Delirio d’onnipotenza

di Raffaella Frullone
Quando mi prende mi parte l’embolo. E siccome mi prende con una
frequenza pari a 5-6 volte al minuto, mi sto convincendo che sia
preoccupante. Solo che è più forte di me, chiamatela natura, istinto,
non lo so, ma credo che la mia patologia sia ormai in stato avanzato e
soprattutto irreversibile.

A consolarmi resta il fatto che da quello che vedo ne è affetto gran
parte del genere femminile, quindi i casi sono due, o è un difetto di
fabbrica, e allora chiedo un intervento della Casa madre, che ci
richiami, come è successo in Francia per le protesi al seno,e ripari
il guasto, oppure è giunto il momento di una class action per chiedere almeno
che le terapie  siano almeno mutuabili.Dal fuori può addirittura sembrare un pregio: la nostra sensibilità, dico,
l’empatia, la partecipazione alle gioie e soprattutto ai drammi di chi
ci sta vicino (ma anche non vicinissimo),  l’irrefrenabile istinto di
prendere il fazzoletto e soffiare il naso
se vediamo un bambino con la candela a mezza bocca, anche se il
bambino in questione è a 10 metri  da noi, dall’altra parte della
strada e cammina con due
sconosciuti, l’indomabile desiderio di attraversare la tangenziale est
alle 9 di mattina per accompagnare la migliore amica dal ginecologo
anche se ha soltanto una piccola ciste,
sfidare la ressa dei saldi per comprare la sciarpa di seta rossa così
necessaria alla nostra vicina di casa che ha il colloquio della vita.
Alzarsi  si scatto e iniziare a correre dove c’è bisogno.E’ che se non lo facciamo ci si contorce il fegato e ci si chiude lo
stomaco ( a dire il vero il mio sia apre ancor di più, ma fa parte
delle famose eccezioni), non riusciamo a rimanere indifferenti.
Uno dei casi più gravi è la mia amica Jessy, e lo si vede davanti allo
schermo, uno qualsiasi. Che sia il cinema, o la tv, lo schermo del pc,
anche spento, lei si commuove. Piange. Non è che piange solo guardando “Via col vento”, o “Shindlers’ list” no, l’ho vista piangere al cinema mentre
guardava “Ace Ventura”, gli occhi si inumidiscono quando sente il
tg, addirittura ho visto le lacrime fare capolino durante il Meteo di
Bergamo tv o quando suo padre mette le notizie del televideo sulla
pagina del traffico.

E’ che noi siamo così, istintivamente partecipiamo. Ecco perché
aspettiamo per anni il principe azzurro, perché abbiamo partecipato
così tanto alle favole che abbiamo sentito da piccole che le facciamo
nostre. Il sintomo che mi, anzi ci, prende è la risposta a questa reazione di
empatia, e si chiama delirio di onnipotenza.

Lo so che qualcuna starà tentando di negare, e questo è uno dei
sintomi chiave dell’irreversibilità della patologia da cui, in misura
diversa, tutte siamo affette. Funziona così. Accade che incontri
l’amica del cuore che va al suo primo appuntamento e ha un’unghia
scheggiata? Se potessi non solo le faresti la manicure tu stessa, ti
mozzeresti la mano con le unghie laccate per non metterla in questa
drammatica situazione. La collega è in difficoltà per gli orari di lavoro e deve andare a portare la madre in ospedale? Vorresti contemporaneamente fare il lavoro al posto suo, e accompagnare la madre in ospedale.

Un’ amica del liceo ti chiama e ti dice che le hanno trovato la tiroide di Hashimoto? Mentre ancora stai parlando con lei al telefono sei già su internet a studiare la malattia nel frattempo col telefono stai già facendo il numero dell’amico gastroenterologo dell’ospedale x che sicuramente ti può dare il numero di un endocrinologo all’altezza da dare alla tua amica. Incontri dal
panettiere la tua vicina di banco delle medie che ti racconta di aver scoperto, a
due mesi dal matrimonio, che il  futuro marito ha dei seri problemi di
alcolismo? Molli il pane, dimentichi il resto, congeli momentaneamente
il fatto che di lì a due ore devi consegnare una relazione di 70 pagine e tiri fuori dalla borsa l’agenda di 5 anni fa sulla quale avevi appuntato il numero di un amico che lavora al servizio alcolisti anonomi, lo chiami e due minuti dopo sei in macchina che accompagni la promessa sposa.

Funzioniamo più o meno così. Solo più velocemente e con più cose
insieme. Qualcuno, ad un certo punto della vita, ci deve aver convinto
che noi siamo su questa terra per salvare il mondo. Fortunatamente le
cabine telefoniche sono in via d’estinizione, altrimenti vedremmo di
continuo delle donne entrarci vestite normalmente e uscire con la
tutina da Wonderwoman, naturalmente corredata di tacco 12 gridando “ci
penso io” e cercando di risolvere qualunque situazione possa causare il
più piccolo dei dispiaceri ad una persona a noi cara, ma
obiettivamente anche non carissima, direi anche quasi estranea.

E questa è solo la prima, inquietantissima fase, perché poi
immancabilmente succede che se la persona che noi abbiamo deciso di
volere a tutti costi salvare non mette in atto esattamente il
consiglio che le abbiamo dato noi, che ovviamente è l’unico in grado
di dare una svolta alla sua esistenza, ecco che ricomincia a
contorcersi il nostro fegato. Il delirio di onnipotenza infatti fa
malissimo, crea stati d’ansia, sudorazioni, battito accelerato,
insonnia, deliri di ogni ordine e grado (lo dico per tutte: inseguire
con una macchina altrui, il marito/fidanzato/partner di denominazioni
varie  di un’amica, solo perché nella tasca del suo cappotto è finito
un evidenziatore
rosa quindi sicuramente ha l’amante, è delirante).

E se questo succede per i problemi gestionali, relazionali ed
estetici, immaginiamoci che fine fanno i nostri organi interni quando
una persona a noi cara sta male. Quando vorremmo essere un medico per
monitorare tutto, un ricercatore per cercare la cura giusta,
l’inferimiere che sa esattamente di cosa c’è bisogno e soprattutto,
vorremmo essere noi a soffrire al posto suo.  Ed è il nostro cuore che
si stringe quel dolore che sentiamo di fronte ad una persona cara
ferita, o sola. E di nuovo vorremmo soffrire al posto suo.

Dopo 30 anni comincio vagamente a intuire due cose, la prima è che non
si può. La seconda è che dovrei comprarmi una di quelle magliette che
girano da qualche anno: “Dio esiste, ma non sei tu, rilassati…”.

E’ che a forza di affrontare i problemi in modalità multitasking h24
ci siamo convinte di poter controllare e modificare ogni cosa, purtroppo, o anzi direi per fortuna, non è così.

Esistono le famose vie del Signore, che oltre ad essere infinite, sono pure
sconosciute, perché se le conoscessimo in anticipo, come minimo
prenderemmo la strada opposta. Esisterebbe anche il cammino di
ciascuno, e Dio, oltre ad avere il tempo di occuparsi di noi, pare che
lo faccia anche con gli altri e a volte le cose che accadono, sono
parte del progetto divino sulle vite, appunto, degli altri. Detto
altrimenti, a volte potrebbe anche essere che non stia parlando con
noi e che il nostro intervento sia fuori tema.

Ammetto che mi ci è voluto un po’ a capirlo, ma quando è successo che
per aiutare un’amica a ritrovare la serenità col marito dopo un
periodo di tensione è finita che non solo non si erano riavvicinati,
ma avevano iniziato a litigare coi figli, i genitori e i parenti fino
al quarto grado un dubbio mi è venuto, ma non è stato sufficiente. Il
Signore mi ha dovuto mettere sulla strada un cartello catarifrangente
con la scritta: “Ci penso io” sbarrata, tipo divieto di accesso. C’era
anche  il sottotitolo in scorrimento: “hai già fatto abbastanza danni,
fermati. Apprezziamo le buone intenzioni, ma non il resto”.

Ovviamente generalmente il cartello stradale non lo vedo e se lo vedo
non lo leggo, perché sono una donna, così il Signore, nella sua
infinita misericordia, sta lì e pazienta. E magicamente, ad un certo
punto, qualunque sia il problema, dalla ricerca del parcheggio fuori
dall’ospedale all’orario visite, alla diplomazia necessaria per
salvare il matrimonio altrui, dicevo a un certo punto perfino io
riconosco che non ce la posso fare. Così alzo bandiera bianca, ripongo
nella cabina armadio il vestito da WonderWoman e tiro fuori il Rosario
e,  finalmente, se riesco a non distrarmi pensando a cosa farò dopo il
lavoro,  cerco di fare l’unica cosa che mi resta: affidare tutto alla
Madonna e al Signore. Tutti i drammi del giorno, i desideri
inespressi, i dolori e le fatiche di chi mi sta intorno.

Nonostante tutte le volte in cui io sia stata ascoltata, ancora fatico
a capire che questa è l’unico autentico modo per aiutare le persone a
me care e che senza questo, ogni eroico sforzo, risulta inutile.
Fossi stata io uno dei Magi mi sarei messa a calcolare la strada più
breve, a fare il tragitto più confortevole, e certamente non mi sarei
presentata con un solo regalo, ma almeno con 75 oggetti diversi che
vanno dal tiralatte alla crema per le smagliature, avrei perfino
portato nella mangiatoia un fornetto elettrico. Soprattutto
concentrata come sono sulla dimensione orizzontale, non avrei visto
l’enormità di stella che mi stava sopra la testa,  enorme e dieci
volte più luminosa del cartello catarifrangente.
Per fortuna non ci ho pensato io, per fortuna ci ha pensato Lui.

 

46 pensieri su “Delirio d’onnipotenza

    1. Umberto

      In effetti questo post di Raffaella ha molti punti in comune con quanto ho letto nel libro di Costanza. Resto divertito e incuriosito, ma sopratutto resto tanto sorpreso da quanti “mondi diversi” ci sono in questo mondo creato dalla Grande Fantasia del Padre dei Cieli.
      Io da ragazzo (dai 10 ai 15) ero un po’ anomalo, odiavo il calcio, mi preoccupavo di come i miei amici e compagni potevano reagire alle mie reazioni o ai miei consigli o a quelli degli altri. Era un mondo totalmente maschile, le ragazze sono arrivate più tardi.
      Mi resi conto che più mi impegnavo e più ottenevo risultati opposti e ci soffrivo molto. Le conseguenze furono “uno splendido” isolamento che oggi a distanza di decenni credo in parte fosse voluto dagli altri che mi vedevano “diverso” ed in parte fosse effetto di una mia reale diversità (che resta tutt’oggi).
      Ero una sorta di “grillo saggio” con venature di follia, che tutti non sapevano come qualificarmi ne inquadrarmi . Non ero un “leader” (come lo ero stato da bambino) e non ero gregario. Non ero seguito, ne seguivo. Non concepivo tutte le scemenze maschili di quell’età, ne quelle di quegli anni postessantotteschi. Ero un solitario che usciva con la sua motocicletta, faceva viaggi, osservava la natura, scriveva poesie e soffriva una profonda solitudine rotta da un solo rapporto col mondo, quello profondo e viscerale (con identificazione reciproca) che avevo con mia madre.
      Poi la mia vita cambiò con gli studi universitari e con il lavoro, con la mia prima fidanzata (a 25 anni !!!) ed oggi ripenso a quegli anni tormentati come ad un sogno sempre presente dove Dio non è mai mancato.
      Se Lui fosse mancato non so cosa avrei fatto…sicuramente qualcosa di disperato. Ed invece le mie poesie erano scritte per Lui, erano Inni a Lui, erano riflessioni su di Lui. Cristo era il mio mondo. Intorno a me la Chiesa non c’era, erano gli anni ’70 quelli del caos e la gente più benevola mi liquidava dicendo che ero un “mistico” (e quindi alieno), gli altri un pazzo.
      Per cui la mia possibilità ed il mio bisogno di confrontarmi, consigliare ed aiutare gli altri nei rapporti con l’altro sesso, come nel confronto tra maschi era ben presto imploso in una introspezione silenziosa che confluiva in riflessioni a getto continuo su pezzi di carta che leggeva solo mia madre. Non avrei potuto dire nel rapporto con gli altri “ci penso io” neppure lontanamente.
      Ci furono solo un paio di eccezioni con ragazzi che avevano un grande ascendente su tutti e che mi cercavano segretamente aprendosi con me come si fa con lo psicologo. Ed in seguito debbo dire mi hanno cercato sempre con gratitudine .
      Spaventava di me le idee estremamente chiare, la sicurezza, il fatto che non avevo paura di mettermi in gioco. E soprattutto la serietà dava fastidio, tutto per loro era gioco, passatempo, divertimento, e gli altri erano il mezzo per raggiungere piccoli scopi, ma mai il fine.
      E quindi io avevo un solo amico sul piano affettivo, che poi la pensava in politica in modo opposto al mio. E dato che io non sono mai stato una anima politica (per me il primato su tutto era Dio ed il Suo Regno, non quello imperfetto e fugace degli uomini) finì col contagiarmi su tante idee e ideologie che mi danneggiarono all’epoca (ed erano inconciliabili con il mio modo d’essere).
      Mi crearono infinite contraddizioni ed in seguito feci non poca fatica a staccarmele tutte di dosso. Eppure dentro di me aleggiava un grande bisogno di parlare, di confrontarmi.
      Ho dovuto attraversare un deserto di vent’anni per riuscire oggi finalmente a vivere come avrei sempre voluto, con gli altri, per gli altri attraverso il Cristo.
      Gli uomini, di cui ho, nella media, una pessima opinione, sono esseri chiusi e fragili, pieni di paure che la cultura contemporanea ha smisuratamente ingigantito.
      Io al contrario mi trovavo molto più vicino e d’intesa con le donne (ovviamente non tutte).
      Ma non ero una donna, per cui sono stati rari i casi di vere amicizie femminili.
      Inoltre il mio mondo spaventava (o più semplicemente non interessava) la maggior parte delle teenagers e delle ventenni . Di conseguenza non mi fu affatto facile trovare una ragazza e quando il Buon Dio me la mandò avevo perso ogni speranza . La diffidenza intorno a me mi impediva anche le cose più elementari.
      Naturalmente in famiglia le cose non erano affatto così, tant’è che mia madre mi collocò al dipartimento situazioni familiari disperate. E da quell’ufficio risolsi problemi di fratture interfamiliari con zii, zie etc. che erano incancreniti da ben prima che nascessi.
      Mio fratello minore (di 1 anno) mi chiuse la porta in faccia a 14 anni e non l’ ha più riaperta neppure adesso che sono passati più di 30 anni. Tutt’ora teme ogni mio consiglio (ed aiuto) come fosse vetriolo.
      Entrambi i miei genitori sono morti con la mia attiva presenza continua. Li ho seguiti soprattutto mia madre nella sua lunga malattia in una vicinanza che era soprattutto interiore, e mi sono goduto tutti gli istanti possibili della loro vita e presenza terrena. Per me era come un cibo tenero ed intenso da assaporare secondo per secondo, nel pensiero che poi sarebbe finito e mi sarebbe rimasto solo il ricordo (e la loro costante presenza dal Cielo).
      Oggi tutto mi è più facile e le difficoltà in gran parte sono finite, i miei piccoli sono il Tesoro di Dio su cui investo tutta la mia forza vitale, affetto, bisogno d’aiutare, sostenere, formare (con le buone e talvolta con le cattive). Ma anche con mia moglie, mia suocera, in azienda le cose vengono “da se” (cioè da Lui).
      E soprattutto dopo il lungo periodo del deserto in cui mi ero chiuso in doloroso, sofferto, arrabbiato egoismo interiore, oggi delle mie azioni verso gli altri non cerco mai gli effetti. Sicuramente in famiglia (moglie e figli) è diverso, gli effetti mi si presentano da soli (belli o brutti) e quindi cerco di essere sempre più presente, di fare sempre di più, di correggermi dagli infiniti peccati e limiti in cui mi sbatto.
      Questa mia continua presenza familiare permette a mia moglie di appoggiarsi non poco, e mi va bene, il mio carattere forte (e talora anche un po’ autoritario) non ha problemi su questo.
      Ma è nei confronti di quella dimensione umana extrafamiliare che dopo tanti rifiuti disastrosi e dolorosi oggi colgo una situazione tanto diversa. Non cerco gli effetti causati dalle mie azioni, proprio perché parto dal principio che non mi è permesso dal Mistero di Dio, dal Soffio dello Spirito Santo di sapere e conoscere i disegni in cui Lui mi permette di essere strumento.
      Quando tuttavia mi appaiono sono sorpreso, sgomento della Sua Opera.
      E’ come se mi apparisse nella Sua Maestà davanti al mio nulla. Sicuramente devo molto anche al percorso che ho intrapreso negli ultimi anni sull’insegnamento e la metodologia di Don Giussani. Ma la cosa più grande che si è affacciata nella mia vita di convertito è e resta la Santa Messa ed il senso del Sacro (nel Vetus Ordo) il cui Cuore è la Santa Eucaristia . E’ quello che mi ha cambiato nel profondo.
      Scusate se vi ho rubato troppo tempo, ma mi piaceva cogliere quanto può essere diverso un mondo (il mio) da quello di Raffaella come punto di partenza.
      Il punto d’arrivo al contrario è sempre convergente, è su di Lui.
      Ed è da tener presente che mi sono sempre considerato un egoista chiuso in se che guardava con curiosità (e senso di inferiorità) all’infinita (fino al “masochismo”) disponibilità ed immedesimazione nel prossimo tipica delle donne migliori (quelle più simili e tendenti a Maria Santissima Madre di Dio). Cosa che fa anche quella santa donna di mia moglie (che mi sopporta da 17 anni).

      Umberto

      1. Caro Umberto, innanzitutto grazie di aver messo a nudo la tua anima per noi. Ho aspettato fino a stasera di leggere il tuo lungo commento perché ne intuivo la ricchezza e non volevo sprecarlo.
        Che dire? Riconosco in molte delle cose che hai scritto esperienze che ho vissuto anche io e quindi credo di poter comprendere bene le tue angosce adolescenziali (se qualcuno mi parla dell’adolescenza come dell’età più bella di solito gli sputo in un occhio).
        Credo che Dio ti abbia sorriso in modo specialissimo mettendoti accanto una donna capace di capirti e seguirti in questo percorso così tortuoso (ma non ne esistono di lineari, credi a me) e non posso che benedirlo insieme con te per questa sua Grazia

        1. Umberto

          Grazie Don Fabio di queste tue parole (sai qualche volta dopo aver scritto, come sempre probabilmente troppo, ma riflessioni profonde e personali non è mi è facile farle in poche righe, mi sembra poi di essere l’uomo invisibile…hai capito in che senso ?) .
          Mi scrivi : (se qualcuno mi parla dell’adolescenza come dell’età più bella di solito gli sputo in un occhio) E io gli sputo in quell’altro !!!
          Io nel cuore avevo due vocazioni dedicare la mia vita al Cristo nel Sacerdozio oppure dedicarla ai Doni di Dio, i figli e quindi alla famiglia. Ed il mio deserto era che non riuscivo a trovare il modo vivere nessuna delle due.
          Oggi mi sento felice per la prima volta in vita mia e spero che se il Signore vorrà, ai miei due bimbi se ne aggiunga un terzo questo anno od il prossimo. Mia moglie dopo quasi 4 anni di preghiere ha dato semaforo verde. Per me la famiglia è la mia piccola Chiesa, terra di Missione, luogo di incontro quotidiano col Cristo Vivente, punto di arrivo e partenza di ogni mio sogno e desiderio di vivere in Lui…
          Ai bimbi dico sempre che non sono miei, ma di Dio.
          Poi Lui li ha mandati qui, in questo mondo e mi li ha affidati in prestito.
          Ed io se non sono all’altezza me la dovrò vedere con Lui perché si arrabbierà moltissimo con me. A Lui basta che gli possa restituire tutto l’Amore che ho ricevuto dai miei genitori dandolo a loro.
          E quell’Amore è proprio Lui.
          E loro, a loro volta, dovranno fare altrettanto coi loro figli o restituirlo amando Lui direttamente nel Sacerdozio.
          Cosimo 9 anni, ha Gesù nel cuore e lo ha capito chiaramente.
          Ogni tanto mi guarda con fare da uomo vissuto e mi dice a voce bassa : “Sai babbo per ora non ho ancora deciso se cercare una bimbina che vuole bene a Gesù o farmi prete e dedicare la mia vita a Lui e tutti quelli che ama, ma per ora ho ancora un po’ di tempo per pensarci…..”

          Mettermi a nudo (come fai anche tu) mi viene naturale perché amando Cristo credo poi non ci sia nulla da nascondere. Se non ci si vergogna davanti a Dio che per Suo Infinito Dono ci ama e ci perdona nella Santa Confessione perché ci si dovrebbe vergognare e nascondere davanti ai nostri simili ?

          Ma ci rendiamo conto di quanto ci rende LIBERI ?? Liberi da tutto, da ogni paura e angoscia…la vita diventa un inno alla gioia, un canto costante di libertà. Veramente cercare di seguirlo, amarlo è 100, 1000 volte quaggiù e l’eternità nella Luce. E come vorrei comunicare in ogni occasione questa gioia che ho dentro, che mi squarcia, che mi esplode nel cuore.
          Grazie Don Fabio condivido la tua benedizione al Signore per la Grazia che da a ciascuno di noi.
          La prima volta che vengo a Roma ti vengo a trovare, c’ero l’8 dicembre per la processione dell’Immacolata Concezione, e sicuramente tornerò il 13 maggio per la seconda marcia nazionale per la vita.
          Poi mia moglie, che è nata a Roma ed è venuta in Toscana (a Lucca) a 14 anni, ha ancora parenti ed amici a Roma (quindi vengo abbastanza spesso).

    2. delusa

      che bel commento! La voglio!! Voglio questa donna come amica! Raffaella, vieni a vivere a Roma?
      E tutte le altre che sono mesi che scrivono e commentano qui? S’attaccano.

  1. Sulle prime leggendo mi sono molto divertito, poi via via, andando avanti mi sono preoccupato, alla fine dell’articolo ero addirittura terrorizzato.
    Non perché ho scoperto di essere una donna (lo sospettavo da tempo!), ma perché mi son chiesto “e dove diamine le trovo delle scarpe tacco 12 taglia 45?”

    1. 61Angeloextralarge

      Tranquillo, don Fabio! Esistono ancora i calzolai che fanno le scarpe “da nuovo e su misura”.

  2. Pingback: Delirio d’onnipotenza | BgUnder

  3. Erika

    Bellissimo post, Raffaella!
    Quando per la prima volta mio marito mi ha detto, con grande sensibilità e tatto, che era ragionevolmente convinto che il mondo sarebbe, eventualmente, andato avanti senza di me, sulle prime ero stupita e un po’ amareggiata, poi ho tirato un gran sospiro di sollievo.

    @ Velenia: pasta con le sarde riuscita, grazie del suggerimento…:-)

  4. fefral

    Che vita stancante ci costruiamo! Quando poi quello che ci viene chiesto è solo voler bene alle persone che abbiamo accanto! Grazie Raffaella, anche se devo dire che leggendo il post mi è salita un po’ l’ansia 🙂

  5. Come il solito, qualcosa in questo tipo, non dico di “ragionamenti”, ma di prosa, di stile, di giri di frase, di uso della lingua e del pensiero non solo non mi convince, ma mi fa stare male..
    A cominciare dagli emboli ogni 5 -6 volte al minuto, agli attraversamenti mentali di tangeziali ai parcheggi avventurosi di dell’auto (nello stesso tempo)ai tiralatte ai fornetti alla buffeggiante goffaggine nel volere riparare a tutto e nel provocare altra confusione a sè e agli altri, nelle famiglie bocianti di questo mondo, e WonderWoman e il rosario sempre pronto da impugnare, come no… …
    Insomma, mi sembra, un sistema mentale ormai impiantato nei nostri cervelli provenendo dai fumetti, dai cartoni animati dalle battute televisive dal cinema da Linus da Snoopy e
    da tutti questi ominucoli buffi e il loro linguaggio conosciuto a memoria da tutti e sembra non poterlo mandare più via ormai…
    Migliaia si è visto di questi personaggi donne cinematografiche che affrontano la realtà caotica con ottimismo entusiasmo che si vestono in fretta la mattina per andare a combinare altri guiai nella grande Manhattan che è il mondo e

    1. .
      ..e, proseguo, non sorprende che Costanza la riconosca come omologa o almeno come molto vicina a sé (ma io preferisco usare omologa)e la vorrebbe insieme a Roma(la New York tiberina), per andare a combinare qualcun’altra delle loro bricconate, a fin di bene, tra coni gelati che fondono e nutelle spiaccicate…

      1. fefral

        alvì, a te infastidiscono i toni, la “prosa”. E un po’ ti capisco, forse abusiamo un po’ di queste scenette comiche. Ma guarda che siamo proprio così, non solo le “sottomesse”, ma anche le mamme con cui ci si incontra fuori scuola, le colleghe di lavoro, le amiche di una vita.
        A volte devo dire che tutto questo delirio di onnipotenza tutto femminile mi genera un po’ di nausea, e mi rifugio in una birra con sigaretta insieme a qualche amico, maschio, concreto (magari anche banale) che mi aiuta a ridere di me stessa e delle mie amiche crocerossine. Quanto bene può fare un uomo in certi casi 🙂

            1. lidiafederica

              😉
              no, è che la prima volta era una battuta carina, la seconda una battuta, alla decima volta mi chiedo quale sia il quid di ‘sti benedetti tacchi 12 che devono essere sempre nominati ogniqualvolta si nomini la donna in questo blog….

            2. fefral

              Lidia, mio malgrado ho imparato che il tacco 12 in alcune situazioni è fondamentale. Ma per fortuna si può essere molto donne anche in jeans e scarpette da ginnastica 🙂

        1. lidiafederica

          però le mie amiche non sono così…premetto: hanno in genere 27 anni come me, sono persone stupende e buone fin dal profondo. Mi volgiono aiutare e lo fanno quando glielo chiedo, ma senza pretendere di aiutarmi sempre e cmq e arrabbiandosi se non faccio come dicono loro (invece mia mamma lo fa 🙂 ).
          Magari è una caratteristica che si acquisisce con l’età, o con i figli 🙂

          1. fefral

            forse sì, Lidia, penso c’entri qualcosa con l’istinto materno che ad un certo punto esplode in ogni donna e deve trovare qualche vittima verso cui sfogare 🙂

  6. Gabriele

    Bellissimo post, complimenti! Riesco a riconoscere un buon 95% delle donne (tante, ahimè) con cui ho a che fare quotidianamente.

    Il prossimo post, per favore, lo dedichi anche alla donna che ha deciso, fra le sue priorità, ad essere nemica di un uomo/donna. Capisco la difficoltà, vedendo in lei una giovane e bellissima personalità, ma confido nella sua intelligenza e bravura che riuscirà a cogliere anche quell’aspetto tremendo della vostra insostituibile femminilità 🙂

  7. Filippo Maria

    A dirla tutta il delirio di onnipotenza è un difetto di fabbrica anche di noi sacerdoti (inequivocabilmente maschi), almeno parlo per me! Perché con questa scusa che Dio usa le nostre mani, la nostra voce, le nostre persone (mi riferisco alla sede sacramentale, nella quale il presbitero agisce proprio in persona Christi capitis) a volte ci sentiamo non solo di poter risolvere tutti i problemi ma anche di dare suggerimenti al buon PadreEterno per come risolvere le cose. Questo post di Raffaella riporta anche noi (o almeno me) ad un sano ed umoristico realismo… onestamente bisogna ammettere che il Signore agisce non tanto grazie a me ma nonostante me… perché alla fine, come sempre, ci pensa Lui! 🙂

  8. 61Angeloextralarge

    Anche questo fuori tema!

    A tutte le donne “sposate e sottomesse” del blog:

    Nonostante ieri mi sia dimenticata di specificare il luogo dell’appuntamento, abbiamo ricevuto i complimenti dai bambini: consegne puntuali ed esatte! Il servizio di stanotte è stato svolto in maniera splendidamente befanesca: eravamo tutte in grande forma! Le migliori come sempre! D’altra parte gli anni d’esperienza ci hanno dato una marcia in più!
    Suggerisco una grande cura nel riporre la scopa e la divisa, altrimenti incorreremo, tra un anno, al solito problema della polvere e delle ragnatele. Soprattutto chi di noi ha approfittato dei saldi iniziati ieri: ricordiamoci che la scopa e la divisa ci devono durare almeno cento anni!

  9. anna

    Stra-bellissimo e stra-verissimo post. Brava Raffaella hai colpito nel segno!
    🙂
    Adoro questo posto e ogni volta che ci passo mi sento felice di avervi conosciute/i!!!

  10. Il delirio di onnipotenza è femmina, fin da quel famoso giardino e quel famoso albero, con tutto quello che conseguì… inoltre penso che Adamo ed Eva fossero italiani perchè ci somigliano troppo… o noi somigliamo a loro. Sempre pieni di scuse…la donna che MI hai messo accanto me ne ha dato e io ne ho mangiato… sì, sì, come si diceva il nostro delirio d’onnipotenza si spinge ad avere il copyright anche del peccato originale!
    Experita (http://ritabettaglio.wordpress.com)

  11. Claudia

    Bel post Raffaella, grazie! Se il delirio di onnipotenza è prevalentemente donna non lo so… di certo ciò che è prevalentemente donna secondo me ha molto a che fare con l’istinto materno, il senso di empatia, protezione e accoglienza che fisiologicamente sentiamo verso l’altro, vicino o estraneo che sia. Quando questi desideri e sentimenti si trasformano poi in azioni d’aiuto a volte eclatanti e quando, di fronte ai fallimenti di qualcuna di queste azioni, ci arrabbiamo pure.. allora sì, a quel punto occhio perché potrebbe esserci un delirio in atto 🙂 E’ un ex crocerossina che parla o meglio un’ancora attuale crocerossina che però al contrario di prima ora ne è consapevole e cerca di distinguere con maggiore senso critico quando è il caso di intervenire, quando no e se sì entro quali limiti e confini.. Eh sì perché se non si sta attenti, possono entrare in gioco strani meccanismi psicologici non sempre sani e a furia di fare i “salvatori” verso delle “vittime” (che sempre vittime poi non sono) non solo rischiamo di bruciarci, ma finiamo anche per non aiutare davvero come vorremmo. Quello che voglio dire è che alcune volte si rischia di sostituirsi all’altro e così facendo gli si può mandare un messaggio di svalutazione (lo faccio io perché tu non sei capace) oltre che legittimare in lui e magari alimentare una deresponsabilizzazione. Purtroppo alcune volte il voler fare tutto noi, anche se parte da un sentimento di solidarietà autentico, un pochino può nascondere un nostro bisogno di gratificazione personale. In maniera ancora più semplificata il concetto è quello della famosa frase “se qualcuno ha fame non dargli del pesce ma insegnagli a pescare”. Il modello della vera femminilità torna ad essere come sempre quello di Maria che osservava e serbava tutto nel proprio cuore… o che alle nozze di Cana, quando mancava il vino, non si è precipitata all’enoteca più vicina a comprare qualche cassa in più al grido di “ci penso ioooo!!!” ma rivolgendosi a Gesù disse: “Non hanno più vino..”. Femminilità quindi come maternità, questo sì… Femminilità come ascolto e accoglienza, anche questo sì.. Per tutto il resto.. c’è (master card) Lui!

    http://www.linkiesta.it/la-maternita-annunciazione-vergine-maria-angelo-gabriele

    E sulla scia di Maria, la vera stella del mattino, auguro buona Epifania a tutti!

  12. nonpuoiessereserio

    Non vorrei cadere in questa caratteristica femminile del delirio di onnipotenza, mi spiego, recentemente un paio di mie vecchie amiche sono state mollate dal marito e la mia natura, istinto, sarebbe quella di star loro vicino magari per uscire a bere qualcosa, a fare una passeggiata insieme, d’altro canto un uomo sposato deve sempre muoversi con cautela, insomma si cammina in mezzo ai cristalli. Certe volte vorrei vivere in un’isola pacifica dove non ci sono troppi condizionamenti. Di fatto non sto facendo nulla.

    1. Erika

      @nonpuoiessereserio : se puoi, cerca di coinvolgere le tue amiche in attivita’ sociali, culturali ecc. Ma cerca di frequentarle con tua moglie: quando si e’ così fragili e’ fin troppo facili commettere sciocchezze…le passeggiate a due le lascierei stare…in bocca al lupo! 🙂

        1. nonpuoiessereserio

          Alvise, potrei fondare un’associazione escursionistica per donne separate.

  13. Alberto Conti

    Marija Judina, grande pianista e donna di Fede nell’Unione Sovietica staliniana, diceva che sopportava qualunque cosa tranne le croci altrui.

    Ne approfitto per porgere i migliori auguri di buon onomastico a Raffaella (fonte santiebeati.it) 😉

  14. consentite, svp, un piccolo OT: pochi giorni or sono qualcuno s’era doluto dello stile di E.A. Poe
    Oggi mi cade lo sguardo su questa sua poesia d’amore:
    “Non posso scrivere, né parlare o pensare,
    Non posso ahimè più nulla provare;
    Perché nulla provare è il mio attonito restare
    Sulla dorata soglia del cancello
    Dei sogni spalancato,
    Mentre fisso la superba vista e fremo estasiato
    Al vedere a destra e a sinistra e lungo il viale
    Tra purpurei vapori, sin dove
    La prospettiva ha termine, te sola.”

    E’ possibile che chi abbia saputo scrivere questi versi sia poi in definitiva effettivamente così tanto pericoloso?

    1. lidia

      Forse no,ma io ancora un po’ di brividi quando penso al tizio che strappa i denti della sua fidanzata caduta in catalessi, o a quello che si lascia mangiare dai topi i legacci che lo legano per scappare prima che il pendolo dell’Inquisizione spagnola lo tagli in due ce l’ho ancora.
      Ma non sono un maschio 😉

  15. cristina

    don Achille, un mito, la settimana dopo Natale, mi ha guardata negli occhi e mi ha detto…”non sei una crocerossina…2
    detto questo detto tutto

I commenti sono chiusi.