La fortuna dei redenti

di Giacomo Biffi 

Gesù di Nazaret, nato a Betlemme duemila anni fa, morto crocifisso e dissanguato sull’altura del Golgota, è risorto e oggi è vivo: veramente, realmente, corporalmente vivo.

Un gruppo di donne ansiose e spaventate, un gruppo di uomini increduli e senza speranza, sono progressivamente arrivati a questa certezza, incalzati da una serie di esperienze inconfutabili: prima il sepolcro aperto e vuoto, segno che alla morte la sua più ambita preda era stata ritolta; poi l’annunzio dell’angelo, messaggero splendente del cielo (“è risorto, non è qui”); infine l’incontro aperto con lo stesso Maestro amato, ritornato alla vita.

I medesimi occhi che l’avevano contemplato agonizzante sul patibolo, adesso lo vedono eloquente e palpitante nel fulgore di un’esistenza nuova. Le medesime mani che avevano composto nella tomba le sue membra inerti, adesso lo toccano e lo stringono vivo e concreto, tanto che possono mettere il dito nelle sue mani piagate e la mano nella ferita del suo costato (cf Gv 20,27).

Questa fede dei primi discepoli ha raggiunto tutte le regioni della terra, ha attraversato i secoli ed è arrivata a noi. E noi stanotte, qui come in tutte le chiese del mondo, ancora una volta l’abbiamo proclamata; e ci siamo lasciati avvolgere dalla sua luce e permeare dalla sua gioia.

“Sarete miei testimoni fino agli estremi confini della terra” (cf At 1,8), aveva detto agli Apostoli. Essi hanno obbedito, anche a prezzo del loro sangue. La loro parola è giunta fino a noi, e così anche noi abbiamo avuto la fortuna di celebrare la Pasqua del Signore.

Il germe della verità salvifica e della vita risorta è penetrato nel nostro essere mediante il battesimo. Rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo, secondo la parola di Gesù (cf Gv 3,5) diventiamo “figli della luce” (cf Gv 12,36) e “figli della risurrezione” (Lc 20,36), e tutta la realtà ai nostri occhi si trasfigura: i giorni dell’uomo, che sembrano così spesso vani e insignificanti, acquistano uno scopo e una mèta; il dolore si apre a una speranza; la solitudine ha una compagnia, il peccato ha un perdono; la morte diventa l’ingresso a un’esistenza più vera.

* * *

“Sarete miei testimoni”: adesso gli “apostoli” siamo noi, tocca a noi portare ai nostri contemporanei la “buona notizia” della vittoria pasquale. Domandiamo allora, in questa “santissima notte”, la grazia di saper rendere la nostra apostolica testimonianza con le parole e con la vita.

Dobbiamo testimoniare che la vita ha uno scopo. In una società che amplifica ed esalta i mezzi e gli agi, mentre ignora e censura le ultime finalità e le ragioni, i credenti nella risurrezione mostrino e dimostrino senza pavidità che non nell’egoismo individualistico, non nel permissivismo senza regole, non nelle varie evasioni deliranti va ricercata la strada per arrivare alla felicità, ma nella perenne novità della rivoluzione cristiana. Solo il Signore risorto può ridare senso e bellezza ai giorni dell’uomo.

Dobbiamo testimoniare che il dolore ha una luce di speranza. Chi si rifiuta di collegarlo col mistero della sofferenza e della gloria di Cristo, non lo elimina e non lo riduce; soltanto lo rende un’assurdità atroce che non può essere sopportata. Al chiarore dell’evento pasquale invece la sofferenza umana si sublima e si rivela nella sua autentica natura di prova, di purificazione, di redenzione, di premessa alla gioia che non vien meno.

Dobbiamo testimoniare che la solitudine umana ha una compagnia, perché Cristo risorto è davvero vicino a ciascuno di noi. Mai come oggi l’uomo si sente così spesso derelitto ed estraniato, nel suo ambiente di lavoro, nella sua città, perfino nella sua famiglia. Mai come oggi avverte la necessità pungente di qualcuno che lo ascolti, che lo conforti, che l’aiuti. Ogni comunità cristiana è interpellata da questo isolamento multiforme, che domanda il soccorso della sua attenzione e del suo amore fraterno così che appaia meno astratta e lontana la promessa di colui che ha detto: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Dobbiamo testimoniare che non c’è peccato che non possa avere perdono. Non c’è vita sbagliata, non c’è abitudine cattiva, non c’è sgomento di rimorso, che non trovi in Cristo riparazione e ripresa. Il Figlio di Dio è morto per noi, per liberarci da ogni possibile male; ed è risorto perché ogni esistenza, per quanto contaminata e deteriorata, rinasca in una riconquistata purezza e ritrovi la sua vocazione all’autentica gioia.

Dobbiamo testimoniare che la morte diventa, in Cristo risorto, il transito sereno dalle tristezze della terra al lieto splendore del Regno di Dio. Non è più la catastrofe che annienta e vanifica tutto; non è più il salto nel baratro orrendo del nulla; non è più la sconfitta dell’uomo, definitiva e senza rivincita. E’ anzi la nostra piena realizzazione, è il passaggio al mondo eterno, dove tutto si invera, dove ogni nostro anelito si placa, dove si ricostituisce la comunione gratificante con coloro che abbiamo amato e che ci hanno amato.

* * *

“Sarete miei testimoni”.

Grande, come si vede, è la fortuna dei redenti e rinnovati dalla Pasqua del Signore, grande è la fortuna del popolo dei battezzati.

Ma grande è anche il compito che essi ricevono dal Risorto, alta e impegnativa la loro missione. Colui che ce l’affida, proprio perché possiamo rendergli una buona testimonianza non manca mai di effondere su di noi – dalla destra del Padre dove regna glorioso – il vigore, la consolazione, il coraggio del suo Spirito di verità.

OMELIA NELLA SANTA MESSA DELLA NOTTE NELLA SOLENNE VEGLIA PASQUALE
Sabato 22 aprile2000 – ore 22,30 – Cattedrale San Pietro

* * *

PS Grazie ad Alessandro (naturalmente)

59 pensieri su “La fortuna dei redenti

    1. lidia

      Noooo!!! Oggi è tutto diverso! Sembra uguale, ma non lo è. Per niente! Davvero! Sempre le solite guerre, la solita tristezza, i soliti poveri, i soliti anziani soli…ma : 1) non finisce qui. Ci aspetta un’eternità di gioia. ma non solo: 2) Dio promette cento volte tanto in QUESTA vita, ergo…diamoci da fare per aiutare poveri, anziani, tristi, per portare la pace. E se fossimo noi ad avere bisogno d’aiuto… Dio provvederà (da sé e mettendo nel cuore a qualcuno di aiutarci). Beh non lo so dire molto bene ma è così, Pasqua cambia tutto. Tanti tanti auguri!

    2. Alessandro

      “E ora? (sempre tutto uguale a prima, o anche peggio, considerando le cose)”

      No, cambia tutto. Se Cristo non fosse Risorto,

      1) il dolore sarebbe un’atroce assurdità. Invece “al chiarore dell’evento pasquale invece la sofferenza umana si sublima e si rivela nella sua autentica natura di prova, di purificazione, di redenzione, di premessa alla gioia che non vien meno”.

      2) la morte sarebbe l’epilogo definitivo e irrevocabile di una vita senza senso e orientamento. Invece “la morte diventa, in Cristo risorto, il transito sereno dalle tristezze della terra al lieto splendore del Regno di Dio. Non è più la catastrofe che annienta e vanifica tutto; non è più il salto nel baratro orrendo del nulla; non è più la sconfitta dell’uomo, definitiva e senza rivincita. E’ anzi la nostra piena realizzazione”

      Se ti pare poco…

      Certo, tutto ciò se Cristo è Risorto. Ma Cristo è Risorto, è il Vivente.

    3. Gabriele

      Può sembrare paradossale, ma sicuramente NON è tutto uguale a prima.
      Un caro augurio di una Santa Pasqua a tutti.

  1. …lasciamo perdere…
    Ognun per sé (e cioè fa da sè, pensa da sé [non solo per sé]e Dio per tutti, TUTTI VOI, non per me, grazie, io RIFIUTO che qualcuno pensi per me)

    1. Alessandro

      Fa’ come ritieni.
      Rifiuti che qualcuno pensi per te (e anch’io – detto per inciso – lo rifiuto).
      Ma nei tuoi (rigorosamente tuoi) pensieri potresti essere visitato da questo pensiero, che non hai nessuno strumento logico-razionale per rigettare come contraddittorio: non è possibile che uno sia venuto al mondo per te, per donarsi a te, per ottenerti la salvezza? All’insegna del motto “ognun per sé”, rifiuteresti l’opera di questo tale che agisce all’insegna del motto “io vivo perché si compia il tuo bene”. Lo inviteresti a non impicciarsi negli affari tuoi?

      1. Non credo che Lui si voglia impicciare per forza dei miei affari o che, comunque, non se ne impiccerebbe se io non volessi che se ne impicciasse, considerato il Suo carattere, come tu lo presenti. Forse, a questo punto, dovrei accettare il fatto che se ne impicci? (ammesso che se ne impicci)Non ci perderei nulla, no?

        1. Alessandro

          Il Risorto incessantemente opera perché ciascuno si ponga alla Sua sequela, cioè opera incessantemente per impicciarsi degli affari tuoi (e miei), per attirarti a Sé e a Sé associarti facendoti accantonare le tue (le mie) resistenze a seguirLo. Non coarta la libertà di alcuno: ciascuno è libero di rifiutarLo, ma nessuno ha in potere di farLo desistere dall’attrarre a Sé ogni singolo essere umano.
          A chi si arrende a questo benefico assedio non tocca alcuna umiliazione della propria umanità, ma il compimento pieno dell’umana vocazione.
          Però, se lo si accetta, non si può barare: il Risorto chiede di essere amato senza riserve, come Egli ama, se fingiamo di amarlo se ne accorge. E ci facciamo del male, perché solo dal seguirLo con genuina dedizione amorosa possiamo attenderci ogni nostro bene, ogni nostro autentico guadagno.

      1. E te? (anche io senza ironia)
        Io, ad ogni modo, la Pasqua mi piace anche a me perché è una festa antica, di primavera, perché c’è l’odore degli agnelli arrosto, c’è gli olivi benedetti in giro, mi ricordo mia mamma li portava sempre a casa e diventavano secchi dietro ai quadri della madonna, c’è le nuvole che volano nel vento, c’è il sole, la pioggia a scrosci, e questo mi basta, a me.
        Questa per me è la Pasqua!!!

        1. C’è un San Francesco che cinguettava con gli uccellini…parlava con i cani, gatti…Diceva: fratellini miei quanto siete buooooniii, paaaaace con voi. Guardate quanto è bello il cielo….basta guardare il cielo….Nient’altro, i ruscelli poi..chi sa se parlava anche con l’acqua…
          Peccato che questo NON era San Francesco, ma un interpretazione di comodo.
          Non importa un fico secco che cos’è per TE la Pasqua, Alvise.
          Importa invece molto che cosa sia la Pasqua per Cristo e per noi che crediamo in Lui.
          Questa qui, è soltanto l’antifona della vita, quella vera viene dopo.
          E la giornata di oggi n’è la conferma, Alvise.

  2. 61Angeloextralarge

    Grazie per questo post! Ovviamento lo copio perché è da “mettere in onda” il più possibile! Smack! 😀
    Questa sfilata di “dobbiamo” è un bel corso per la patente spirituale.
    Auguri a tutti! Ovunque oggi siate, con qualsiasi umore vi siate alzati, con chiunque oggi siate! Pasqua è Pasqua! Non c’è altro da aggiungere! 😀

  3. Erika

    Ansiosa, spaventata, incredula e senza speranza.
    Così ci si sente, così mi sento anch’io in questo periodo, dopo aver perso la mia carissima nonna e aver saputo che ben due amici stanno molto male.
    Il messaggio cristiano e’ veramente bellissimo, per questo prego Dio che mi illumini, che mi aiuti ad avere fede. Perché così sto proprio male.
    So che ci sono tante cose più urgenti, ma, se potete, dite anche voi una preghiera per me.
    Buona Pasqua a tutti, di cuore.

    1. Alessandro

      Un abbraccio fraterno! Che il Risorto, Dio della pace, ti doni la pace del cuore.

    2. 61Angeloextralarge

      Erika: ha ragione Paolo! CI RICORDIAMO DI TE! Un abbraccio enorme! 😀

    3. Roberto

      Non esiste nessuna preghiera più urgente, non esiste intenzione più bella, che quella di affiancare un’anima che anela sincera al Padre che non ha ancora gustato.
      I Cieli stessi trattengono il fiato per ascoltare una preghiera così, e quando il Signore l’accoglie esultano, più che se Lui avesse creato dal nulla tutto un universo nuovo e senza macchia.
      E’ la Pasqua del Signore. Coraggio!

    4. Cara Erika!
      Ad um grido così sincero ed afflitto, come vedi non riusciamo a non accoglierlo nemmeno noi, poveri peccatori! Come può Lui non ascoltarci se lo chiediamo in coro?
      Tanti, cari, sinceri auguri e preghiere da parte mia!

    5. Laura C.

      Prego per te!… Tu, ricordati di Roberto, un mio amico gravemente malato… Grazie di cuore

    1. Alessandro

      “La morte è stata ingoiata per la vittoria.
      Dov’è, o morte, la tua vittoria?
      Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
      Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.
      Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!”

      (1Cor 15, 54-57)

  4. Alessandro

    “Giunga a tutti voi la voce esultante della Chiesa, con le parole che l’antico inno pone sulle labbra di Maria Maddalena, la prima ad incontrare Gesù risorto il mattino di Pasqua. Ella corse dagli altri discepoli e, col cuore in gola, annunciò loro: “Ho visto il Signore!” (Gv 20,18).

    Anche noi, che abbiamo attraversato il deserto della Quaresima e i giorni dolorosi della Passione, oggi diamo spazio al grido di vittoria: “E’ risorto! E’ veramente risorto!” […]

    Cari fratelli e sorelle! Se Gesù è risorto, allora – e solo allora – è avvenuto qualcosa di veramente nuovo, che cambia la condizione dell’uomo e del mondo. Allora Lui, Gesù, è qualcuno di cui ci possiamo fidare in modo assoluto, e non soltanto confidare nel suo messaggio, ma proprio in Lui, perché il Risorto non appartiene al passato, ma è presente oggi, vivo.

    Cristo è speranza e conforto in modo particolare per le comunità cristiane che maggiormente sono provate a causa della fede da discriminazioni e persecuzioni. Ed è presente come forza di speranza mediante la sua Chiesa, vicino ad ogni situazione umana di sofferenza e di ingiustizia.”

    (Benedetto XVI, Messaggio Pasquale)

    http://press.catholica.va/news_services/bulletin/news/29042.php?index=29042&po_date=08.04.2012&lang=it

  5. Buona Pasqua a tutti
    Alvì, pure a te. In settimana ti passo sulla testa, non mi aspetto nessuna pira cuoriforme ma magari un salutino, ok?
    Ho preparato il casatiello, non l’avevo mai fatto, sempre solo mangiato. E’ venuto proprio buono.
    Un abbraccio a tutti, pure a quelli con cui di solito litigo. Anzi soprattutto a loro.

        1. Alvise:

          Dovevo pur fare un po’ di pubblicità alla provincia di Bolzano! 😉
          Comunque sarebbe una competizione cui assisterei con estrema curiosità: fuochi del Sacro cuore vs. pire cuoriformi d’amore delle sterpaie toscane… 🙂

  6. 61Angeloextralarge

    Oggi non possiamo dimenticarci della Madre!

    O Maria, Madre della speranza,
    Tu che hai conosciuto la fragilità dell’uomo
    attraverso la sofferenza del Tuo figlio,
    volgi i tuo sguardo materno
    a ogni sofferenza e debolezza umana.
    Tu che hai sperato contro ogni speranza
    sotto la croce del Tuo Figlio,
    infondendo fiducia ai discepoli smarriti e delusi,
    ottieni per tutti noi la consolazione della speranza.
    Noi ti preghiamo, o Madre della speranza:
    chiedi al Tuo Figlio che abbia misericordia
    e ci sostenga nei momenti più bui della vita.
    Intercedi per noi affinché viviamo nel tempo
    con la speranza dell’eternità
    per contemplare così con gioia
    la gloria di Cristo Risorto.
    Amen!

    1. Alessandro

      Maria e il Figlio Risorto secondo Giovanni Paolo II

      “Dopo la deposizione di Gesù nel sepolcro, Maria “rimane sola a tener viva la fiamma della fede, preparandosi ad accogliere l’annuncio gioioso e sorprendente della resurrezione” (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 3 aprile 1996, p. 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 1 (1996) 912). L’attesa vissuta il Sabato Santo costituisce uno dei momenti più alti della fede della Madre del Signore: nell’oscurità che avvolge l’universo, Ella si affida pienamente al Dio della vita e, riandando alle parole del Figlio, spera nella realizzazione piena delle divine promesse.

      I Vangeli riportano diverse apparizioni del Risorto, ma non l’incontro di Gesù con sua Madre. Questo silenzio non deve portare a concludere che dopo la Resurrezione Cristo non sia apparso a Maria; ci invita invece a ricercare i motivi di una tale scelta da parte degli evangelisti.

      Ipotizzando una “omissione”, essa potrebbe essere attribuita al fatto che quanto è necessario per la nostra conoscenza salvifica è affidato alla parola di “testimoni prescelti da Dio” (At 10, 41), cioè agli Apostoli, i quali “con grande forza” hanno reso testimonianza della risurrezione del Signore Gesù (cfr At 4, 33). Prima che a loro, il Risorto è apparso ad alcune donne fedeli a motivo della loro funzione ecclesiale: “Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno” (Mt 28, 10).

      Se gli autori del Nuovo Testamento non parlano dell’incontro della Madre con il Figlio risorto, ciò è, forse, attribuibile al fatto che una simile testimonianza avrebbe potuto essere considerata, da parte di coloro che negavano la resurrezione del Signore, troppo interessata, e quindi non degna di fede.
      […]

      La Vergine, presente nella prima comunità dei discepoli (cfr At 1, 14), come potrebbe essere stata esclusa dal numero di coloro che hanno incontrato il suo divin Figlio risuscitato dai morti?

      3. E’ anzi legittimo pensare che verosimilmente la Madre sia stata la prima persona a cui Gesù risorto è apparso. L’assenza di Maria dal gruppo delle donne che all’alba si reca al sepolcro (cfr Mc 16, 1; Mt 28, 1), non potrebbe forse costituire un indizio del fatto che Ella aveva già incontrato Gesù? Questa deduzione troverebbe conferma anche nel dato che le prime testimoni della resurrezione, per volere di Gesù, sono state le donne, le quali erano rimaste fedeli ai piedi della Croce, e quindi più salde nella fede.

      Ad una di loro, Maria Maddalena, infatti, il Risorto affida il messaggio da trasmettere agli Apostoli (cfr Gv 20, 17-18). Anche questo elemento consente forse di pensare a Gesù che si mostra prima a sua Madre, Colei che è rimasta la più fedele e nella prova ha conservato integra la fede.

      Infine, il carattere unico e speciale della presenza della Vergine sul Calvario e la sua perfetta unione con il Figlio nella sofferenza della Croce, sembrano postulare una sua particolarissima partecipazione al mistero della risurrezione.

      4. Essendo immagine e modello della Chiesa, che attende il Risorto e che nel gruppo dei discepoli lo incontra durante la apparizioni pasquali, sembra ragionevole pensare che Maria abbia avuto un contatto personale col Figlio risorto, per godere anche lei della pienezza della gioia pasquale. […]

      Nel tempo pasquale la comunità cristiana, rivolgendosi alla Madre del Signore, la invita a gioire: “Regina Coeli, laetare. Alleluja!”, “Regina del cielo, rallegrati. Alleluja!”. Ricorda così la gioia di Maria per la risurrezione di Gesù, prolungando nel tempo il “rallegrati” rivoltole dall’Angelo nell’annunciazione, perché divenisse “causa di gioia” per l’intera umanità.”

      (Benedetto XVI, Udienza generale, 21 maggio 1997)

  7. Alessandro

    “il quale [Dio] vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità.
    Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti.” (1Tm 2, 4-6)

    Breve riflessione: l’uomo può escludersi liberamente dalla salvezza, ma Dio vuole che TUTTI gli uomini siano salvati. E come possono salvarsi? Tramite l’unico “mediatore fra Dio e gli uomini”, Gesù Cristo, il quale, poiché Dio vuole che
    TUTTI gli uomini siano salvi, “ha dato se stesso in riscatto per TUTTI”.
    Tutti dunque possono salvarsi, e lo possono in virtù del riscatto operato da Cristo (soprattutto morendo e risorgendo).
    Solo ed esclusivamente in Cristo, unico mediatore, e in virtù del riscatto da Lui operato è possibile salvarsi: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12).

    Ecco perché la Resurrezione di Cristo è così fondamentale: essa rende possibile la salvezza universale, cioè la salvezza per tutti gli uomini. Se Cristo non fosse risorto, vi sarebbe salvezza per nessuno. Risorgendo Cristo, la salvezza è possibile per tutti.

  8. Ciao a tutti, e buona Pasqua specialmente ad Erika e Alvise!

    (Fefral: anche mio marito ha fatto il casatiello – quello delle paste lievitate è lui, io sono una super-schiappa! – ed è venuto spettacolare!)

  9. “I preti sono teatranti che rappresentano qualcosa di sovrumano a cui devono dare un carattere sensibile, di ideali, o di Dei, o di redentori: in ciò trovano la loro vocazione, e per ciò posseggono gli istinti necessari; per rendere la cosa più credibile, devono spingersi più lontano possibile nell’imitazione; la loro accortezza deve soprattutto suscitare in loro stessi la “buona coscienza” necessaria per persuadere davvero qualcuno.”

    Flaubert

    1. Alessandro

      Clave Staples Lewis (l’autore delle famose Lettere di Berlicche), ricordando il tempo della sua incredulità, confessava: «Negavo l’esistenza di Dio ed ero arrabbiato con lui perché non esisteva».

  10. Alessandro

    “È pertanto fondamentale per la nostra fede e per la nostra testimonianza cristiana proclamare la risurrezione di Gesù di Nazaret come evento reale, storico, attestato da molti e autorevoli testimoni. Lo affermiamo con forza perché, anche in questi nostri tempi, non manca chi cerca di negarne la storicità riducendo il racconto evangelico a un mito, ad una “visione” degli Apostoli, riprendendo e presentando vecchie e già consumate teorie come nuove e scientifiche.” (Benedetto XVI, Udienza generale, 15 aprile 2009)

    “La risurrezione di Cristo non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie poste a vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio. E’ una luce diversa, divina, che ha squarciato le tenebre della morte e ha portato nel mondo lo splendore di Dio, lo splendore della Verità e del Bene.”
    (Benedetto XVI, Messaggio Pasquale, 24 aprile 2011)

  11. Alessandro

    “«Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede.Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo » (1 Cor 15,14s).
    Con queste parole san Paolo pone drasticamente in risalto quale importanza abbia per il messaggio cristiano nel suo insieme la fede nella risurrezione di Gesù Cristo: ne è il fondamento.

    La fede cristiana sta o cade con la verità della testimonianza secondo cui Cristo è risorto dai morti. Se si toglie questo, si può, certo, raccogliere dalla tradizione cristiana ancora una serie di idee degne di nota su Dio e sull’uomo, sull’essere dell’uomo e sul suo dover essere – una sorta di concezione religiosa del mondo –, ma la fede cristiana è morta.

    Gesù in tal caso è una personalità religiosa fallita; una personalità che nonostante il suo fallimento rimane grande e può imporsi alla nostra riflessione, ma rimane in una dimensione puramente umana e la sua autorità è valida nella misura in cui il suo messaggio ci convince. Egli non è più il criterio di misura; criterio è allora soltanto la nostra valutazione personale che sceglie dal suo patrimonio ciò che sembra utile. E questo significa che siamo abbandonati a noi stessi. La nostra valutazione personale è l’ultima istanza.

    Solo se Gesù è risorto, è avvenuto qualcosa di veramente nuovo che cambia il mondo e la situazione dell’uomo. Allora Egli, Gesù, diventa il criterio, del quale ci possiamo fidare. Poiché allora Dio si è veramente manifestato. Per questo, nella nostra ricerca sulla figura di Gesù, la risurrezione è il punto decisivo.
    Se Gesù sia soltanto esistito nel passato o invece esista anche nel presente – ciò dipende dalla risurrezione.”

    (Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, LEV 2011, pp. 269-70)

  12. «Negavo l’esistenza di Dio ed ero arrabbiato con lui perché non esisteva»
    Come tutti gli anni dal 2004 a questa parte, ho riguardato “The Passion” il venerdì Santo. Quest’anno la cosa che mi è rimasta impressa è stata la rabbia del ladro disperato: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”
    Questa rabbia è quella che provano tanti nella tribolazione, la rabbia, lo sconforto di vedere un Dio che insiste nel coinvolgerci nella nostra salvezza, di chiedere il nostro contributo, anche se questo contributo alla fine stia nel buttarsi nelle sue braccia. Lui non dà segni di potenza eclatanti , dobbiamo fidarci della Sua parola.
    Ecco la differenza dei due ladri, entrambi vedevano l’umanità di Cristo, solo uno vedeva la Divinità.
    Ma dove in quell’uomo crocefisso e messo peggio di lui il ladro speranzoso ha visto questa divinità?
    Certamente non nel potere come intendono gli uomini. Credo proprio che l’abbia percepita nell’amore. Quell’uomo massacrato, distrutto, umiliato che continuava a pregare e a perdonare i propri carnefici, “non sanno quello che fanno”.
    Luce ed ombra, altrimenti non si chiamerebbe fede.

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