Succede a Sara

Abbiamo ricevuto da Sara  la lettera che segue e una proposta: quella di pubblicare  una di rubrica per il blog,  “Succede oggi”, una sorta di diario di “mamma in azione”.g_klimt-madre

di Sara Nevoso

Cara Costanza,

ti scrivo perchè ti sento vicina. Sarà perché ho sempre desiderato scrivere, sarà perché ho tre bimbi, oppure perché sono cattolica e cerco di seguire Santa Romana Chiesa, magari per tutti questi motivi insieme.In realtà approfitto di questa lettera per fare chiarezza, prima di tutto a me stessa.

Prima che arrivasse T.P. lavoravo come segretaria (la laurea in filsofia era rimasta nel cassetto): tempo pieno, un contratto di apprendistato con ottime probabilità di trasformarsi nell’agognato tempo indeterminato. Dopo la nascita del meraviglioso bimbetto che oggi ha quasi sei anni, provai a chiedere una mezza giornata, mi risposero che non ero certo nella posizione di dettare condizioni. Dopo i canonici nove mesi di maternità non riuscii a tornare.

Prima di decidere sentii molte campane, tutte contrarie alla pazzia che vagheggiavo di portare a compimento. Mio marito però era con me. Forti di una convinzione ed entusiasti all’idea di crescere il nostro piccolo “non conformandoci alla mentalità del nostro secolo” io mi licenziai.

Poi arrivò G. e poi arrivò F.G..

Qualche volta le difficoltà sono tante, qualche volta i giudizi fanno male. Non sono una persona particolarmente forte e non mi riesce così semplice difendere le mie idee a spada tratta. Quando all’asilo la maestra di mio figlio mi dice che il bambino frequenta poco, ha problemi di socializzazione, dovrebbe restare al pomeriggio, incasso e vacillo.

Quando i miei bimbi, rispetto agli altri, mi sembrano più fragili, troppo educati, poco inclini a farsi spazio tra gli altri, rifletto e penso che forse ho sbagliato tutto. Quando facciamo i conti e una spesa improvvisa sconquassa il bilancio, mi fermo e credo che dovrei tornare sui miei passi.

Mio marito però mi sostiene, raccoglie le mie insicurezze, le butta via, e così riparto, lancia in resta.Io sono sottomessa, ma lui muore per me. Siamo fortunati.

 E così in questa lettera spero di ritrovare il senso della mia scelta. Anzi, l’ho trovato.

Sono a casa con i bimbi: T.P. disegna, G. costruisce, F.G. dorme. Quando mi ricapita? Un’occasione del genere intendo.

Stare con i miei bimbi non mi ricapiterà, succede oggi. Scrivere, chissà, ho tanti fogli pieni nei cassetti (soprattutto il mio romanzo per ragazzi) magari un giorno!

Lavorare, perché no, forse un giorno le cose andranno meglio e un part time non sarà un miraggio!

Se la vita qui è un’avventura sono felice di viverla così, di aver avuto il privilegio di scegliere quella che, per me, era la cosa giusta. E nemmeno ai miei bimbi ricapiterà di essere piccoli, spensierati, a spasso con il sole, sotto le coperte a leggere con la pioggia.

Non gli ricapiterà di sentirsi dire come salutare, come mangiare, come usare il congiuntivo, come perdonare il fratello che ha fatto cadere l’enorme torre di costruzioni. Se, con il mio aiuto, fanno loro il presente, forse non gli sfuggirà di mano il futuro.

Questo è quello che spero.

Grazie.

Sara Nevoso

***

41 pensieri su “Succede a Sara

  1. nadia

    grazie per la tua testimonianza Sara! quando sono rimasta incinta mi è scaduto il contratto di lavoro, per cui una volta nato mio figlio sono rimasta a casa con lui, d’accordo con mio marito. entrambi crediamo che sia il più bel regalo che possiamo fargli: avere la mamma tutta per sé i primissimi anni della sua vita. abbiamo trovato conferma anche in un famoso pediatra spagnolo, Carlos Gonzales. magari le mamme potessero stare con i propri figli almeno i primi tre anni, come suggerisce lui!

  2. Annarosa

    Quando vogliono promuovere le pari opportunità dovrebbero pensare a questo, non inventarsi le quote rosa!! Che nerviiiii!!!

    1. Cacciatrice di stelle

      Sottoscrivo…tra due mesi devo ritornare al lavoro e mi si spezza già il cuore… Realizzare l’idea di Costanza della “pensione anticipata” sarebbe meglio di qualsiasi agevolazione per il nido…ma è utopia! 🙂

  3. laura

    Brava Sara!! Hai scelto la parte migliore! Te lo dico perché anche io ho scelto di crescere i miei 7 e ora che sono quasi tutti grandi non sono per niente pentita: loro si sono sentiti accettati ed amati ed ora sono giovani sicuri e forti; io e mio marito abbiamo potuto partecipare a quella cosa meravigliosa che è la crescita di un individuo … di un figlio di Dio. Ora posso ricominciare a lavorare anche se ancora per poche ore (sai…la logistica…) e sento di non aver perso tempo: ho la mente piena di idee e la maturità per poterle vagliare!

  4. giancarlo

    Concordo carissime e bellissime mamme: anche mia moglie ha fatto la scelta di stare a casa quando erano piccoli i bimbi, ma non ce ne siamo mai pentiti.

    LA FAMIGLIA E’ LA COSA PIU’ BELLA DEL MONDO.

  5. rosy

    Sara, grazie per quello che scrivi. Io non sono madre, non sono moglie. Desidero però ringraziarti per la scelta che hai fatto, la stessa che fece mia mamma per poter crescere i suoi cinque figli. Una scelta che è una benedizione e grazie ad essa ho avuto modo di imparare, già da piccola, il senso della comunità, del rispetto, della condivisione, della ricerca dell’essenziale, del perdono, del “permesso, grazie, scusa” che spesso ci ricorda anche papa Francesco. Un grande grazie a te e a tuo marito con l’augurio di ogni bene nella/per la tua famiglia.

  6. Claudio

    Non so molto di asilo, forse la maestra ha le sue ragioni. Quello che posso dire è che nella secondaria superiore, dove lavoro, i guasti prodotti da genitori che hanno anteposto la propria carriera e le proprie soddisfazioni personali alle esigenze dei figli li vedo quotidianamente. E purtroppo in modo sempre più drammatico e in quantità sempre maggiore.

  7. Cara Sara,capisco che a volte il pensiero di aver sbagliato tutto ti venga,i tuoi figli,tu e tuo marito,vivete nel mondo,e tutto nel mondo sembra avere altri metri di misura,tutto tende a farci pensare di contare per quanto abbiamo,per quanto sappiamo essere avanti agli altri e per quanto sembriamo soddisfatti delle nostre scelte.
    Spesso non riusciamo neanche a fare meglio di altri,pur vivendo la famiglia a tempo pieno,e questo ci fa male…..ma voglio dirti Sara,che hai fatto la scelta che Dio ha voluto per te,che una mamma di tre bambini può anche stancarsi,ma una mamma di tre bambini che lavora è ancora più stanca,spende di più per vestirsi e tenersi adeguata al posto che occupa,spende di più per avere una mano,spende di più per colmare i suoi sensi di colpa per le sue assenze,e perde tantissimi momenti di serenità e intimità coni suoi figli.
    Una donna cerca sempre di far bene tutto,lavorando avresti fatto benino l’impiegata e benino la mamma….goditi i tuoi marmocchi,prenditi boccate di gioia e serenità in questa estate che avanza,buttandoti in mezzo ad un prato con loro,fai bei riposini sul lettone che ne hai diritto e non pensare agli altri….è solo invidia o qualcuno che pensa che questo non sia già felicità! Auguri di buona Pasqua Sara.

    1. sara nevoso

      Grazie Lella, Buona Pasqua anche a te! Poco tempo fa ho rinnovato la carta d’identità, l’impiegata, con tanto di occhi sgranati, mi ha chiesto: “casalinga? Sicura? Guardi che può anche lasciare vuoto”!. Un saluto. Sara Nevoso.

  8. Olli

    Ciao Sara
    Ho 34 anni. Sono moglie da 7 anni , mamma di tre bimbi di 1, 3, 5 anni, medico precario.
    Mio marito e’ ingegnere civile, libero professionista nel boom della crisi.
    Che dire…ci siamo buttati nella nostra chiamata alla vita fiduciosi delle nostre lauree e dei nostri progetti, speranzosi di poter assicurare un futuro dignitoso ai nostri figli. 9 anni di studio io, 10 mio marito( post diploma ovviamente).
    Alla nascita del nostro primo figlio io e mio marito facemmo la scelta di non mandarlo al nido e io rimasi a casa, non pagata, per sei mesi. Non ci siamo mai pentiti di quella decisione.
    Ora però le cose sono cambiate.
    Mio marito e’ timoroso, dubbioso, non più capace di speranza, disilluso dalla crescita professionale che non c’è mai stata, preoccupato per la mia posizione( ora vuole mandare avanti me, che finora sono stata la più disponibile per i bimbi con il mio part- time). Mi ritrovo nella posizione di dover stravolgere completamente o quasi la mia vita, dal momento che il suo ramo offre meno possibilità del mio.
    E’ un po’ triste. A volte mi sento manovrata, ma per il bene dei figli e del nostro matrimonio vado avanti. Ascolto questo discorso ogni volta che ne parliamo e, come te ma con mio marito, sto zitta e incasso, fiduciosa della sua decisione in un momento in cui io non vedo chiaro. Fortuna che abbiamo, ancora, un nonno in gamba disposto a farsi carico dei bimbi.
    Non sai quante volte mi affido allo Spirito Santo nel corso di una giornata. E continuerò cosi, perché dove non arriveremo noi arriverà lui.
    Grazie della tua testimonianza.

  9. giuliana75

    Grazie Sara per la tua testimonianza che è nell’essenziale simile alla mia stessa esperienza. Diciamoci la verità, socialmente noi che abbiamo scelto in accordo coi mairiti di rimanere in casa a crescere i figli siamo un po’ uno zero. Non ci si fila nessuno. Se parliamo di un argomento X non siamo credibili agli occhi di nessuno, soprattutto della politica, perché non “produciamo” ricchezza. Se scriviamo occasionalmente neanche, perché non abbiamo la patente di scrittrici. Quando vado a fare un qualu que documento di identità o compilo dei moduli alla voce “professione” metto “casalinga”. E lì scattano le occhiate di compatimento delle impiegate o comunque di quelle che una ricchezza la producono, che portano a casa lo stipendio e non devono chiedere i soldi al marito per comprarsi un abito nuovo. Chiariamoci, non sono tutti così, eh…. io ho un sacco di amiche che fanno i lavori più disparati, dall’insegnante universitaria alla cassiera di market e quasi tutte lamentano il poco tempo che hanno da passare con la famiglia e che lavorano solo per pagare il mutuo. Ma in generale le donne arrivate quando sentono la parola casalinga fanno i capelli dritti e pensano che presto o tardi finirai strangolata da un marito-padrone (pare vada di moda morire per mano del marito o compagno a sentire i tg e nessuno obietta nulla, mah….). Oppure pensano che tu sia una povera esaurita che prima o poi metterà in atto il tradimento del partner per troppa noia….. guai poi se hai più di due figli! Sei una schiava sessuale e probabilmente una bigotta che ha fatto figli per ossequio alle tradizioni rural-patriarcali….. non viene mai in mente a nessuno che forse siamo felici di essere mogli e mamme? Che non ci sentiamo pezze da piedi se dobbiamo rinunciare ad un acquisto per far fronte alle bollette da pagare? Che il servizio ai familiari è ricambiato con una gioia immensa nel vedere la loro serenità? Certo non tutto è rose e fiori, non è la famiglia mulino bianco. Ma se ogni gesto compiuto è fatto con amore, senza pretesa di “grazie”, sorridendo, tutto diventa piano piano meno faticoso, e bello. Non prenderemo il premio Pulitzer o l’oscar alla carriera, ma chissenefrega! Sentirsi chiamare mamma è immensamente più appagante.

  10. M.Cristina

    Io non lavoro, ma non penso che tutte le donne che lavorano abbiano necessariamente anteposto la carriera ai figli: c’è chi deve, altrimenti i figli non mangiano, e chi ha qualcosa da dare al mondo (vedi la stessa Costanza Miriano, che, se non scrivesse, noi non saremmo neanche qui a confrontarci su questi temi)..
    Il vero problema è l’assoluta mancanza di condizioni favorenti le donne, appunto non le quote rosa, ma condizioni che permettano di crescere i figli (comunque una priorità assoluta!) e di dare il proprio contributo lavorativo. Nel frattempo è prezioso l’aiuto dentro una comunità in cui ci si sostiene tra mamme, famiglie, papà ecc con i figli propri e degli altri (come fossero i propri); nella comunità cristiana succede….

    1. giuliana75

      Scusami Maria Cristina, non vorrei essere fraintesa….ho detto infatti che ho delle amiche che lavorano e sono anche mamme e lamentano di non avere contratti che permettano di passare più tempo coi figli, per esempio quando sono malati o hanno le vacanze. Quello chemi premeva dire è che troppo spesso chi fa la scelta domestica è vista come colei che si arrende, che non lotta per una affermazione e autodeterminazione della propria persona, del proprio valore. Spero di essermi spiegata…. 🙂

  11. Cara Sara, hai fatto una scelta apprezzabile e condivisibile. Mia mamma dopo una vita di duro lavoro vorrebbe tanto restare a casa, ma se lo facesse obbiettivamente non riusciremmo a pagare il mutuo, mentre io a casa non mi ci vedrei prorpio perchè dopo 2 giorni a casa ho reazioni da casalinga disperata per la quale i miei fratelli mi supplicano di uscire a fare qualsiasi cosa anche una passeggiata. Lei adora e si sente la donna più realizzata del mondo mentre ci prepara le torte, e sai una cosa? Lo adoro anch’io, tornare a casa e trovarla in cucina con il grembiule e la pizza che cuoce nel forno. A noi figli piace in entrambe le versioni, ma mi rendo conto che lei si sente di più a suo agio e rilassata quando resta a casa ad occuparsi di noi. L’unica cosa assurda è che nel 2014 ci sono donne che vengono ancora licenziate se vogliono costruirsi una famiglia o che non possono fare entrambe le cose con passione
    .

  12. Paola Chiappini

    Succede a me… La settimana scorsa, in una scuola genovese che in teoria sarebbe di impostazione cattolica, sono state invitate due dottoresse della Asl per fare due incontri di educazione sessuale presentati come progetto sull’affettività. Mi sono fidata della scuola e solo al rientroa casa di mio figlio ho scoperto che tipo di intervento era stato fatto. Durante la prima ora con l’ insegnante presente si è presentata come una normale lezione di anatomia, ma nella seconda ora, fatta uscire la prof di scienze, dopo aver risposto alle domande dei ragazzi sono state pronunciate dalle due tipe frasi come: “se avrete rapporti orali meglio perché fa bene alla salute”, oppure “cercate di fare in modo che il primo ragazzo sia virile e aggressivo” e altre affermazioni del genere. Sono stata l’ unica mamma a lamentarsi… l’unica ad aver parlato con il figlio al ritorno da scuola… Attenti genitori!!! Paola

  13. Valentina

    Queste testimonianze non mi convincono, sembra sempre che ci si debba schierare tra le brave mamme che stanno a casa coi figli rinunciando al lavoro e madri cattive che pensano solo alla carriera. Io non mi sento parte di nessuna categoria, sono prima di tutto moglie, poi mamma felice di 2 bambini di 4 e 2 anni, e poi medico. Questo è’ il mio ordine di priorità, ma se non facessi con passione il mio lavoro sentirei di non mettere a frutto i talenti che Dio mi ha dato. Ora lavoro per scelta, non solo per necessità, perché dovrei sentirmi meno degna? E poi scusate, al giorno d’oggi chi può permettersi di stare a casa non è’ solo coraggiosa, ma anche fortunata! ( non e’ il mio caso ripeto, io lavoro felicemente per scelta)

    1. Sara

      Non mi piace schierarmi, ogni scelta ha la sua bellezza, i suoi perché. Con la mia lettera volevo ripartire di slancio e magari sentirmi dire che non sono sola. Chi sta a casa è fortunata, non è un’eroina. Chi ha il lavoro che ama è fortunata. Ma se la fortuna a cui ci riferiamo è quella “economica” nel mio caso non c’entra davvero. La fortuna è quella di poter assecondare il cuore, o se preferisci la pancia o magari la testa, Non importa la direzione intrapresa, importa avere la possibilità, a volte il coraggio, di comprare il biglietto giusto, anche sapendo che sarà un viaggio scomodo. Un saluto!

  14. nadia

    ritorno a scrivere perché dopo tutti i vostri commenti penso che fare la mamma sia davvero un lavoro denso e importante. noi mamme cresciamo i nostri figli, certo, ma che rappresentano la società futura, quella che deciderà il destino del nostro paese, e pure della nostra vecchiaia. non credo che le mamme vorrebbero esser pagate per questa immensa e stupenda responsabilità, ma riconoscere questo valore, ecco questo forse sì.

  15. Alessandra

    Io ho 36 anni, 4figli di 9,6,3 anni e l’ultimo 10 mesi. Ci siamo sposati a 26 anni, abbiamo finanziato casa, macchina, mobili, non potendo contare sull’aiuto delle famiglie di origine. Non siamo ancora riusciti a rinunciare ai 2 lavori, ma ci stiamo provando. Io ho messo da parte la laurea e il master, ho lasciato il mio lavoro a Milano per non pendolare più e ho trovato un lavoro più semplice come impiegata part time vicino casa, e ho anche la fortuna di avere un datore di lavoro comprensivo verso le esigenze della famiglia e flessibile. Così in qualche modo andiamo avanti, incastriamo tanti impegni, correndo, arrancando…probabilmente non siamo sempre al meglio, ma ci proviamo. Nel nostro matrimonio vogliamo mettere la nostra vita, ogni giorno. Oggi mi hanno chiesto se vogliamo ancora un figlio, io nella mia piccolezza ho risposto semplicemente “chissà? Certo in questo momento siamo molto presi…” Quasi a volermi giustificare, ma dentro di me pensavo: Null’altro voglio che fare la sua volontà? Tu sai già cosa ti chiederà domani? Ogni giorno si ricomincia. E così è anche per la questione del lavoro della donna: la maternità è un dono, il Signore ci fa anche altri doni…come combinarli è la domanda che non dovremmo mai smettere di porci! La società sa pensare solo una strada, è sempre più a pensiero unico, ma il Signore è un creativo! Grazie Sara per aver condiviso i tuoi pensieri, in ogni caso è un grande dono avere una madre presente in casa, è come un’ape regina che con il suo profumo impregna l’alveare…e tutto funziona.

  16. Paola Chiappini

    Succede a me(La seconda parte): Dopo aver segnalato alle insegnanti di mio figlio l’ inopportuno e volgare intervento di educazione sessuale da parte delle operatrici Asl, mi sono interessata per cercare un’ alternativa sana per una vera educazione all’ affettività. Mi sono rivolta così al Forum delle Associazioni Familiari e mi è stata rapidamente e gentilmente segnalata una giovane professoressa, subito da me contattata e disponibile a venire per tenere un incontro,come già aveva fatto in altri istituti genovesi cattolici e non. La Preside però mi ha accolto con freddezza e denigrandomi perché mi ero permessa di fermare la docente delle medie trattenendola per segnalarle il fatto, perché non mi fidavo della scuola,perché ero l’ unica e che si era lamentata, perché le parole di mio figlio valevano come quelle delle dottoresse… In realtà mentiva perché le rappresentanti le avevano già confermato in una mail le parole di mio figlio dopo aver parlato con i loro ragazzi e le professoressa di scienze non si era lamentata ma mi aveva ringraziato per la segnalazione e per averne parlato subito. Visto che venivo derisa dalla preside e che il 14 ci dovrebbe essere la seconda lezione sulla sessualità, ho pensato di contattare la madre superiora dell’ Istituto e ho scoperto che sta stabilmente a Lavagna e quindi non sa neppure cosa succeda a Genova .Attraverso una suora portinaia che é l’ unica ad aggirarsi nella scuola, sono riuscita a farle avere un messaggio sul fatto accaduto e la risposta avuta per telefono e detta sottovoce è stata: “Avete ragione ma non possiamo fare nulla.Dovete andare dalla preside con il Presidente dei genitori, con un gruppo nutrito di genitori…Mi raccomando…non tre persone..ma tante…” Sono ancora più allibita…mi viene mal di stomaco.La scuola ha il nome di un santo che ha fondato un meraviglioso istituto religioso, i genitori pensano di spendere bene i loro soldi per proteggere i loro figli mandandoli in un ambiente che rispetti le loro convinzioni e poi vengo a scoprire che in realtà non é così…che vige la “libertà di insegnamento” anche qui…e temo che non riuscirò a trovare così tanti genitori disponibili a perdere un giorno di lavoro e specialmente a far rischiare ritorsioni sul proprio figlio…In teoria al telefono sono tutti d’accordo con me…ma da qui a metterci la faccia, specialmente vedendo quel che ho subito io… Domani ci sarà il Consiglio di Istituto e spero sia difesa la mia posizione nonostante le menzogne che la preside avrà già preparato sulle referenze delle due psicologhe…e sul fatto che a volte i bambini capiscono male.. In prospettiva penso che manchi una alternativa già pronta all’ inizio dell’anno con insegnanti ben qualificati e preparati sul tema dell’affettività ,che propongano incontri di indirizzo opposto alla mentalità contraccettiva e svilente ,quando non apertamente abortista, delle Asl. So che a Milano esiste un corso bellissimo che partendo dal concetto di persona e con l’ausilio di video, giochi, dati scientifici e statistici, aiuta i ragazzi a ragionare sul loro progetto di vita e a riflettere sui pericoli di tutte le dipendenze, (da gioco, da pornografia, da droghe, etc..) In questi giorni ho capito che non basta lamentarsi ,ma bisogna riempire gli spazi prima che altri li riempiano con intenzioni opposte alle nostre. Prevenire é meglio che curare. Paola

    1. sara s

      grazie Paola, bisogna essere così, cioè ESSERCI senza delegare ad altri, specialmente se si tratta dei nostri figli! forza!

  17. La mia figliola, 33 anni, ha una bambina di un anno e mezzo e a Maggio ne dovrebbe nascere un’altra.
    Il marito fa il veterinario, lei, (ovviamente) ha una laurea nel cassetto (non si ricorda più quale);
    lavoricchia ogni tanto per riuscire a contribuire al sostentamento della famiglia e tutti e due dedicano tutto il tempo che hanno libero alla bambina e al trasporto nella pancia dell’altra che deve nascere. Nulla di tanto diverso da tante famiglie che conosco e che ho conosciuto nella mia lunga vita. Ho visto la gioia di veder crescere i figli insieme alla fatica di tutti i giorni senza mai sentire parole tragiche o esaltate. La semplice vita degli umani di sempre, coi problemi dalla società che c’è oggi (ma pensiamo a 50 60 anni fa, quando si faceva il bucato a mano, si doveva andare a pigliare l’acqua fuori casa (le donne) non c’era il bagno etc etc.).
    Ora tutti (o quasi) una o più lauree nel cassetto e faticare a ndare avanti (ma immaginatevi, io l’ho visto, come si viveva nelle case dei contandini a mezzadria di una volta)! Certo, allora, c’era più aiuto in famiglia, da parte di altre donne che lavoravano anche loro come bestie. Ogni tempo ha la sua croce!

  18. Sono insegnante. Il mio lavoro mi è sempre piaciuto, ma da quando è nato Mario non faccio che desiderare che capiti qualcosa che me lo faccia perdere. Anche mio marito insegna, con il suo solo stipendio faremmo molta fatica, ma l’angoscia di non seguire il mio bambino dopo diciassette me si non è passata. Sento di fare male tutto: la mamma, la moglie, la prof….sono davvero giù.

    1. Giusi

      Ha ragione Alvise, un tempo c’era più aiuto, adesso la donna è sola. Ma anche le leggi erano diverse. Mia mamma insegnava e ha fatto quattro figli (cinque in verità, una è nata morta). Ma io ricordo che stava tanto a casa e le supplenti erano contente così accumulavano punteggio. Poi quando andava a lavorare c’era mia nonna, mia zia, la sorella di mia nonna, un’altra zia, mia cugina…….. Era tutta una famiglia. Io oggi vedo anche donne che non lavorano (perchè possono permetterselo), hanno un figlio solo, tutti e quattro i nonni e mandano il bambino al nido! Ma perchè?

      1. Rita

        Cara Giusi, rispondo alla tua ultima domanda basandomi sulla mia esperienza.
        La crisi della famiglia si riflette nell’educazione e nel prendersi cura dei figli da parte delle donne (sia che si lavori sia che si stia a casa). C’è una fortissima tendenza a delegare fatiche fisiche (come uscire con un passeggino) e mentali (come l’educazione) a qualcuno al di fuori di noi: scuola, nonni, tata, tv, pc, attività extra-scolastiche a più non posso etc etc etc…)
        Vedo intorno a me tanta paura da parte delle mamme: è raro vedere mamme sole col bambino al parco, a passeggio, al supermercato…Quando esco con i miei 4 da sola (non perchè sia un’eroina ma perchè non ho un aiuto, l’alternativa è stare sempre chiusi in casa!) mi guardano e mi parlano come fossi una marziana, le altre mamme in particolare.

        Credo che la questione sia alle fondamenta: la solidità della famiglia è legata a quella tra gli sposi e oggi la fatica è solo una brutta bestia da evitare sia nel matrimonio che nella maternità!
        Inoltre, un figlio, è inutile negarlo, ti risucchia fino al midollo…quindi è giusto riposarsi un pò, parcheggiarli il più possibile a scuola, evitare rotture di scatole, capricci, fatica……ma chi te lo fa fare????
        Il mondo rema contro, ti invita a difendere la tua vita e il tuo diritto di avere tempo per te, e siamo così deboli che ci caschiamo con tutte le scarpe!
        E’ difficile non essere abbagliati dal mito della vita tranquilla, con meno scocciature possibile, lo so, ci combatto tutti i giorni…
        posso dire che l’unico motivo che ti spinge a “perdere la vita” per i figli (x il marito, per gli altri etc etc) per me si chiama Gesù!!!

    2. Rita

      Cara Romana Passante, non sentirti in colpa! Questa è la vostra storia, che un Padre ha tracciato per voi!
      Avrà il suo senso! Mi permetto di dirti questo (lo dico prima di tutto a me stessa!!!) : guarda ciò che hai invece di fissarti su ciò che avresti voluto! Avete entrambi un lavoro che non vi occupa 24h su 24, quindi sono sicura avrete dedicato a vostro figlio tutto il tempo e le energie che avete potuto !
      Ogni famiglia è unica, ogni storia è diversa! per voi Dio ha pensato questa duplice missione: genitori e insegnanti!!!
      Dipende tutto dagli occhi con cui guardiamo la nostra vita, non credi?
      E poi è pieno di mamme sante lavoratrici: pensa a S. Gianna Beretta Molla!!!
      O alla stessa Costanza Miriano! e l’elenco è ancora lungo! Un abbraccio

    3. sara nevoso

      Cara Romana,
      non abbatterti! Sei insegnante, un lavoro eccezionale che ti permette di lasciare un segno, a volte indirizzare vite tutte da dipanare! Potresti pensare a quanto sarà importante per tuo figlio incontrare buoni insegnanti e così lavorare per lui in tutti i sensi! La scelta che farai sarà quella giusta, basterà valorizzarla fino in fondo. Un saluto! Sara Nevoso.

  19. sara s

    Grazie mia omonima e a me simile per tante altre cose della tua lettera e per la scelta che porti avanti!
    Una canzone che amo molto dice :” Quando noi vedremo tutto, quando tutto sarà chiaro, pensa un po’ che risate, che paure sfatate…” e io penso proprio che ce la rideremo di tante cose che ora ci appesantiscono, come il giudizio dei nostri simili.
    Descrive bene Giuliana75 il pregiudizio sulle mamme a casa. Comode e mantenute da un parte; oppure delle sfigate sottomesse dall’altra. Quando studiavo greco e latino, “ma a che serve? di certo non ci mangi!”; quando studiavo lettere “ma che ci vuole, escono tutti con la lode, tanta aria fritta e disoccuppati in giro”; quando insegnavo:” lavoro part time, vacanze infinite, vita comoda”; ora che sono mamma a casa non è diverso. Ma facciamoci su una risata perchè come dice filosofiazzero ogni tempo e io aggiungo ogni vita e ogni lavoro ha la sua croce. La nostra è forse l’incomprensione che ci circonda, ma in questo modo siamo costrette a chiederci per cosa lo facciamo. Il non riconoscimento sociale ci è di stimolo per andare a fondo della nostra vocazione. Io mi sento, anzi, sono una privilegiata.
    Inoltre per me stare a casa è ciò che di più lontano si possa immaginare dalla noia, dalla mortificazione dei propri talenti e studi. Voglio divertirmi, come lo volevo quando entravo in classe. In questi anni di casa e figli sto scoprendo tante cose di me che mai avrei detto, e molte dipendono dagli studi fatti e dalle mie inclinazioni anche intellettuali. Laurea nel cassetto? Riutilizzo ciò che ho imparato non lavorando fuori casa, ma dentro.
    Stando a casa ho avuto e ho inoltre la possibilità di imparare tantissime cose che hanno sia risvolto economico positivo in termini di risparmio della baracca, sia un elevato grado di realizzazione personale (il sacrificio è d’obbligo, ma lo sottintendo perché per tutto c’è qualcosa da pagare, quindi inutile soffermarcisi troppo). Dal cucito alla cucina, ai rapporti con le persone, dal tagliare i capelli a prole e coniuge al poter tenere la casa non solo pulita ma anche bella e “personalizzata”; dall’imparare a fare il pane, le marmellate, persino la ricotta, al potere ospitare amici e parenti con cura; dall ‘imparare a zappare un orto e coltivare due piante all’ esserci quando qualcuno ha bisogno, non solo figli e marito, ma anche il vicino di casa; persino mettersi a studiare una nuova lingua. Non essere costretta a pagare colf e tate a tempo pieno, asili nido o prolungamenti di orario scolastico, comprare calze nuove quando posso rammendare le vecchie o usarle per fare un nuovo gioco ai bambini, non è solo un notevole risparmio, ma anche avere la fortuna di poter essere protagoniste pienamente della famiglia e di ciò che ci circonda, senza farci sostituire da altri. E poter avere più di un figlio… Sì, diciamocelo, è proprio una grande fortuna e amen se tanti non lo capiscono. Noi dobbiamo rispondere a ciò che ci viene chiesto, e lì solo c’è la nostra pace e il nostro divertimento!

  20. Rita

    Ho 4 figli e sono casalinga per scelta, sia mia che di mio marito.
    Ci facciamo bastare un solo stipendio, e la Provvidenza ci ha sempre accompagnato.
    Sono veramente felice felice felice di stare a casa con i miei figli,
    ovvio che se uno stipendio non bastasse andrei a lavorare, e credo che Dio mi darebbe la grazia
    di non sentirmi in colpa, perché ogni vita è unica e ogni situazione è guidata da Lui.
    Mi sento tanto fortunata, non credo che avrei potuto avere dono più grande di essere moglie e madre a tempo pieno.
    C’è una santità nella vita casalinga che tutte possono vivere, casalinghe e non.

  21. nami8

    Cara Romana Passante, sto vivendo la tua stessa situazione…!!!! Ieri stavo per scrivere qui più o meno le tue stesse cose, ma poi mi sono fermata all’ultimo momento. Nessuno si rende conto quanto abbiamo da lavorare a casa noi insegnanti….Quando ho avuto la prima figlia e sono tornata al lavoro (aveva 7 mesi), per stare il più possibile con lei (e anche perché non avevo alternative) studiavo e correggevo compiti di notte…la mattina dopo spesso non ero lucida, ogni tanto sbagliavo qualcosa e i ragazzi se ne accorgevano…per fortuna erano ragazzi d’oro, ma è stato duro, durissimo. Ora ho avuto un’altra bimba e ho prolungato il congedo parentale il più possibile, facendo i salti mortali dal punto di vista economico, ma facendo anche quella bellissima esperienza che raccontava qualcuna di voi: lavoretti casalinghi a mano per risparmiare, orto, uncinetto, etc.
    Tra poco tuttavia devo ricominciare (tra l’altro in una nuova scuola) e tremo all’idea!!! Dopo la lettura dei libri della Miriano, tra l’altro, avevo deciso di chiedere il part-time, ma poi le condizioni economiche in casa sono peggiorate e non posso più permettermelo. Vabbè, mia cara, che dobbiamo fare? Questa è la nostra piccola croce quotidiana, io la accetto pensando che evidentemente la volontà del Signore su di me è quella di stare anche con gli alunni. E poi loro sono meravigliosi! Concentriamoci anche su di loro, sulla bellezza del nostro lavoro, che non è solo scartoffie e programmazioni!!!

    P.S.: a Sara Nevoso: grazie per la tua bella testimonianza e complimenti per la tua scelta!! Vorrei aggiungere, scusa se mi permetto e mi intrometto, sapendo che non conosco la situazione e quindi non posso giudicare, ma se le maestre propongono di far stare il bambino a scuola di pomeriggio, forse è davvero per il suo bene, forse, anche se ci sei tu e non servirebbe e anche se la mensa costa (eccome se costa!), può essere un’esperienza utile per la sua crescita.
    Posso dirti da insegnante di superiori che io e i miei colleghi quando ci prendiamo la briga di parlare con un genitore (con i rischi che questo comporta: discussioni, liti, lavate di capo da parte dei presidi… – farsi gli affari propri è sempre più comodo), lo facciamo perché ci sta davvero a cuore il bene del ragazzo e solo dopo una seria riflessione; naturalmente mi rendo conto che sono scuole e situazioni diverse, valuta tu, magari parlane ancora con la maestra e fatti spiegare meglio le motivazioni della sua proposta. 😉

    1. Cara Nami8,
      è proprio come dici: dobbiamo imparare ad accettare quello che abbiamo anche se non sempre ci piace, pensando che sia per il nostro meglio. Non sempre è facile, io ci provo, ma spesso-spessissimo- inciampo. Leggere di esperienze simili rende senz’altro più saldi e fiduciosi. Perciò: GRAZIE !
      Romana

  22. Alessandra

    Per Paola: a Milano l’ass. teen star forma educatori che possano poi proporre corsi sull’affettività ed è un corso molto bello. Forza, formati e la prossima volta potresti essere tu ad organizzare un incontro sul tema!
    Per Sara: vorrei dire altre cose sulla tua lettera, sull’essere madri, sulla scuola…comunque in linea di massima non mi preoccuperei di quello che dice la maestra, 8 ore a scuola sono veramente tante per un bambino. Io ho il senso di colpa per averli iscritti al tempo pieno!!!

  23. Valeria

    Ho 4 figli e lavoriamo entrambi. Non potrei proprio stare a casa. Affitto, rata macchina ( che ovviamente deve essere almeno omologata per sei) asilo nido etc etc… mi piacerebbe restare a casa? Si e no… Si, almeno fino a quando i piccoli non hanno tre anni e no, dopo me ne ritornerei al lavoro… Ma sono solo mie fantasie. Non si può, punto e basta. Quindi non credo che si debba fare delle divisioni così nette, chi vuole e chi non vuole, chi può o chi non può perché in realtà solo alcune donne,per circostanze non volute da loro ( licenziamento ) e altre per scelta stanno a casa a fare la mamma a tempo pieno. Ma per chi ha un lavoro e non può lasciarlo per X motivi non ha scelta. È così e basta. Che piaccia o no. Ed é così che per sopperire alla mancanza della presenza giornaliera li mando a letto alle 10 di sera, in modo da stare un po’ di più con loro e la casa la lascio per ultima. Anzi, a volte non la considero proprio.

  24. Sara

    Grazie per questa bella lettera, e per i tanti bei commenti: sara s, nami8, Romana Passante, Giuliana, Alessandra…
    E’ bello vedere così tante risposte positive e gioiose alle vostre vocazioni! Anch’io sono insegnante e, se il Signore mi concederà la sua grazia, un giorno spero anche mamma e sento sulla pelle le vostre parole, l’amore per i nostri ragazzi e la consapevolezza che le fatiche e le gioie di questo nostro servizio alla vita sono doni di Dio e rispondono al Suo disegno per noi! Un abbraccio fraterno a tutte voi!

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