposta a una domanda siffatta si dà presentando il genere e la differenza specifica (ad esempio: che cos’è l’uomo? E’ un animale (genere) razionale (differenza specifica)), ma è impossibile declinare genere e differenza specifica dell’essere, in quanto sia il genere sia la differenza specifica sono essere, appartengono all’essere, non sono nulla.

    Quindi non resta che affermare che per capire di che cosa si parla quando si parla di essere occorre indicare “ciò che è”. Appartiene all’essere ciò che non è un niente, un nulla.””””

    Mi viene il sospetto che li nella stanza da dove scrivi ci siano elefanti vivi, dimmi, è cosi?

  71. admin

    e perché non considerare creature della mitologia norrena come …i TROLL.
    cara Mara nada la festa è finita, ciao.

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